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Milano città pulita, Milano città colorata!

milano colorataGià, il colore alla fine camuffa, quindi è un ottimo antidoto al griugiume, allo sporco, allo smog, alla tristezza. E in questo Milano è maestra, involontariamente. Come tutte le metropoli di respiro internazionale, anche qui c’è un mescolamento di stili, culture, colori che ravvivano la tradizione locale altrimenti molto abbottonata e monocroma.

Certo, non siamo ai livelli di Berlino o di Londra, ma se si gira con occhio vigile per le zone ad alta concentrazione / passaggio pedonale, non si può rimanere indifferenti alla stravaganza delle mise portate con invidiabile disinvoltura.

Uscire dai ranghi è sempre stato uno sport che mi sarebbe piaciuto praticare, ma non ci sono portata e nonostante abbia provato ad allenarmi i risultati sono stati pessimi, così ora mi accontento a fare il tifo per gli altri. Potrei trascorrere pomeriggi interi senza stufarmi, seduta in piazza Duomo, o in Largo La Foppa, all’Arco della Pace oppure alle Colonne di San Lorenzo e osservare i passanti. I colori sgargianti abbagliano e inevitabilmente ci si ritrova a fissare la fonte di attrazione: se gli abbinamenti, gli accessori e l’insieme è curato, le riconosco il coraggio di aver osato qualcosa di inedito. Ammiro, perché alla fine è un modo per scuotere il piattume visivo e rimettere in discussione alcuni punti fermi. Del resto sta facendo molto tendenza lo street-style, tanto che soprattutto durante le sfilate di moda, quando in città si concentrano i personaggi più eclettici e stravaganti, è la strada a trasformarsi in una passerella accessibile alle persone comuni che osservano divertite. E i grandi stilisti poi copiano dal popolo: sta vedere che i creativi involontari si nascondono proprio qui.

Ma il colore è anche quello musicale che echeggia per strade e piazze; in verità qui siamo ancora indietro rispetto ai nostri compagni europei, però abbiamo iniziato ad imitarli. E così oltre alle campane, che quando suonano accendono sempre l’aria di festa, spuntano qua e là suonatori ambulanti che vivacizzano le pause-pranzo e accompagnano con allegria passanti e lavoratori quando rincasano la sera. Si passa dalle chitarre elettriche che ripropongono revival datati ma sempre piacevoli, ai gitani che con i violini riescono a riprodurre capolavori di musica classica rivisitati in modo bizzarro e simpatico; per non parlare del sassofonista melanconico che invece si sposta di cortile in cortile per allietare chi siede indaffarato alla scrivania. Certo, tra una nota e l’altra emerge qualche sirena di ambulanza, poi il boato di una Harley o il frastuono di un martello pneumatico, ma questo fa parte del gioco.

E il colore olfattivo? Strano ma vero, anche in città se si presta attenzione si percepisce un mix di profumi, odori, esalazioni che si librano in aria mescolandosi in modo buffo ( e spesso mi diverto a riconoscerne le provenienze). La mattina per le strade si incanalano gli aromi sprigionati dalle colazioni nei bar: caffè caldo misto a brioche fragranti e pane appena sfornato, una vera delizia. Che poi viene sovrastata senza alcun preavviso dal soffritto per il sugo che a pranzo verrà servito sugli gnocchi di patate al ristorante, un odore non proprio gradevole di prima mattina. Per fortuna qualche signora e signorina tuffandosi la mattina nei vari J’adore e Acqua di Giò copre con la sua scia qualsiasi sbavatura per la buona pace dei sensi. E d’inverno? Ogni volta che si apre la porta di un negozio si viene investiti da una folata di caldo che si trascina dietro l’odore di pellame, o di cuoio, o di cosmetici, o vestiti, e chi più ne ha più ne metta. In primavera prevale il profumo di fresco, di foglie, di tiglio, di lavanda passando vicino alle aiuole dove viene coltivata, mentre d’estate le creme solari e l’erba tagliata la fanno da padrona assieme all’esalazione di catrame che il caldo cuoce sulle strade (dove per altro affondano tacchi e cavalletti).

Sicuramente anche il tatto non si può tralasciare: la percezione di pulito che rimanda una giornata nitida, appena risciacquata da un temporale o da una nevicata, è un’esperienza che avranno fatto tutti, come immagino sia altrettanto comune la sensazione di sporco che mi assale quando il vento impera furioso sollevando tutto quanto è stato ammassato a terra. Quale orrore e raccapriccio!

Insomma, lo sporco c’è, gli spazzini sono all’opera giorno e notte (non sindachiamo oltre), però con un pizzico di buona volontà, molto spirito di osservazione  e ancora più sensibilità sensoriale si può andare oltre e convenire che il grigiume si può ignorare.

Chiara Collazuol

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