Presidi Ospedalieri di Cittiglio e Angera, Potenziato il reparto di Chirurgia
Una bella notizia per la sanità pubblica e soprattutto per la chirurgia generale: nei presidi ospedalieri di Cittiglio e Angera in provincia di Varese, l’Unità Operativa di Chirurgia Generale, diretta dal Dottor Stefano Rausei vedrà potenziata la propria attività.
Una bella soddisfazione non solo per i medici impegnati nel reparto, ma soprattutto per i residenti del territorio, considerando che tra i distretti di Cittiglio e Sesto Calende, sui quali insistono i due ospedali, ben 120 mila pazienti potranno usufruire di un’ottima offerta sanitaria.
L'équipe chirurgica, già considerata ben affiatata dai propri pazienti, si impegna da tempo sulle due sedi del Verbano a dare una risposta efficace e tempestiva alle necessità di un territorio così vasto. Grazie alle scelte strategiche aziendali che con il nuovo POAS ha previsto il potenziamento dell’U.O. ora diretta dal dottor Rausei, molti pazienti godranno di una maggiore assistenza sanitaria senza necessità di recarsi altrove.
Dottor Rausei delle buone notizie per la chirurgia generale di Cittiglio e Angera: ci sarà un nuovo potenziamento dell'attività sia ambulatoriale che chirurgica. Di che cosa si tratta e cosa comporta?
Dopo il periodo pandemico e le riduzioni che esso ha comportato, grazie alla disponibilità e alla collaborazione dei miei colleghi e di tutto il personale, fin dal mio arrivo (1° ottobre u.s.) ho avuto modo di far ricominciare l’attività operatoria nel presidio di Angera e di potenziare l’attività ambulatoriale in entrambe le strutture.
Il lavoro in ospedale rimane soprattutto un lavoro di squadra. Quanto è importante lavorare in team e quanto sono importanti i suoi collaboratori?
Fondamentale e fondamentali. L’ho specificato fin dalla prima riunione di staff. Io sono stato l’ultimo ingranaggio ad incastrarmi con loro. In una fase di rinnovato team building, ho cercato di portare innovazione (anche tecnologica), condividere con loro nuovi modelli clinici ed elaborare insieme la necessità del cambiamento. Ho la fortuna di contare su un gruppo omogeneo costituito da alcuni chirurghi esperti affidabili e molti giovani entusiasti. Gli uni necessari agli altri, vicendevolmente. A me solo il compito di coordinarli e di dar modo a ciascuno di esprimere al meglio la propria professionalità.
Nell'assistenza sanitaria, oltre ad avere una professionalità, i medici, devono possedere anche dei valori umani per stare vicino a tanti pazienti. Cosa significa per lei e per il suo staff, assistere e curare i pazienti nell'ambito della chirurgia?
L’attività di un Reparto chirurgico che si sviluppa in una tanto differenziata offerta sanitaria riconosce quali principi sui quali muoversi il buon governo clinico, la corretta condotta operatoria e il rigore scientifico. Ad essi devono essere immancabilmente affiancate l’umanità e la prossimità al paziente che essa impone.
Durante la pandemia si è parlato tanto di sanità pubblica, nonostante una crisi territoriale di questo settore. La vostra notizia accende un ottimo spiraglio di luce non solo per questo territorio ma anche per il paese intero. Quali sono le sue aspettative e cosa si aspetta dalle istituzioni?
La pandemia ha scoperto la voragine, in verità, presente da tempo, nell’assistenza sanitaria che ogni ospedale dovrebbe fornire in maniera integrata alla medicina del territorio: due enti, ospedale e medicina territoriale, che in passato poco hanno comunicato tra di loro e che, talora, si è arrivati a vedere addirittura in una forma di antagonismo senza soluzione. A questo verosimilmente la nuova riforma sanitaria di Regione Lombardia porrà un limite: le Case e l’Ospedale di Comunità nascono specificatamente con l’intenzione di sanare questa disputa, ponendosi come ponti affidabili tra medici di base e ospedale per acuti. In quest’ottica, quando un servizio, ospedaliero come quello da me presieduto, o territoriale migliora in efficienza, migliora in efficienza l’intera offerta sanitaria ai nostri pazienti.