Intervista a Chiara Babilani Donnavventura
Chiara Babilani, nata in Lomellina, vive a Pavia, si è laureata in filosofia ed è entrata a far parte del team di Donnavventura nel 2006 nel Grand Raid Australiano, un’esperienza che per lei è stata una svolta.
Da quel primo viaggio Chiara ha partecipato a otto spedizioni, contribuendo in maniera sempre più attiva all’organizzazione del programma, senza mai perdere l’entusiasmo e la curiosità.
Dal Grand Raid Americano è anche la voce di Donnavventura, oltre ad essere autrice di alcuni dei testi.
Ho avuto il piacere di porre alcune domande a Chiara, che si racconta così.
Chiara, vuoi presentarti ai nostri lettori?
Mi chiamo Chiara Babilani, sono una lomellina doc, nata e cresciuta in provincia di Pavia, con una passione per il viaggio e una grande curiosità verso le cose.
Sono entrata a far parte del mondo di Donnavventura dieci anni fa e oggi sono tra gli autori del programma e voce narrante della serie.
Tu sei laureata in filosofia, questo è molto lontano da essere Donnavventura?
In realtà nulla è davvero “lontano” dall’essere una donnavventura, perché Donnavventura significa cogliere un’opportunità, essere curiose, aver voglia di fare, viaggiare, conoscere, confrontarsi e mettersi alla prova. Le ragazze che hanno partecipato al programma, hanno storie personali molto diverse, formazioni scolastiche o svolgono professioni apparentemente “lontane” dalla dimensione del viaggio, ma ciò non significa che in loro non arda il sacro fuoco dell’avventura.
“La "DONNAVVENTURA® ideale” è una ragazza che sogna di viaggiare, ma che è pronta a vivere in tutti i sensi un’esperienza straordinaria, che va al di là della semplice percorrenza di spazi geografici”.
Cosa ti ha spinto a partecipare alla prima selezione?
Semplicemente vedendo il programma in televisione mi è venuta una gran voglia di partire. Stavano trasmettendo una puntata del Grand Raid Africa Australe ed io avrei voluto essere al posto di quelle ragazze, così mi sono documentata su come avrei potuto fare, mi sono iscritta al sito internet, sono stata convocata per le selezioni ed è partito tutto da lì.
Questa tipologia richiede una particolare preparazione?
Gli unici requisiti imprescindibili per partecipare alle selezioni sono la maggiore età e l’avere la patente di guida da almeno un anno, per il resto non è richiesto null’altro di specifico o per il quale non ci si possa preparare.
Sei considerata una delle veterane del gruppo: quante e quali spedizioni hai affrontato? Quale "missione" hai preferito e perché?
Sono una veterana perché ho preso parte a 8 spedizioni, a partire dal Grand Raid Australiano nel 2006, Grand Raid della Malesia nel 2007, Grand Raid d’Egitto nel 2010, Grand Raid Oceano Indiano 2011, Grand Raid Oceano Pacifico 2012, Grand Raid Americano 2013, Donnavventura Svizzera 2014, Grand Raid del Caribe 2015.
Il primo viaggio attraverso Australia, Papua Nuova Guinea e Nuova Caledonia è stato quello più intenso e difficile, ma anche quello del quale serbo i ricordi più forti. La Papua è “the land of the unexpected”, la terra di ciò che è inatteso e non potrebbe esserle attribuita definizione più calzante. Ho amato molto anche Madagascar, una terra tutta da scoprire, abitata da persone fiere e dignitose, che vanta una straordinaria molteplicità di scenari e una varietà di specie animali che farebbero venire il capogiro a qualunque amante della natura.
Durante la spedizione, quali sono i compiti di una donnavventura e i tuoi in particolare?
Donnavventura è una vera e propria produzione televisiva itinerante e le ragazze ne fanno pienamente parte; ognuna è in primis reporter, quindi è tenuta a informarsi sui vari aspetti delle realtà che si stanno attraversando e a raccontarli sia attraverso reportage, che di fronte alle telecamere. C’è chi si occupa della gestione delle immagini fotografiche, chi dell’aspetto video, chi invece redige e aggiorna i documenti di viaggio, nelle ultime spedizioni mi sono occupata prevalentemente di quest’aspetto.
