La Milano dei Promessi Sposi
Negli anni in cui è ambientato I Promessi Sposi, capolavoro di Alessandro Manzoni, Milano era la principale città lombarda del XVII secolo e la sede del governo spagnolo, oltre ad essere la capitale dell'omonimo Ducato e uno dei principali centri dell'Italia settentrionale ed è l'unica ambientazione urbana di cui l'autore fornisca una descrizione dettagliata nel corso del romanzo, in cui è lo scenario di due importanti episodi narrativi.
Milano e le rivolte del pane
La città compare per la prima volta alla fine del capitolo XI, quando Renzo giunge in vista della sagoma del Duomo e si ferma ad ammirarla da lontano, vedendola con stupore per la prima volta.
Dopo aver ricevuto indicazioni da un passante, il giovane arriva nei pressi di Porta Orientale seguendo una strada che costeggiava il lazzaretto .
In una digressione Manzoni precisa che l'aspetto di quei luoghi era, all'epoca del romanzo, diverso da quello dei suoi tempi, infatti la porta era formata da due pilastri e una tettoia, con la casina dei gabellieri da un lato, e la strada che conduceva all'interno della città era impervia, divisa in due da un piccolo fossato che si perdeva in una fogna vicino alla via del Borghetto.
Renzo raggiunge poi il convento dei cappuccini, in una piazzetta in cui ai tempi dell'autore si trovava il palazzo Rocca-Saporiti, costruito nel 1812 e nelle vicinanze si trova Corsia dei Servi, oggi corso Vittorio Emanuele e qui c’è il famoso forno delle Grucce, dove è in corso l'assalto per il pane del giorno di S. Martino del 1628 e dove si trova anche Renzo, in tempo per assistere alla quasi totale distruzione della bottega.
In seguito la folla si sposta verso il Cordusio, dove si sparge la voce che sia in corso l'assalto a un altro forno, quindi passa per la strada di Pescheria vecchia e in piazza dei Mercanti, dove è descritta la statua realizzata da Andrea Biffi che raffigura il sovrano spagnolo Filippo, poi alterata e trasformata in un Marco Bruto al tempo della Rivoluzione francese ed essere abbattuta dopo il rientro degli Austriaci a Milano.
Nelle vicinanze sorge anche la casa del vicario di Provvisione, dove poi si dirige la folla per linciare il funzionario che è accusato a torto di essere responsabile del rincaro del pane e della carestia.
Da qui Renzo si reca insieme al poliziotto travestito all'osteria della Luna Piena, dove il mattino dopo è arrestato dal notaio criminale e dai birri e, in seguito a una fuga rocambolesca, esce dalla città ripercorrendo la stessa strada fatta il giorno prima, passando nuovamente da Porta Orientale, che gli è stata indicata come quella che immette sulla strada per Bergamo.
I disordini di piazza del giorno 12 novembre verranno poi narrati dal mercante all'osteria di Gorgonzola, che riferirà del nuovo tentativo di assalto alla casa del vicario e del saccheggio del forno al Cordusio, che la folla voleva incendiare anche se è stata dissuasa da tale proposito dalla processione dei monsignori del duomo.
Milano durante la peste
La città è poi mostrata nel capitolo XXXIV, quando Renzo arriva dal suo paese deciso a trovare Lucia. ospitata in casa di don Ferrante e donna Prassede.
Questa volta il giovane entra a Milano passando per Porta Nuova, approfittando della presenza di alcuni monatti con una barella e gettando una moneta alla guardia che lo lascia entrare.
Renzo percorre la via che conduce al canale del Naviglio, oggi corso di Porta Nuova, dirigendosi verso la colonna di Sant'Eusebio, per poi fermarsi all'incrocio con strada Santa Teresa, oggi via Moscova, dove incontra un cittadino che lo scambia per un untore.
Arrivato al ponte sul Naviglio, Renzo svolta a sinistra nella strada di Sam Marco e qui parla con la donna che si affaccia dalla casa la cui porta fu inchiodata dai commissari di Sanità, poi raggiunge piazza San Marco e vede le macchine della tortura.
In seguito attraversa la piazza e costeggia il canale sulla sinistra, attraversando il Ponte Marcellino e arrivando in Borgo Nuovo, dove parla con un prete che lo indirizza alla casa di don Ferrante.
Più tardi Renzo passa al carrobio di Porta Nuova, con una grande croce nel mezzo e di fronte ad essa la vecchia chiesa di Sant'Anastasia, oggi noto come l’incrocio tra via Montenapoleone e via Manzoni, privo di abitanti fuggiti a causa del contagio, anche il quartiere in cui entra successivamente ha un aspetto non meno squallido.
Dopo l’episodio della madre di Cecilia, Renzo, all'incrocio tra le vie Pietro Verri e Montenapoleone, trova la casa di don Ferrante, dove è informato che Lucia è al lazzaretto, poi viene accusato di essere un untore e trova scampo sul carro dei monatti, che lo portano al lazzaretto lungo il corso di Porta Orientale, che aveva percorso nel novembre 1628 in occasione della sua prima venuta a Milano.
Al lazzaretto Renzo troverà padre Cristoforo e poi Lucia, in compagnia della mercantessa, uscendone poi verso sera per tornare al suo paese.