Il mese di Giugno nei detti meneghini
Lasciato il mese di Maggio, eccoci al mese di Giugno, giugn in milanese. Anche questo mese presenta diversi detti e curiosità che ora vi vado a narrare.
- El 2 festa del Navili. Festa del Naviglio, che quest'anno con i problemi in corso probabilmente non si terrà. Era una giornata di festa ricca di bancarelle, di cibarie, vino, birra e di moltissima variopinta gente che riempiva le strade.
- El vundes, l'11, san Barnaba, per i milanesi una ricorrenza legata a questo "Apostolo" che ebbe il merito di aver inviato all'apostolato Paolo, appena convertito. Il fatto che Barnaba avesse evangelizzato Milano è assolutamente infondato. Cadendo però la festa a metà giugno, tempo delle messi mature, si dicono vari proverbi in merito.
- A san Barnaba, segra e mej in terra va. Che consiglia che è il tempo di mietere segala e miglio.
- A san Barnaba taja el praa. Ossia, taglia il prato, l'erba per farne il primo fieno. All'upo occorrono i ranzador o ranzin, falciatori, che con la ranza in mano, cioè la falce, iniziano a falciare il prato, non a caso, ma seguendo un preciso schema, infatti, prima vi era el capp ranzin che dava l'andana, ovvero il capo dei falciatori che imponeva il giusto ritmo di ampiezza e di cadenza alla falciata. Il lavoro estivo era di otto ore, con l'intervallo dalle 11 all'1; in primavera e autunno sette ore lavorative e in invernosei ore tirate. Si lasciava il fen in landana, vale a dire così com'era falciato, poi arrivavano le donne che provvedevano a rivoltarlo col restell – rastrello e farne mucchietti o covoni.
- Giugn streng el pugn. Che equivale all'italiano "giugno la falce in pugno", appunto per falciare le fresca erba.
- El ventiquatter l'è la festa de san Giovann Battista, il precursore. Un detto era: "san Giovann fa minga ingann", ovvero, san Giovanni Battista il galantuomo che non inganna nessuno.
- El gh'ha pussee del Giovann che del Battista. Si dice di chi ha una ingenuità disarmante.
- La vista la fa Battista. Per indicare che si aveva un calo della vista.
- Tòni mòll, Battista fròll. Voleva dire essere flosci, di poco nerbo.
- San Giovann mudavizzi. Era un modo di invitare a darsi una regolata.
- A san Giovann i scires fann el giovannin. Si vuole così sottolineare a per questa data le ciliege fanno il verme.
- La nòtt de san Giovann se catten i nos verd. È la notte che si devono raccogliere le noci verdi per poi fare il nocino.
- El mazz de san Giovann. È la raccolta della camomilla che si deve fare ancora bagnata di rugiada, e poi fatta essiccare su fogli di carta all'ombra.
- San Giovann l'ha perduu el scagn. È l'italiano: chi va via perde il posto all'osteria, a cui qualche spiritoso ha aggiunto: il padrone è ritornato e il posto va ridato.
- San Giovann boccadora. È un modo per dire che bisogna far ricorso alla corruzione per ottenere qualcosa.
- El 29 e 30 ricorre la festa dei due Apostoli Pietro e Paolo. San Peder e Paol, duu dì de festa in borgh.
- Peder gamba de veder, gamba de strasc, Peder bottasc!. È questa una filastrocca infantile per canzonare i grassoni che hanno le gambe sottili e flosce e il pancione grosso.
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