Milano via Gola, qui il crimine vola
A Milano sono diverse le zone invivibili ove il crimine comanda e - come a Los Angeles - la polizia controlla da lontano. "D'altronde - allarga le braccia un agente del vicino commissariato -, noi abbiamo oltre le mani anche i piedi legati: arrestiamo gli spacciatori e il giorno dopo li ritroviamo sulla strada, beffardi e prepotenti come non mai".
Qui la porzione di territorio fuori dal controllo dello stato è un quadrilatero, lo chiamano il fortino della droga. Uno dei tanti ovviamente, ma forse il peggiore. Cinge via Emilio Gola, l'epicentro, e poi la sponda del Naviglio Pavese, per risalire alle vie Pichi, Segantini e Borsi. Un immenso agglomerato di case Aler, disseminato di abusivi, siano essi anarchici o extra comunitari.
All'imbrunire conviene restare in casa o girar largo perché le vedette intuiscono subito che sei un forestiero (sic) e ti tallonano. Se resti nel loro perimetro più di cinque minuti, scattano le intimidazioni. Tipo: "Che vuoi ?, chi cerchi? Ti spacchiamo la faccia..". E per dar consistenza alle minacce, alzano il giubbotto e può capitare che ti mostrino una pistola.
"Dovremmo entrare con le autoblindo in questa Beirut del Ticinese - s'infervora un maresciallo della Benemerita, in prima linea nella lotta al crimine -. Setacciarlo un giorno si e altro pure. Ma gli organici sono ristretti e non è possibile. E la condotta scandalosamente iper garantista di certi pm non aiuta di certo".
Qui la delinquenza comune si salda con quella politica in un collante da tragedia. Hanno talmente il controllo del territorio che il cronista non trova un testimone dei crimini quotidianamente commessi. Nemmeno la garanzia di anonimato scuce le bocche, qui il terrore impera, misto ad una pusillanimità che sconcerta.
La compagnia Magenta dei Carabinieri conduce dei blitz a scadenze sempre più ravvicinate ma per sfondare servono decine di uomini ben addestrati, pronti agli inevitabili scontri fisici. E l'omertà rappresenta spesso un muro invincibile.
Da via Emilio Gola è partito l'assalto al commissariato di via Tabacchi, distante qualche centinaio di metri. Era l'inverno di due anni fa: i teppisti non riuscirono a sfondare il cordone antisommossa che lo cingeva, ma diedero prova della loro protervia lanciando pietre e bombe incendiarie.
A differenza dei militari dell'Arma, i poliziotti del commissariato Ticinese hanno un atteggiamento disincantato sulle nefandezze che si compiono nel Bronx dei Navigli, lo definirei di rassegnazione. Un ispettore mi confida: "E' come svuotare il mare con un cucchiaio. Le pare possibile?".
Anche ai bordi del Pavese c'è però un enclave che si materializza nel The Bridge Cafè, il cui proprietario è una spina nel fianco dei malfattori, tanto che l'anno scorso misero una bomba nel suo bar, pensando di intimidirlo, ma senza successo. L'esercizio, d'angolo fra via Gola e l'Alzaia del Naviglio Pavese, è proprio nel mezzo dello spaccio degli stupefacenti, infatti.
Un suggerimento? Programmate una passeggiata in estate puntando sul The Bridge Cafè. Quante più famiglie verranno, maggiore sarà il conforto per mister G. Anche questo conta, anche questo è solidarietà. Possibile che non si possa avviare un "Soccorso alla legalità" ?
Gaetano Tirloni