Nei tuoi viaggi hai mai affrontato situazioni per le quali hai pensato: "Non ce la faccio. Mollo e torno indietro"? Ci sono mai state delle compagne di avventura che hanno deciso di fare marcia indietro?
Mai ho pensato di mollare, anzi! Se, per esempio, fino a qualche anno fa m’infastidiva immergermi con le bombole ora ho anche il brevetto. Non diventerà mai una grande passione, ma di certo è uno scoglio superato. C’è stata qualche ragazza che ha preferito abbandonare la spedizione, non tanto perché non ha saputo affrontare delle prove specifiche, quanto per la difficoltà a mantenere il ritmo del resto della squadra. Le giornate sono intense, si viaggia e si lavora molto anche alla sera ai computer e i ritmi sono davvero incalzanti. Qualcuna magari ha patito più del previsto la lontananza dagli affetti familiari, ma si tratta di eccezioni.
Quanto pesa stare lontano da casa per tutti i mesi della spedizione? Hai mai nostalgia della tua terra durante i viaggi?
La spedizione è lunga, si sta via da casa per tre, quattro mesi, ogni tanto la lontananza si fa sentire ma c’è sempre la consapevolezza di stare vivendo un’esperienza fuori dal comune e la nostalgia resta chiusa in un cassetto.
Come hai affrontato le varie esperienze? Come le vivi in fase di preparazione?
Mi preparo per ogni viaggio allo stesso modo, indipendentemente dalla meta, raccolgo informazioni e approfondisco già prima di partire gli argomenti che m’interessano di più, principalmente quelli a carattere storico/archeologico e naturalistico e preparo un piccolo kit con i farmaci essenziali, il resto vien da sé.
Qual è stato il primo paese che ha visitato?
Il primo paese visitato con Donnavventura è l’Australia, dove vorrei ritornare al più presto.
Hai avuto qualche problema nei suoi viaggi? Ricordi particolari.
Nulla di particolarmente rilevante.
Hai visitato tanti paesi, ne hai uno che ha trovato più interessante? Quale invece si è rivelato sotto le aspettative?
Ho avuto la fortuna e il privilegio di visitare la Siria appena prima che scoppiassero i disordini che sono ancora drammaticamente in corso. Ho visto un paese bellissimo, straordinario dal punto di vista architettonico e sono rimasta colpita dalla curiosità e dalla vitalità delle sue donne, che non perdevano occasione per parlare con le mie compagne di viaggio e con me. Tanti incontri e chiacchiere leggere che sono state spazzate via dalla follia della guerra.
Nessun Paese si è davvero rivelato sotto le aspettative, diciamo che tra le mie mete favorite non sono mai stati contemplati i Paesi del Sud America e l’averli visitati non ha cambiato la mia opinione.
Qual è stato il rapporto con i locali?
Sono sempre le persone a fare la differenza, a dare colore e calore a un luogo ed io sono sempre molto curiosa nei confronti delle popolazioni locali. I ricordi più forti sono legati a momenti di condivisione, come una serata di festa in una long house in Borneo o una messa cantata in una piccola chiesa in Papua Nuova Guinea.
Viaggiando per il mondo per Donnavvenntura in situazioni anche spartane hai potuto assaggiare le più svariate cucine del pianeta, un piatto particolare che ricordi e quello che proprio ehm?
Ho davvero assaggiato di tutto!
Uno dei piatti migliori è stato agnello cucinato alla maniera beduina nel deserto del Wadi Rum in Giordania, mentre ho trovato davvero terribili il kokorec turco a base d’intestino di agnello, non così esotico forse ma davvero tremendo per il mio palato e un insaccato di emu (il “cugino” australiano dello struzzo), in Australia.
Ti piace essere la voce narrante di Donnavventura?
Si, mi piace molto raccontare in prima persona il viaggio.
Hai un portafortuna con te durante i viaggi?
No, nessuno
Quando torni nella tranquilla Pavia, come ti senti? Che rapporto hai con la “tua terra”?
Prendo in prestito le parole di Cesare Pavese, da La luna e i falò: “Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti”.