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Eutanasia e posizione della Chiesa Cattolica

Gli ultimi avvenimenti legati al ricorso all'eutanasia meritano, onde far chiarezza nelle diverse affermazioni che si leggono sui media, evidenziare qual è il pensiero della Chiesa Cattolica in merito a un tema così importante. Vediamo allora come papa Francesco si è espresso in merito nell'udienza ai ginecologi cattolici. Conosciamo la dura presa di posizione del Papa contro quella che definisce la “ cultura dello scarto” la quale “ richiede di eliminare esseri umani soprattutto se fisicamente o socialmente più deboli”. Nell'udienza su menzionata il Papa ha condannato con durezza il ricorso all'aborto e all'eutanasia. Le sue parole:

"Ogni bambino non nato ma condannato ingiustamente a essere abortito ha il volto del Signore, che prima ancora di nascere, e poi appena nato, ha sperimentato il rifiuto del mondo. E ogni anziano, anche se infermo o alla fine dei suoi giorni, porta in sé il volto di Cristo. Non si possono scartare come ci propone la 'cultura dello scarto'. Non si possono scartare! Le cose hanno un prezzo e sono vendibili, ma le persone hanno una dignità, valgono più delle cose e non hanno prezzo. La situazione paradossale si vede nel fatto che, mentre si attribuiscono alla persona nuovi diritti, a volte anche presunti diritti, non sempre si tutela la vita come valore primario e diritto primordiale di ogni uomo. Il fine ultimo dell’agire medico rimane sempre la difesa e la promozione della vita. Non esiste una vita umana più sacra di un’altra, come non esiste una vita umana qualitativamente più significativa di un’altra. La credibilità di un sistema sanitario non si misura solo per l’efficienza, ma soprattutto per l’attenzione e l’amore verso le persone, la cui vita è sempre sacra e inviolabile"

Parole chiare e che non lasciano dubbi. Così come molto chiare sono le parole espresse al paragrafo 2277 del Catechismo della Chiesa cattolica, lo riporto usando il copia-incolla.

Qualunque ne siano i motivi e i mezzi, l'eutanasia diretta consiste nel mettere fine alla vita di persone handicappate, ammalate o prossime alla morte. Essa è moralmente inaccettabile. Così un'azione oppure un'omissione che, da sé o intenzionalmente, provoca la morte allo scopo di porre fine al dolore, costituisce un'uccisione gravemente contraria alla dignità della persona umana e al rispetto del Dio vivente, suo Creatore. L'errore di giudizio, nel quale si può essere incorsi in buonafede, non muta la natura di quest'atto omicida, sempre da condannare e da escludere[1].

(Catechismo della Chiesa cattolica, n. 2277)

Anche L’Evangelium Vitae del 1995, enciclica del papa Giovanni Paolo II, ne afferma la condanna. 

L’eutanasia può essere:

-         Attiva, quando la morte è provocata direttamente.

-         Passiva, quando sono omessi i trattamenti medici necessari alla sopravvivenza.

Il suicidio assistito è una forma di eutanasia attiva volontaria, nella quale vengono forniti al suicida i mezzi e le competenze necessarie a porre termine alla propria esistenza terrena.

L’eutanasia è da distinguersi dalla terapia del dolore, così come nel rifiuto dell’accanimento terapeutico, e nella cessazione delle cure dopo la diagnosi di morte cerebrale. 

Si assiste, oggi, a comportamenti, in merito a questioni morali, di falsa pietà o, peggio ancora, della sua perversione, poiché la vera compassione rende solidali con il dolore altrui, non lo si sopprime perché diviene difficile sopportare la sofferenza. Fatto gravissimo è quando l’eutanasia viene praticata su una persona che non l’ha richiesta né ha dato il consenso. L’affronto più grave è quando medici o legislatori si arrogano il diritto di decidere chi debba vivere e chi morire. Con quale autorità si prendono questo diritto?  Nel nostro paese l’eutanasia attiva è assimilabile all'omicidio volontario, mentre in caso di consenso del malato si configura la fattispecie dell’omicidio del consenziente. Il suicidio assistito è un reato, e registrato nell'istigazione o aiuto al suicidio.

Nel terminare quest’articolo mi pare doveroso precisare, in merito alla morte del dj Fabo e al fatto che in chiesa si pregasse per lui, di evitare strumentalizzazioni che vogliono la Chiesa piegata alle idee soprattutto dei Radicali, pregare per le anime dei defunti e per l’umanità intera è nel dna della Chiesa stessa, d’altro canto lo chiede lo stesso Gesù quando raccomanda di pregare per tutti indistintamente. Inoltre non capisco tutto questo clamore, la Chiesa non obbliga, tuttavia chi vuole essere cristiano/cattolico ha il dovere morale di seguirne i dettami, altrimenti se ritiene di non seguire né Cristo né la sua Chiesa, è libero di fare le proprie scelte, non impedendo però ad altri di fare le loro. 

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