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Saggezza contadina, modi di dire applicati agli animali: pesci ed uccelli

anguilla

Un po’ di tempo è trascorso dall'ultimo articolo che presentava modi di dire contadini, ebbene è ora di rimettermi al lavoro, questa volta il modo di dire è legato ai pesci e agli uccelli, sempre però nel nostro bel Dialetto milanese. Inizio dal mare per finire al cielo.

  • Toeu l’inguilla per la còa. Si dice quando si vuole evidenziare la capacità di sapersi destreggiare in situazioni difficili e complicate, infatti, provate a prendere, a mani nude, un’anguilla per la coda! Bisogna proprio essere in gamba.

  • Restà comè on bertagnin. Il bertagnin è lo stoccafisso, e si resta stinchi come un pezzo di baccalà di fronte a una situazione inattesa.

  • Ciapà on gamber. Come pescare un granchio anziché un bel pesce è una delusione, così lo è per chi commette un grosso sbaglio.

  • Minga savè che pèss ciapà. È la subdola indecisione, che non ti permette di compiere una scelta precisa e netta.

  • Vess usèll de bosch. A volte essere uccel di bosco e non farsi trovare può essere anche utile, a volte invece meglio essere presenti.

  • Veggia cornaggia. Povera cornacchia, macchiata di una nomea infausta, solo perché la sua voce non è delle più melodiose! Un epiteto che è affibbiato a chi annuncia sventura e dice cose poco gradevoli.

  • Fa saltà la mosca al nas. Che una mosca che continua a posarsi sul naso sia fastidiosa è inoppugnabile, così come lo è chi col suo comportamento porta irritazione.

  • Ciapà lusiroeule per lanterne. Probabilmente nella vita è capitato a tutti di prendere le famose “lucciole per lanterne”, un abbaglio, un errore che ha volte può costare caro. Ovviamente qui le lucciole sono gli insetti e non le donnine del servizio sociale stradale.

  • Toeu duu pivion cont ona fàva. Non è sempre così facile prendere due piccioni con una fava, ammesso che hai piccioni, la fava piaccia, però quando ci si riesce, ci stanno anche i complimenti.

  • Bev come on cammel. Il cammello beve, eccome se beve! Solo che lui si disseta con acqua, mentre l’umano a volte tracanna vino o alcool in quantità eccessiva, da cui l’espressione su riportata.

  • Avegh on stomegh de struzz. Che lo struzzo abbia uno stomaco particolare lo sappiamo, infatti, inghiotte persino sassi; noi umani è meglio che non lo facciamo, tuttavia l’affermazione è riferita a chi sopporta ogni situazione, anche le più umilianti.

  • Cavalcà la tigher. Qualcuno vuol provare a mettersi cavalcioni di una tigre? Credo che sia quasi impossibile, allora il detto vuol significare la prodezza o l’incoscienza di chi si mette ad affrontare una situazione pericolosa.

  • Versà lagreme de coccodrill. È sempre un atteggiamento in auge tra gli umani, soprattutto in alcune categorie, che un coccodrillo possa ben reclamare: “ e venite a rimproverare me! Io lo faccio per necessità di natura, ma voi…”. Come dargli torto!

  • Veggia volp! Se vogliamo fare un complimento, diciamo “sei un vecchio volpone”, se invece vogliamo essere un po’ ironici, basta invertire le parole e dargli della volpe vecchia. Se poi si vuole rimarcare la poca furbizia del soggetto, si dice: mangià pan e volp.

  • Luff mannaro. Quello di alcuni racconti fantasy o dell’orrore, eppure sai quanti lupi mannari ci sono? È sufficiente inoltrarsi nel bosco della politica, degli affaristi senza scrupoli, degli arrivisti a ogni costo e via dicendo.

Ecco, anche questa piacevole fatica è terminata, spero vi sia piaciuta.

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