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Shofar - Per non dimenticare

shofar

Ero ancora bambino quando posi a mia madre la domanda “Che cos’è l’olocausto?”. L ‘avevo sentito spesso nominare ma non avevo ancora la concezione di cosa fosse. Per rispondere alla domanda, mia madre mi raccontò la storia di mio nonno Adalgiso Colombo che, pur non essendo ebreo, venne deportato in un campo di concentramento tra Austria e Germania. Riuscì a sopravvivere facendo il calzolaio e, avendo imparato in gioventù dei semplici giochi di prestigio, intratteneva alcuni gerarchi nazisti con questi semplici giochi. Giochi di prestigio? Che coincidenza!

Crescendo mi sono sempre posto alcune domande. Ma perché proprio gli ebrei? Chi decise la loro morte? Come mai gli alti ed importanti gerarchi nazisti riuscirono a fuggire tutti in Sud America? Ma siamo sicuri che Hitler si suicidò proprio nel bunker? Ma perché tutto ciò?

In questi anni ho raccolto e studiato molto sul soggetto e, ritengo di essere giunto ad una conclusione. (Tutto il materiale da me raccolto lo trovate nella mia pubblicazione dal titolo “Shofar” disponibile da qualche tempo su tutti gli store mondiali).

Chissà quanti appassionati di illusionismo vennero deportati e quanti, il cui nome è dimenticato ormai, morirono nelle camere a gas.

Attraverso le mie ricerche “magiche” un nome spicca su tutti: Herbert Levin, detto “Nivelli” e, dopo la guerra, durante la sua vita americana, il “Mago di Auschwitz”. Potete trovare la sua biografia in due libri: “The Magician of Auschwitz” scritta da Kathy Kacer e raccontata da un bambino che fu allievo nel campo di concentramento di Levin, Werner Reich e il libro “The Death Camp Magicians” di William V. Rauscher e Werner Reich.

Vorrei anche ricordare un altro artista, che però non venne deportato ma che lavorava per il partito nazista; Kalanag. Intratteneva i nazisti e il Fuhrer in persona con i suoi spettacoli. Sicuramente un grande artista per molti, ma non per me.

Qualche anno prima di morire, Vanni Bossi, una persona alla quale ero legato da un profondo affetto, acquistò, per la sua collezione privata, parecchio materiale di scena di Kalanag, materiale che poi aiutai, in un freddo pomeriggio d’inverno, a sistemare nel box a casa sua.

Tra gli oggetti acquistati spuntarono fuori un paio di foto originali di Kalanag. In una foto era vestito da ufficiale nazista con la svastica sul braccio, in un'altra sempre in uniforme che stringeva la mano a Hitler.

Pur essendo stato un grande Artista, non mi entusiasmò mai. E questo fu il motivo.

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