Siamo fuori dalla pandemia e abbiamo una buona arma contro il covid: intervista al Dr. Pregliasco
Torna a trovarci il dr. Fabrizio Pregliasco - direttore Sanitario dell’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi, e Professore associato di Igiene Generale e Applicata presso la sezione di Virologia del dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell’Università degli Studi di Milano - per parlarci dello scenario attuale.
Ci stiamo avviando ad un ritorno alla normalità però i dati e i contagi dell’ultimo periodo ci pongono alcuni interrogativi.
Dottore, qual è lo scenario attuale sul covid e l’efficacia dei vaccini?
Questi vaccini non danno una protezione su lungo periodo purtroppo anche perché ci sono queste varianti. Il nostro organismo, in pratica sia con il vaccino ma anche con la malattia sviluppa una protezione per il virus per il cui è stato prodotto, però questo virus nella sua instabilità cambia e quindi è un po' come l'identikit del cattivo: se questo si fa crescere i baffi, mette gli occhiali, noi non lo riconosciamo più, oppure lo riconosciamo con una minore efficacia. Ed è tutto quello che succedendo ad ora.
Perché è vero, I vaccini non proteggono del tutto dall'infezione ma neanche la guarigione: Il 9% delle persone che si infettano ogni giorno, si reinfettano anche a distanza di un 1 mese o 1 mese e mezzo a seconda delle varianti.
Per cui il nostro organismo in queste persone - quindi vaccinate o guarite insomma come capita, non riesce a fermare l'infezione. Ma l'elemento importante è che riescono in qualche modo a ridurre gli effetti della malattia e quindi non c'è più in questo momento quella proporzionalità triste di casi gravi.
Perchè il vaccino funziona così male confrontato con qualsiasi altro tipo di vaccino conosciuto (difterite, tetano, poliomelite, etc..) e quando avremo a disposizione un vaccino più efficace?
Sul questo versante io credo che dopo tutte le discussioni e assurdità rispetto ad alcuni approcci terapeutici tentati nell'emergenza ma poi non confermati, ora direi che con il “Paxlovid” in particolare, abbiamo finalmente un’arma importante che servirà nella convivenza di questo virus che rimarrà con noi.
È finita probabilmente la fase pandemica e siamo a una fase di transizione endemica, ma una transizione che stiamo vedendo sarà come è successo per altri virus pandemici del passato dell'influenza come onde, che sperabilmente saranno onde come un sasso in uno stagno con una tendenza nel tempo a ridursi a meno che non insorga una variante particolarmente cattiva.
Però l'evoluzione del virus va e lo stiamo vedendo con Omicron, una forma magari sì più contagioso ma più benevole con l'ospite.
In questo momento la narrazione è di una “raffreddorizzazione” invece non è così, perché come dicevo, comunque ci sono malati gravi ci sono perché vaccini e immunità pregressa da malattia riducono questa possibilità: quindi l'attuale situazione è legata a due cose, il virus un po' rabbonito ma non troppo e molte persone immuni, naturalmente o vaccinate.
Quindi il Paxlovid è sicuramente ancora poco usato, in quanto i medici di famiglia devono essere accompagnati ad un utilizzo che ovviamente va fatto all’insorgenza dei sintomi.
E credo che questo sarà un elemento importante per la convivenza nel futuro perché questo virus appunto continuerà a circolare.