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Una passeggiata tra le prigioni storiche milanesi

prigioni 1Forse non tutti sanno che, a parte San Vittore, le carceri di Milano hanno una storia che parte dal Rinascimento fino ad arrivare ai nostri giorni.

La prima prigione di Milano che viene citata nelle fonti storiche è la Malastalla, presso via Orefici, che fu fondata alla fine del Cinquecento allo scopo di rinchiudere i debitori insolventi e i criminali più pericolosi di Milano, oltre ai commercianti falliti, che spesso venivano venduti alla Repubblica di Venezia per diventare schiavi nelle galee.

Molto diverso il destino che era riservato ai nobili, infatti, venivano rinchiusi presso le segrete del Castello di Milano, dove erano assistiti dai loro domestici.

Dai documenti che sono stati lasciati da un vicario di provvisione, sembra che la Malastalla fosse in gravi condizioni sia per l’igiene che per l’efficienza, nonostante ciò molti prigionieri cercarono di fuggire senza successo, anche a causa delle torture subite dai crudeli carcerieri.

Nel 1775, dopo una visita degli ispettori austriaci che aveva confermato il pessimo stato della struttura, la regina Maria Teresa d’Austria la fece demolire e ordinò che la tortura venisse abolita.

Molto simile a una prigione, anche se non lo era, fu l’istituto per corrigendi Marchiondi, che fu fondato nel 1841 da Paolo Marchiondi allo scopo aiutare gli orfani e la gioventù abbandonata di Milano, che si trovava al numero 26 di via Quadronno.

Anche se era noto per essere finanziato dallo Stato, il complesso divenne noto per le molte punizioni inflitte ai piccoli ospiti, come ebbe modo di ricordare il pittore Giovanni Segantini, che, rimasto orfano della madre, vi visse per anni.

Dopo la seconda guerra mondiale, l’edificio fu abbattuto, mentre l’istituto venne trasferito a Baggio nel 1952.

prigioni 2Il più famoso carcere milanese rimane quello di San Vittore, che venne edificato nell’omonimo quartiere verso la fine dell’Ottocento, dove si trovava un monastero cappuccino e una basilica, che erano state utilizzate come carcere per i patrioti italiani durante le guerre d’Indipendenza.

Con i suoi sei piani e le rose di passaggio destinate a un singolo detenuto, il carcere divenne in poco tempo uno dei più famosi d’Italia, mentre presso piazza Filangieri si trovava la casa in stile medievale dove viveva il direttore.

Durante la seconda guerra mondiale, a San Vittore vennero reclusi Mike Bongiorno e Indro Montanelli, quest'ultimo liberato in seguito all’intercessione del cardinale Schuster. 

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