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Osterie, bettole e locande milanesi

trattorie milanesiDavvero interessante sarebbe scrivere di queste realtà presenti soprattutto nel passato, ma, essendo un semplice articolo, mi devo limitare nella narrazione. Anche nella nostra Milano, la sua provincia e l'intera Lombardia, vedeva e vede la presenza di queste realtà territoriali che hanno fatto, e fanno, la storia del vivere quotidiano. Vediamo però innanzi tutto la definizione di questi tre termini.

Osteria, deriva da Oste, mediante la forma Ostière, tratto dal latino hospitarius, per cui colui che alberga, e da qui ecco derivare il termine osteria. Oste è chi dirige un'osteria.

Bettola, pare derivare da Bèvere e quindi Bevèttola, ossia bassa osteria dove si vende vino al minuto e anche si può mangiare. Bettoliere è il gestore di una bettola.

Locanda, dal latino Locàre, allogare, affittare. Casa dove per denaro si albergano i forestieri. Locandiere-a è chi gestisce una locanda.

Il poeta milanese Porta, in una sua strofa così diceva dell'osteria:

El diseva el Balestrer,

e anch mi sont del so parer,

che no gh'è per l'allegria,

on loegh mej dell'ostaria.

vecchia osteria milanoEffettivamente l'osteria diveniva luogo anche dove si lasciava libero sfogo all'allegria, magari aumentata da una bevuta un po' troppo abbondante. L'osteria rappresentava sicuramente un momento di incontro e socializzazione, oggi possiamo definirla un centro sociale ed economico, dove non solo vi si entrava per bere un bicchiere, ma a volte anche per concludere o stipulare affari, magari davanti a un piatto fumante, così come poteva divenire luogo di incontro per parlare di politica o di problemi del paese, molto uomini illustri, tra cui artisti famosi, si ritrovavano nelle osterie.

Oppure per trascorre un po' di tempo dedicandosi al gioco, delle bocce, delle carte o alla morra.

Purtroppo vien da pensare che la moralità, sia nel linguaggio sia nel comportamento, soprattutto in quelle osterie di periferia o in paesi sparsi nelle campagne milanesi, o, peggio ancora, nelle bettole lasciasse un po' a desiderare, per cui non mancavano visite della Polizia di allora, così come non mancavano soprusi da parte di quest'ultimi. Spesso, nelle osterie di un tempo passato, vi era la presenza di una figura, allora tipica, della tradizione popolare, quella del Barbapedana, che intratteneva gli avventori con la sua musica e le sue storielle.

Ovviamente non è giusto fare di tutt'erba un fascio, poiché sicuramente vi sono state, e ancora si trovano, osterie di tutto rispetto, dove l'ordine e la pulizia sono sovrane e la cucina è davvero ottima e a buonissimi prezzi.

Vecchie osterie di Milano erano ad esempio:

  • il Garghet, che nel dialetto meneghino indica il verso delle rane.
  • il Pont de Ferr, a metà del Naviglio Grande, e ancora oggi presente.
  • il Boeucc, ovvero il "buco", nei pressi di San Babila, oggi fregiato della definizione di Ristorante. Nel 1848 divenne base operativa per gli insorti delle Cinque Giornate.
  • El Brellìn, che è il nome dell'asse di legno che usavano le lavandaie. Sorge all'angolo con il Vicolo dei Lavandai.

Nella nostra Milano le osterie non sono affatto tramontate, pensiamo all'osteria Bel Sit, in via Barona, 51, oppure all'antica Osteria il Ronchettino, in via Basso, 9. Insomma, l'Osteria, che ha alle spalle un storia antica, non sfigura assolutamente neppure nei nostri tempi definiti moderni, anche se a volte qualcuno si lascia intrappolare dal pregiudizio, ritenendo una Osteria qualcosa di inferiore a un Ristorante. Vi garantisco che vi sono osterie dove la cucina è una vera delizia per il palato e il prezzo un sollievo per il portafoglio.

Vi erano, e forse vi sono ancora, nella nostra Milano anche delle Bettole, dette anche "Trani". Il nome deriva dalla località pugliese di Trani poichè nelle bettole o osterie più scalcinate si vendeva vino proveniente da questa località. Tanto è vero che il popolino milanese definiva un frequentatore abituale delle osterie con il termine "tranatt". In proposito vi è la canzone di Giorgio Gaber "Trani a gogò" e " la ballata del Cerutti Gino" , che parlano proprio di osteria. Trascrivo solo una piccola strofa della canzone "Trani a gogò", invitandovi ad ascoltarla tutta perché ben ne descrive l'atmosfera.

Dice così:

Si passa la sera scolando barbera

scolando barbera nel trani a gogò

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