Al temp de Carlo Codega
"Al temp de Carlo Codega" è uno dei modi di dire milanesi tra i più conosciuti. Il Restelli (1885) ci ricorda che “usasi quando si parla di cose antichissime”. Qual è però la sua etimologia?
Prima della Rivoluzione francese (1789) i "nobili" portavano il codino sotto la parrucca incipriata. Questi non era una semplice acconciatura, ma un "simbolo" del loro status sociale. Dopo la Rivoluzione e, soprattutto, dopo il Congresso di Vienna (1815), all'epoca della Restaurazione, chi portava il codino era considerato un conservatore, retrogrado e reazionario. Non sorprende quindi che l’Imperatore d’Austria, Francesco I, venisse accolto, dai popolani milanesi, con un inequivocabile: "Franceschin cont 'l covin, cont 'l tupè: va via vè!" al suo ritorno a Milano.
Così l'aggettivo "codino" lo ritroviamo già nel Dizionario della Lingua Italiana di Nicolò Tommaseo e Bernardo Bellini (1861-1879).
È in questo contesto storico che il "Del temp de Carlo V” assume la forma di "Al temp de Carlo Codega", un modo di dire popolare e avente il medesimo significato. Carlo V diventa allora Carlo Codega e poi Carlo Codino, come ci ricorda il Pizzagalli (1932), professore di latino e greco al Berchet. Questo modo di dire era quindi originariamente riferito a quei conservatori, retrogradi e reazionari, nostalgici dell’Antico Regime. Un periodo considerato già definitivamente passato alla Storia, così com'era, senza alcun dubbio, il "tempo" di Carlo V.
Testo e ricerca storica: Marco Boriani
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