Il Seveso, fiume nascosto di Milano
El Seves, fiùmm de Milan, nel senso che attraversa anche la nostra metropoli, infatti, dopo aver attraversato 12 comuni della provincia di Como, 6 della provincia di Monza e Brianza, 4 della città metropolitana di Milano, vi entra sfociando nel Naviglio Martesana a formare il Cavo Redefossi che poi sbocca nel Lambro.
Il Seveso nasce sul Monte Sasso in provincia di Como, a quota 490 m slm, ed è lungo 52 chilometri. I Romani, che di opere idrauliche erano dei veri intenditori, pensarono bene di deviare il Seveso verso Milano per farlo confluire nel Sevesetto, alimentando così la fossa che difendeva le mura della città. In epoca imperiale ecco una nuova apertura, con una deviazione che entrava direttamente in città, precisamente in quella che oggi è piazza San Babila, e questo per alimentare delle terme e i battisteri della cattedrale.
Da qui le acque finivano nel canale agricolo della Vettabbia per poi terminare nel fiume Lambro. Le vicissitudini del fiume continuarono nel tempo, sino a che alla fine del XIX secolo, si decise per la copertura del fiume. S’iniziò con il tratto dalla Martesana a Porta Nuova, risalendo sino in via Ponte Seveso, e poi sino in via Melchiorre Gioia. Dagli anni trenta vi fu la copertura fino a viale Zara, poi proseguirono sino a Niguarda, lungo la via Ornato fino al confine comunale con Bresso. Dicendo questo la memoria mi riporta a quando era bambino e che nelle passeggiate con il mio papà, mi ricordo che lo vedevo scorrere. Di questo fiume conosciamo le sue piene repentine e rabbiose, pensate che una di queste distrusse, nel primo secolo, il primo porto di Milano, continuando a imperversare in caso di piogge troppo abbondanti, ricordo quella del luglio 2014 con l’area allagata che giungeva sino a Porta Nuova.
Il percorso del Seveso è interessato da alcuni parchi, e precisamente: il Parco Spina Verde di Como, il Parco delle Groane, posto a nord-ovest di Milano, e il Parco Naturale Bosco delle Querce, area rinaturalizzata nella zona A del disastro di Seveso. Nel territorio di Lentate sul Seveso vi è il Parco della Brughiera Briantea, e il Parco Nord Milano che è l’ultimo tratto percorso dal fiume.
Nell'opera di censimento delle proprietà del Ducato di Milano, il Catasto Teresiano censiva ventitré mulini di proprietà di nobili o enti religiosi, siamo negli anni 1718-1760, che servivano per la funzione molitoria o per muovere segherie. Nel proseguimento degli anni il Seveso non ebbe un grande sviluppo legato all'industria, rimase invece utile all'agricoltura e alla bachicoltura con lo sviluppo delle seterie, soprattutto comasche. Oggi questo fiume lombardo, cui rimane il non brillante appellativo di “fiume nero”, è tenuto sotto osservazione solo per le sue esondazioni e per le sue acque purtroppo inquinate da scarichi abitativi e industriali, tanto che l’Arpa, a partire dal comune di Bresso, ha definito le sue acque “pessime”, mentre nella parte più alta del fiume vi è la presenza di pesci.
Insomma, un fiume che i giovani e nuovi milanesi, salvo in caso di esondazione, non sanno neppure che esiste e che, come l’Olona, scorre nascosto nelle viscere milanesi.
Come con l’Olona, termino con questa breve poesia:
al Seveso
Seves, fiumm de Milan
che te passet scondùu,
che te se fee sentì
quand che’l pioeuv a sègg,
cont l’acqua che la va depertutt.
Che peccàa che te se finìi insci.
Leggi anche:
Il fiume Olona e la sua storia
Fiume Lambro: origini, passato e futuro