Il mese di Dicembre nei detti meneghini
Anche il mese di Novembre è passato e tutti sappiamo che desember l'è l'ultim mes de l'ann e poeu semm ancamò a genar. Ecco allora alcuni detti milanesi inerente al mese di Dicembre.
- Someneri desembrin el var nanca trii quattrin. Per indicare che seminare in questo mese è tempo e fatica sprecata.
- La fiocca desembrina per trii mès la confina. Sottintende che la neve che cade in dicembre dura per tre mesi perché il freddo la rende tenace.
- El sett l'è Sant Ambroeus, grande festa di Milano e dei milanesi. È quasi obbligatorio visitare la Basilica di Sant'Ambrogio, così come andare alla fera di "Oh bei! Oh bei!" anche se questo 2020 non so se sarà possibile. Così come ci saranno problemi per la tradizionale grande prima della Scala.
- El tredes santa Luzia l'è el dì pù curt che ghe sia. Detto conosciuto in tutta la nostra penisola, tuttavia il giorno più corto che ci sia, nel nostro emisfero boreale, è il 21 dicembre al solstizio d'inverno, il 13 lo era sino all'istituzione del calendario gregoriano nel 1582.
- El ventitrii l'è l'antavegilia de Natal, cioè l'antivigilia di Natale, giorno che vede i pussée pigher a corr per comprà i regall.
- El ventiquatter la vegilia de Natal. Da secoli si può dire che per i milanesi, e non solo, era un grande giorno di festa perché ci si riuniva tutti nella casa paterna. Per cena si mangiava la "bisetta", ossia l'anguilla marinata, con l'intento legato al simbolismo dell'anguilla di sapersi destreggiare nelle eventuali grane che potevano capitare.
- El venticinqu Natal. Bonn fest a tucc! Bonn fest e bon Natal e bòna carna de animal. In detto risale ai tempi magri in cui la carne la si mangiava solo nelle grandi feste. Il pranzo di Natale iniziava nel tardo pomeriggio e si protraeva per lungo tempo. Il menù prevedeva el cappon, il cappone; i fasoeu e la mostarda e l'immancabile panatton. Di questo se ne doveva conservare una fetta che veniva mangiata alla Festa di San Biagio, protettore del male di gola.
- Un detto conosciuto è quello che recita: Natal al sô, Pasqua al foeugh, o anche viceversa. Cioè Natale al sole, Pasqua al fuoco.
- El me fa vegnì sù el panatton de Natal. Si diceva quando si voleva sottolineare che una cosa non era proprio gradita.
- El trentun fin de l'ann, con il relativo zenon – il cenone – con zampett e lenti, ovvero zampone e lenticchie. Simbolicamente lo zampone rappresenta la zampa-mano che arraffa le monete, rappresentate dalle lenticchie. Difatti si consiglia di mangiare proprio le lenticchie – lentiggie – come augurio e auspicio di denaro in arrivo.
- Bon prenzippi e bòna fin e bòna carna de pollin. Tradotto: buon principio e buona fine guastandosi una buona carne di tacchino. Perché proprio il tacchino? Simbolicamente esso rappresenta l'energia procreativa maschile e la fertilità femminile, infatti, era offerto in sacrificio nelle cerimonie di fertilità presso gli indigeni americani.
Anche questo mese che chiude un anno è stato presentato.
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