Il fiume Olona e la sua storia
Londra ha il Tamigi, Parigi la Senna e Milano l’Olona, il Seveso, il Lambro e i Navigli, i nostri fiumi di casa. Se sulla storia dei Navigli qualcosa conosciamo, sull'Olona e il Seveso cosa sappiamo?
Personalmente poco, per cui mi sono dato alla ricerca per conoscere meglio questi fiumi “milanesi” dalla lunga storia. Inizio dall'Olona, e vengo a conoscenza che attraversa ben dieci Comuni della provincia milanese prima di entrare in città. Nasce in una frazione del comune di Varese, conosciuta come Rasa di Varese presso il Sacro Monte.
La sua corsa lo porta ad attraversare la Valle Olona e l’Alto Milanese, ossia le provincie di Varese e Como, sino a giungere a Rho, dove riceve acque dal Bozzente e il Lura, per poi versarne parte nel Canale artificiale Scolmatore di Nord Ovest, oltrepassa la cittadina di Pero per entrare in Milano, dove, all'uscita del suo percorso, che è sotterraneo, entra nel fiume Lambro Meridionale, detto anche Lambretto, in località San Cristoforo dove pone fine al suo percorso.
Nel comune di Induno Olona si trovano le cascate artificiali e le grotte di Valganna, prodotte dall’Olona. Giunto in città, attraversa il Gallaratese, dove raccoglie le acque del torrente Merlata o Fugone, sino a quando, sotto la piazza Stuparich riceve la confluenza del torrente Mussa. Proseguendo la sua corsa, attraversa i quartieri di Lampugnano e San Siro e prosegue sotto la strada della circonvallazione filoviaria, percorso ideato nel 1884 ed eseguito, quello da via Valparaiso a viale Coni Zugna nel 1935, mentre il tratto inerente alla circonvallazione fu coperto tra il 1950 e il 1970. Uscito dal tratto coperto e aver sottopassato il Naviglio Grande, l’Olona termina la sua corsa nel Lambro Meridionale, all'epoca conosciuto anche come “Lambro merdario”, una vera e propria fogna. Transitando per queste vie non si pensa mai che sotto i nostri piedi scorra un fiume, l’Olona appunto, che percorre 71 chilometri prima di terminare la sua corsa.
L’origine etimologica è ferma su tre ipotesi, c’è chi sostiene che deriverebbe dalla radice celtica OL, cioè grande, altri dal greco Oros, col significato di rilievo, infine una terza ipotesi lo vuole collegato a un monastero milanese dell’VIII secolo, conosciuto come “Aurona o Orona”. Il riferimento a questo fiume, lungo la storia, è stato anche modificato in Ollona, come si legge in un documento del 737 d.C., Oleunda, nel 1033, Orona, siamo oltre la metà del XVI secolo e Olonna nel 1688. La mappa più antica in cui si può vedere il percorso dell’Olona è datata 1608, su cui sono riportati anche i ponti e le costruzioni adiacenti.
Il “nostro” fiume ha comunque avuto, nella storia, la sua importanza, infatti, le sue acque pescose, erano utilizzate per l’irrigazione, per l’allevamento del bestiame, per muovere i mulini ad acqua e le turbine idrauliche. Purtroppo le sue sponde furono testimoni della battaglia di Legnano del 1176, dove il Carroccio fu posto, per una questione strategica, lungo una scarpata sull’Olona. È doveroso ricordare che esiste l’Associazione Consorzio del fiume Olona con sede a Castellanza che è il consorzio irriguo più antico d’Italia. Tuttavia anche l’Olona annovera frequenti esondazioni, la più recente è del luglio 2014, la più disastrosa quella del 1951.
Molto altro ci sarebbe ancora da scrivere, ma un articolo obbliga a restare sintetici, per cui termino con queste strofe:
Ricordi.
Là dénter l’Olòna
se podeva pescà
pèss e ran,
fa el bàgn,
nodà e rinfrescàs…
poeù l’è sparìi
sòtta a la tèrra,
l’è diventà invisibil…
restàn domà i ricord.
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