Ferruzzi Montedison: il Corsaro e il Moro di Venezia
Due aziende, una nata nel cuore della Romagna, l’altra nella Milano industriale del boom economico, unite da un unico destino segnato da Tangentopoli e da un uomo dal forte carisma come Raul “ Il corsaro” Gardini.
La mattina del 23 luglio del 1993, nel suo appartamento in palazzo Belgioioso, situato nel cuore di Milano, Raul Gardini, uno degli uomini più famosi d’Italia, si toglie la vita con un colpo di pistola.
E’ l’epilogo di una lunga vicenda che, partendo dalle campagne romagnole di inizio Novecento, arriva fino alla Milano del boom economico e termina ingloriosamente durante le inchieste condotte dal pool di Tangentopoli.
Tutto ebbe inizio nel 1948, quando Serafino Ferruzzi, un giovane romagnolo che si era laureato in Agraria, fondò con due amici la società Ferruzzi Benini e C, dedita al commercio di materie prime agricole, come i cereali.
In poco tempo la piccola società cambiò completamente volto, trasformandosi in una delle maggiori compagnie di compravendita mondiali, oltre ad ampliare la propria sfera d’azione con attività legate alla lavorazione dei semi oleosi e nel calcestruzzo.
Tuttavia Ferruzzi rimase sempre un uomo molto chiuso e riservato, anche se negli ultimi anni della sua vita entrò a far parte della Unicem (ora Buzzi Unicem) assieme a Gianni Agnelli.
Ma la tragedia era in agguato; infatti il 10 dicembre del 1979, mentre stava tornando da un viaggio d’affari a Londra, l’aereo privato di Serafino precipitò su una villetta non molto distante dall’aeroporto di Forli.
Nell’impatto morirono Ferruzzi e i piloti, oltre a due degli abitanti della villetta.
L’improvvisa morte del fondatore costrinse gli eredi Ferruzzi a cedere le redini del potere al giovane Raul Gardini, che aveva sposato Idina, la secondogenita di Serafino Ferruzzi.
Durante gli anni Ottanta, Gardini sostituì a poco a poco le attività di importazione con quelle di compravendita, come nel caso della soia che veniva prodotta dalla Ferruzzi in Argentina, oltre a rilevare il controllo dell’Eridamia, nota per essere il maggior produttore di zucchero italiano, della francese Beghin Say, della divisione amido dell’americana CPC e nel 1988 di Central Soya e Leiseur Koipe.
Ma il capolavoro del Corsaro, come era soprannominato Gardini, avvenne tra il 1985 e il 1987, quando grazie a una serie di spericolate manovre finanziarie riuscì ad acquisire la maggioranza delle azioni della Montedison, che all’epoca era il più importante polo chimico privato italiano.
Le origini della Montedison risalgono al 1966, quando la Montecatini, che era stata fondata nel 1888 come azienda specializzata nella produzione in rame e diventata in breve un importante polo elettrochimico italiano, si fuse con la Edison, nata a Milano nel 1895 e specializzata nell’energia idroelettrica.
Negli anni Sessanta la compagnia ebbe un ottimo successo, sostenuto dalle acquisizioni di importanti holding come la catena di supermercati Standa e il quotidiano Il Messaggero, ma agli inizi degli anni Ottanta conobbe un momento di flessione, momento di cui approfittò Gardini.
Nel 1989 l’imprenditore realizzò Enimont, fusione tra Montedison e Edichem, il secondo colosso chimico del paese.
Sembrava che tutto andasse a gonfie vele per il gruppo Ferruzzi – Montedison, tanto che agli inizi degli anni Novanta Gardini partecipò alla regata America’s Cup, con la barca Il Moro di Venezia.
Ma nel 1992 scoppiò il ciclone Tangentopoli e ben presto le indagini di Di Pietro e della sua squadra si concentrarono sulla Enimont e soprattutto su Gardini, che venne sospettato di avere pagato una tangente per accelerare l’affare della fusione dei due gruppi.
Ormai pressato su più fronti, Gardini si tolse la vita, lasciando la Ferruzzi sull’orlo del fallimento, tanto che l’azienda verrà chiusa poco tempo dopo la morte del Corsaro, per fare fronte ai numerosi creditori.
Nel 1994 Alessandra Ferruzzi fondò la Fersam, una piccola società impegnata nello sviluppo di azienda agricole in Europa e America, con lo scopo di continuare il sogno di Serafino Ferruzzi.
Diverso sarà il destino della Montedison, che dopo numerose cessioni e riorganizzazioni sotto il controllo della Mediobanca, nel 2002 cambiò nome in Edison, tornando ad essere un gruppo di primo piano nel mercato energetico italiano.