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Primavera di Paolo e Principessa: il tragitto nella nostra Milano

giovanni vergaEccovi un invito, quello di rivivere il momento e ripercorrere il tragitto nella nostra Milano di Paolo e la Principessa, così come narrati in una novella di Giovanni Verga dal titolo "Primavera".

Il signor Paolo, aspirante musicista in cerca di gloria, arriva a Milano, probabilmente alla vecchia Stazione Centrale che sorgeva nell'attuale piazza della Repubblica, e che fu inaugurata dal re d'Italia Vittorio Emanuele II il 10 maggio 1864. Fu realizzata per sostituire le vecchie stazioni di Porta Nuova, capolinea della linea ferroviaria per Como, e Porta Tosa, capolinea della linea per Treviglio. Sappiamo che nel 1931 fu inaugurata la nuova Stazione Centrale di Milano.

Nel suo vagabondare per Milano, incontra una ragazza, che conosce col nome di Principessa, nome datole dalle colleghe di lavoro per il suo "visetto gentile e mani delicate". Lavora in un magazzino, non meglio definito, potremmo forse identificarlo con la Rinascente il cui negozio e laboratori erano in via Santa Radegonda, a pochi passi dalla Galleria. Allora però non si chiamava ancora Rinascente, ma erano i "Grandi Magazzini dei Fratelli Bocconi", solo nel 1917 il Senatore Cesare Borletti ne rileva l'attività che chiama, su indicazione del D'Annunzio, Rinascente. Al termine del lavoro, le sue colleghe irrompevano in Galleria, considerata il "salotto della città", mentre Principessa si avviava, tutta sola, sino a Porta Garibaldi che, sino al 1860 era Porta Comasina. Il percorso misura poco più di due chilometri per una durata di trenta minuti. Ecco la strada probabilmente percorsa da Principessa, tenendo presente che le possibilità sono due.

La prima:

da piazza Duomo a piazza della Scala, via G. Verdi poi via Brera e via Solferino, entra in largo Treves e prende per via Marsala per poi entrare in Corso Garibaldi. Entra in piazza XXV Aprile e raggiunge Porta Garibaldi.

La seconda possibilità:

da piazza Duomo a piazza dei Mercanti per giungere in via Cordusio, poi via Broletto, via Ponte Vetero, via Mercato e Corso Garibaldi. Prendere via della Moscova, Largo La Foppa, continua su Corso Garibaldi, poi piazza XXV Aprile e indi Porta Garibaldi.

Si conobbero, e Paolo, al termine del lavoro di lei, l'attendeva in Galleria dalla parte di via Silvio Pellico, una delle vie su cui si apre la Galleria. Per farsi bella con Paolo, la Principessa acquistò un vestitino al Cordusio, che sorge dove era ubicata la corte dei duchi longobardi, la " Curia Ducis", da dove poi derivò il nome Cordusio. In un altro negozio, posto sul corso di Porta Ticinese, quella che i milanesi chiamavano Porta Cicca, ossia piccola, e che Napoleone fece chiamare Porta Marengo, comprò una mantellina. Spese anche qualche soldo per regalarsi alcuni gingilli di vetro venduti in Galleria Vecchia. Il riferimento è alla Galleria De Cristoforis, che collegava l'odierno Corso Vittorio Emanuele II con via Montenapoleone. I milanesi dell'epoca la chiamavano " la contrada di vetro" , divenendo Galleria Vecchia quando fu costruita la Gallaria Vittorio Emanuele II.

La domenica andavano a passeggio fuori la cinta daziaria, chiamata dai meneghini " Barriera" , che sorgeva nell'attuale corso Vercelli, sulla via che menava a Torino. Oppure passeggiavano lungo i bastioni, conosciute anche come Mura Spagnole, mentre quando la giornata era favorevole, si recavano all'Isola Bella, sul Lago Maggiore, o, a volte, all'Isola Botta. Di quest'ultima località non sono riuscito a identificarne il luogo.

A volte si ritrovavano entrambi alla finestra e osservavano, come rapiti, il sole che tramontava dietro l'Arco del Sempione, alias Arco della Pace.

Quando invece il tempo era piovoso, prendevano l'omnibus, un carrozzone trainato da cavalli, da Porta Nuova a Porta Ticinese, e da questa a porta Vittoria, indubbiamente un bel giretto.

Una sera Paolo invitò Principessa a cena al Biffi, storico e rinomato ristorante sito in Galleria Vittorio Emanuele II, il primo a dotarsi di luce elettrica.

Un'altra sera entrarono al Fossati, un teatro fondato dall'imprenditore Carlo Fossati, situato in corso Garibaldi, ma non si divertirono molto.

Altre volte solevano bere birra in un "caffeuzzo" al Foro Buonaparte. Il Foro Buonaparte in quel tempo costituiva i confini esterni dell'antica piazza d'armi del maniero.

Da lontano s'udiva la musica del caffè Gnocchi e si vedevano illuminate le rotonde finestre del teatro Dal Verme. Il caffè Gnocchi è un locale che entra a pieno titolo nella storia milanese, mentre il Dal Verme è un teatro storico milanese e un prestigioso teatro lirico.

Poi venne il momento della partenza di Paolo, e si ritrovarono alla Stazione Vecchia, la stessa dell'arrivo.

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