Ricordi d'osteria: quanta varietà interessante di persone
In questa giornata uggiosa e piovosa autunnale mi ritornano in mente le camminate che facevo lungo il Naviglio e la sosta che, con gli amici, facevamo per riprendere fiato e rifocillarci che, soprattutto in estate e nelle giornate tiepide si svolgeva di solito sotto un verdeggiante pergolato.
Erano piccole osterie cariche di storia, di profumi e di parole. Erano frequentate da una varietà interessante di persone, a volte d veri e propri personaggi, come un cantastorie con la sua fisarmonica o chitarra che volentieri intonava allegre canzoni.
I più rappresentati erano i giocatori di carte, che troppo spesso si abbandonavano a sproloqui quando, purtroppo, non erano bestemmie. I giochi di carte preferiti erano la briscola, il tresette, la scopa, lo scopone e, a volte il gioco d'azzardo, non privo di risse. Non mancava neppure il gioco della morra.
In qualche osteria vi era anche il gioco delle bocce, gioco a me sempre piaciuto, forse perché mio papà ci giocava e spesso lo accompagnavo assistendo al gioco. L'odore più rappresentato era quello del vino e dei sigari, e la presenza era al 99% maschile e di età media – anziana, le uniche donne presenti era la moglie dell'oste e, a volte, chi svolgeva la prostituzione.
È possibile affermare che vi era una "cultura d'osteria", poiché non mancava la conversazione, così come un buon piatto e un buon bicchiere di vino che allietavano la giornata. Non era solo il divertimento ad essere protagonista, ma si parlava anche d'affari, di politica, di sport e, non mancava mai, di donne.
Le osterie hanno visto anche la presenza di poeti, scrittori e musicisti. Ho accennato a cantastorie e musici, ebbene, una delle più divertenti era assistere a "disturne di poeti"; di cosa si tratta? Le disturne era una forma di contesa che due personaggi improvvisavano a mo' di poesia stornellata e che prevedeva il giudizio finale del pubblico presente. Era un misto di canto e spettacolo e gli argomenti trattati erano diversi, tra i preferiti: se migliore la vita dello scapolo o dello sposato, del contadino o di chi vive in città, di un mestiere su un altro e così via, l'importante era contrapporsi per rendere la pariglia più accattivante. Vi era anche una parodia chiamata "vespro dei briachi" diretta alla funzione religiosa che si svolgeva nelle chiese alla domenica pomeriggio, cantata su musica vagamente gregoriana. Vi erano due cori che si avvicendavano con un canovaccio diverso da osteria a osteria.
È innegabile che per moltissimo tempo l'osteria ha rappresentato, soprattutto per i poveri, il luogo che ha assolto funzioni importanti per la vita sociale e sito dove vincere la solitudine. All'interno il locale era rustico e con la presenza di molto legno, con spesso alle pareti scritte anche divertenti come queste che vi propongo.
Sotto un galletto fatto di coccio si poteva leggere: "quando questo galletto canterà credito a tutti si farà", oppure: "coloro che bevono per dimenticare sono pregati di pagare in anticipo". Sul banco, scritta in modo artigianale si potevano leggere queste parole: "credenza è morta: il debitor l'ha uccisa; amico, abbi pazienza, piacere ti farò, ma non credenza".
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