Fine vita, Samaritanus bonus: lettera della Congregazione per la Dottrina delle fede
Questa lettera, presentata ieri nella Sala stampa vaticana, interviene sul delicato e decisivo tema del fine vita. Il documento dottrinale e pastorale consta di cinque capitoli, con una introduzione e una conclusione. Il documento è stato approvato da papa Francesco che ne ha ordinato la pubblicazione.
Il tema che va sotto il nome di "fine vita" è di ordine antropologico, etico-morale, sociale, giuridico e politico. Mi rifaccio a quanto scritto sul "Sussidiario" del 23/9/2020 a firma Colombo, dove prendo a prestito alcuni passaggi. Nel documento si possono evidenziare tre affermazioni positive e tre negative, nell'articolo evidenziate come tre si e tre no.
Inizio dalle prime tre affermazioni.
- Si alla rinuncia all'accanimento terapeutico, che significa proseguire ostinatamente terapie inappropriate sul paziente e magari dannose per lo stesso. Mentre invece è doveroso la prosecuzione delle cure fisiologiche indispensabili per le funzioni vitali del malato.
- Si a quelle cure palliative di natura medico-infermieristica, psicologica, spirituale, sociale, che aiutino il paziente a meglio affrontare la sua malattia.
- Si alla "sedazione farmacologica" solo nei casi che questa terapia si renda indispensabile per lenire il dolore. Importante è che non diventi motivazione per sopprimere la coscienza neuropsicologica per poi causarne la morte.
I tre "no" invece attengono a queste motivazioni:
- No ad ogni azione od omissione che di sua natura e/o nelle intenzioni di chi la decide, la attua o la consente, conduce alla morte anzitempo del malato o del disabile grave in qualunque stadio della sua vita, dell'anziano non più autosufficiente sia fisicamente sia cognitivamente. È quell'azione che si identifica con il termine eutanasia.
- No al suicidio medicalmente assistito in ogni caso.
- No alla sospensione di idratazione e nutrizione, poiché queste operazioni sono indispensabili per mantenere le funzioni fisiologiche vitali nel paziente.
La lettera continua affermando che "il valore inviolabile della vita è una verità basilare della legge morale naturale ed un fondamento essenziale dell'ordine giuridico". Vi è anche da sottolineare la differenza tra "curare" e "guarire", tra " prendersi cura" e "fare terapia".
Curare è il primo e doveroso atto del medico e dell'infermiere/a; la guarigione è il secondo passaggio, anche se purtroppo a volte non è sempre possibile raggiungerla. Prendersi cura sempre del malato, proprio come il "buon samaritano" del brano evangelico, e fare la miglior terapia possibile. Indubbiamente la scienza medica ha fatto notevoli passi migliorativi e la ricerca continua instancabile per cercare soluzioni terapeutiche. È una mentalità pericolosa e moralmente illecita quella per cui non si vogliono impegnare risorse umane e finanziarie per assistere quei malati, chiamati oggi "incurabili", perché segnati da una vita definita "indegna" di essere vissuta in quanto priva di sufficiente salute o di quelle qualità per cui secondo una nuova (?) mentalità, troppo ingombrante e costosa.
La Chiesa esprime la sua irrinunciabile posizione in materia di "fine vita" terrena, a cui ogni vero credente non può che essere in accordo. È possibile, anche come extrema ratio ricorrere all'obiezione di coscienza, in quanto chiunque conserva sempre il diritto e il dovere di sottrarsi a volontà discordi al bene morale visto dalla propria coscienza.
Il motivo di questo testo è specificato dal Cardinale Luis Francisco Ladaria Ferrer, che ha dichiarato che questo pronunciamento della Santa Sede e dello stesso Pontefice "è parso opportuno e necessario in relazione alla situazione odierna, caratterizzata da un contesto legislativo civile internazionale sempre più permissivo a proposito dell'eutanasia, del suicidio assistito e delle disposizioni sul fine vita".