Via Bagnera: uno dei luoghi più spaventosi di Milano
A Milano ci sono tanti luoghi dove passiamo ogni giorno non consci di quanto siano davvero inquietanti. Ne avevamo parlato anche nell'articolo dei 5 luoghi più spaventosi della città e qui vogliamo focalizzare la nostra attenzione su una via milanese che ne ha viste di cotte e di crude, stiamo parlando della lugubre via Bagnera. Se il genere noir vi appassiona, la sua storia fa sicuramente per voi.
Via Bagnera: la più stretta e spaventosa via di Milano
La "stretta Bagnera" è una viuzza piccolissima, alquanto inquietante, in pieno centro a Milano, che nelle vicinanze di via Torino collega via Santa Marta con via Nerino. Questa è stata il luogo in cui si sono compiuti gli omicidi del primo serial killer europeo, Antonio Boggia: egli addirittura operò trent'anni prima del suo celeberrimo collega Jack lo Squartatore. Un primato di Milano alquanto inquietante.
Antonio Boggia sembrava un uomo anziano per bene, amante del lusso e della bella vita: così conquistava la fiducia delle vittime prescelte. Con la scusa di voler mostrare loro la sua collezione di pezzi di antiquariato, l'omicida portava le ignare prede in uno scantinato di via Bagnera per derubarle e farle a pezzi. La polizia riuscì ad arrestarlo grazie alla testimonianza di una malcapitata che aveva avuto la fortuna di scappare dal carnefice.
Boggia, che in quella via era solito continuare ad armeggiare con sacchi di sabbia, cemento e altro, aveva però attirato l'attenzione di un contabile in pensione, Giovanni Comi, che un bel giorno lo volle seguire per capire cosa stava trafficando. Boggia però si accorse di essere seguito e colpì il povero contabile con una scure ma questi riuscì a scappare e a denunciare l'accaduto. Boggia per quel fatto venne giudicato insano di mente e per questo rinchiuso nel il manicomio della Senavra dove però dopo pochi anni riuscì ad uscire.
Qualche anno più tardi però fu ritrovato murato in una nicchia dello scantinato il cadavere di Ester Maria Perrocchio e successivamente nel magazzino di Antonio Boggia in via Bagnera vennero ritrovati diversi resti di altre tre vittime.
Sentendosi perduto, il Boggia confessò di aver computo altri tre omicidi, sempre allo scopo di derubare le sue vittime dei loro pochi risparmi e rivelò anche che ne aveva nascosto i corpi nella cantina della sua casa, dove infatti la polizia trovò i loro scheletri.
Mentre i milanesi rimasero sconvolti nello scoprire che uno dei loro concittadini più stimati era un feroce assassino e ladro, il 18 novembre del 1861 si aprì il processo per direttissima contro il Boggia, che malgrado il tentativo del suo avvocato di farlo dichiarare pazzo, venne condannato a morte senza possibilità di appello.
Antonio Boggia fu così accusato di circa una decina di omicidi commessi in altrettanti anni e il 6 aprile del 1862, alla presenza di una gran folla di cittadini milanesi, ansiosi di vedere con i loro occhi che giustizia era fatta, il Boggia venne impiccato all’angolo tra Porta Lodovica e Porta Vigentina.
Chi, ancora oggi, si trova a percorrere questo piccolo vicolo di Milano avverte una strana sensazione, forse il fantasma del mostro aleggia ancora qui.
Chi era Antonio Boggia
Ne abbiamo parlato approfonditamente nell'articolo dedicato ad Antonio Boggia: il primo serial killer di Milano, sicuramente il Boggia era un uomo sposato che sapeva ciò che voleva e come voleva apparire agli occhi della gente. Aveva infatti lavorato come carpentiere e muratore, finendo per essere molto stimato e benvoluto da tutti per la sua buona volontà e capacità di integrarsi con i suoi colleghi.
A Milano aveva lavorato come fochista, cioè addetto all’accensione delle stufe presso il Palazzo Cusani (allora comando militare austriaco) ed era un assiduo frequentatore della chiesa diSan Giorgio al Palazzo, a cui spesso aveva versato collette e donazioni per i più poveri.
Sembrava proprio una brava persona, un timorato di Dio, invece derubava le sue vittime e se ne sbarazzava uccidendole e facendole a pezzi con la sua scure. Quando gli chiesero perché lo facesse la sua risposta lasciò senza parole: "faccio quello che la mia testa mi ordina". Insomma, il Boggia non era uno stupido, voleva fingersi pazzo proprio come fanno ai nostri giorni per evitare la prigione... ma il giudice Crivelli sapeva bene che pazzo non era e doveva essere processato e giustiziato come un serial killer.
Curiosità e misteri
La storia del mostro di Via Bagnera non finisce con la sua morte; infatti il suo cranio venne consegnato a Cesare Lombroso, allora insegnante presso il gabinetto anatomico dell’Ospedale Maggiore e che ne trasse spunto per i suoi studi sulla fisionomia dell’assassino, diventati una pietra miliare per gli studi criminologi del Novecento.
Il teschio del Boggia rimase nell’Ospedale Maggiore fino alla seconda guerra mondiale, quando andò disperso durante i bombardamenti tedeschi su Milano.
Purtroppo anche la nostra città ha conosciuto un losco e sadico personaggio denominato poi “Jack lo Squartatore di Milano”.
Come Arrivare in via Bagnera
La fermata della metropolitana più vicina è “Missori”, sulla linea gialla M3.
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