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La tradizione dell'Albero di Maggio

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Secondo l’antropologia la tradizione è l'insieme degli usi e costumi, e dei valori collegati che ogni generazione, dopo aver appreso, conservato, modificato dalla precedente, trasmette alle generazioni successive.

Le tradizioni ci permettono di creare delle ricorrenze sensate e spesso profonde, che se colte, possono farci riscoprire sensazioni, riflessioni, conoscenze e anche fare nuove esperienze.

Secondo Papa Francesco le tradizioni diventano importanti quando non legano ma ispirano.

L'albero di maggio o del maggio è una di questa tradizione che oggi, più di ieri, dobbiamo riscoprire e farcela nostra.

Semplicemente viene tagliato un albero dal bosco che s'innalza nei villaggi in occasione di Calendimaggio. Le varianti più comuni includono un palo di legno decorato, un alberello, fronde di albero o ghirlande attaccate di fronte alle singole case, in altri casi l'albero è portato di porta in porta.

La credenza di questa tradizione è che lo spirito dell'albero, che è benevolo, elargisca doni e fortuna.

L'albero di maggio è, secondo James Frazer, all'origine del gioco chiamato Albero della cuccagna.

In Italia, questa tradizione, è detta Calendimaggio, o Cantar maggio, una festa stagionale con cui si celebra l'arrivo della primavera.

L'evento trae il nome dal periodo in cui si svolge, cioè intorno al 1º maggio, perché risalente alle calende del mese nel calendario romano, in cui si onorava la dea Flora, responsabile della fioritura degli alberi.

Si tratta di una celebrazione che risale a popoli dell'antichità molto integrati con i ritmi della natura, quali i Celti (che festeggiavano Beltane), gli Etruschi e Liguri, presso i quali l'arrivo della bella stagione rivestiva una grande importanza ed astronomicamente contrapposta a quella dei morti del 1º novembre.

Secondo la leggenda «La notte del 30 aprile gruppi di giovani si recavano nei boschi e ne asportavano o interi alberi, o rami verzicanti e fioriti, e attaccavano questi alle porte o alle finestre delle ragazze come dichiarazione d'amore, o piantavano quelli davanti alla casa delle maggiori autorità del paese, o anche nelle piazze o nelle aie."

cuccagna2Tempo fa, davanti a un bicchiere di amarone, l'amico e scrittore Mauro Corona mi disse: "ll legno vive una notte speciale, canta una sola notte. Tu lo sai perché Stradivari ha fatto violini che suonano in quel modo?" . Risposi che non lo sapevo.

"Non è la vernice, che fior di chimici hanno rifatto uguale, ma invano. Quel che conta è la notte in cui si taglia il legno"

“Quale notte?” - chiesi io.

"L’unica notte. Quella del 21 maggio ... dopo mezzanotte, il legno vive una notte speciale. Solo in quella notte sentirai frullare, come una vibrazione, tutti i boschi della terra".

Lo seguivo incuriosito. E Mauro proseguì. "È una notte magica …si mettono tutti a vibrare. E quello è il momento di tagliare la pianta."

"Secondo te, Mauro, lo sapeva Antonio Stradivari?"

"Certo.... lo sapeva il pifferaio friulano Binu’t che lo aveva confidato ad Antonio Stradivari quando i due si erano incontrati nei boschi di Erto. Era il 1672 e il maestro liutaio cremonese era di passaggio per le valli friulane quando conobbe Albino Corona detto Binu’t, gran conoscitore di alberi. Fu lì che Egli gli comunicò in gran segreto la data del 21 maggio."

Conoscere i segreti dei boschi è privilegio di pochi anche oggi. Il mio consiglio? Riscopriamo la tradizione. Ne abbiamo bisogno.

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