Com'era bella la Bpm Cooperativa. Testimonianza di un ex dipendente
L'attesa si fa palpitante, mancano due settimane all'assemblea straordinaria BPM che dovrà decidere sulla fusione con il Banco Popolare di Verona.
I partiti del SI e del NO affilano le armi. Il primo si ispira al grande capitale con l'appoggio (inusitato) della maggior parte dei sindacati nazionali dei bancari; del secondo fan parte la maggioranza dei dipendenti e la quasi totalità dei pensionati e degli esodati, oltre ad una fetta importante dei soci.
Se prevarrà il SI la Bpm come cooperativa sparirà nel giro di un mattino. Con affanno di chi ama questa formula societaria, definita dal massimo economista e sociologo statunitense "la miglior espressione democratica di partecipazione ad un'impresa".
Per delucidare in qual modo si operava nella Bpm dell'era d'oro - quella di Schlesinger, per intenderci - abbiamo incontrato Pasquale Maidecchi, lavoratore di quei tempi. Svolgeva le sue mansioni a Roma, ma poco importa, il clima alla Popolare di Milano era uguale o molto simile in tutte le sue strutture territoriali.
- A quale età ha fatto il suo ingresso in Bpm ? La Popolare è stata la sua prima esperienza lavorativa?
Ho fatto il mio ingresso in Bpm nel 1970, proveniente dalla Libia, dove lavoravo come tecnico petrolifero. Contavo 21 anni.
- Che clima ha trovato?
Sostanzialmente buono, circondato da colleghi che mi hanno insegnato sia il lavoro sia l'attaccamento alla cooperativa.
Maidecchi, ha trascorso in Bipiemme l'intera sua esistenza lavorativa. Che aria si respirava? Davvero diversa dalle altre banche ? Quando si è congedato?
Ho trascorso in Bpm 38 anni - dal 1970 al 2008 - , dove ho spaziato dalla rete ai crediti speciali. L'atmosfera era nettamente diversa rispetto agli altri istituti. Eravamo una cooperativa, non sotto padrone, e al centro dell' attenzione collettiva c'era, oltre al conto economico, il cliente, inteso come persona e non come numero.
- Si capisce, in questo mondo nulla è perfetto. Quale stortura l'ha maggiormente infastidita?
Pur avendo ricoperto per 30 anni incarichi sindacali rilevanti a livello aziendale, ho notato uno scellerato antagonismo a livello di sigle, la cosi detta caccia all'iscritto, che alla fine determinava una debolezza contrattuale.
- I sindacati in Bpm hanno avuto, almeno sino al 2011, un peso fortissimo. Troppo ingombrante, a suo parere?
Le OO. SS. interne son riuscite a mantenere sino al 2010 una giusta autonomia rispetto alle segreterie nazionali. Ciò ha permesso un alto livello di contrattazione, che conciliava i bisogni dei lavoratori con gli assetti tecnico organizzativi aziendali.
- E come mai, ad un certo punto, i sindacati han tradito gli ideali cooperativistici che dicevano di sostenere a spada tratta? Per opportunismo?
Dal 2011, per un insieme di fattori, le segreterie nazionali hanno avuto gioco facile ad assumere il pieno controllo commissariale del sindacato in Bipiemme. L'ignoranza delle peculiarità della cooperativa e il repentino cambio di governance aziendale sono state - al fine - il binomio che ha determinato la cancellazione di molte conquiste dei dipendenti.
- La Banca d'Italia ha sempre visto la formula societaria Bipiemme come un'anomalia da cancellare. Perché, a suo parere ?
A mio avviso la Banca d'Italia e tutto il sistema bancario italiano, han sempre mal digerito il voto capitario (un azionista, un voto, indipendentemente dalle azioni possedute, per capirci ) e quindi le popolari cooperative, che sono sinonimo di vera partecipazione e controllo.
- Quali errori ha commesso l'associazione "Amici della cooperativa" onde consentire a palazzo Koch di intervenire a gamba tesa nei gangli interni della Bipiemme, a parere di molti giuristi oltre le sue competenze ?
L'associazione citata ha commesso sicuramente degli sbagli, com'è nella natura umana, ma non tanti e non tali da giustificare le reiterate e continue intromissioni di Bankitalia. In questa direzione si colloca la legge "Ammazza popolari" di Renzi, che ha sentenziato il genocidio delle banche popolari.
- Maidecchi, come voterà alla prossima fusione con il Banco popolare ?
Voterò sicuramente NO. Con senso di responsabilità verso i clienti, i soci, che dall'annuncio di questa suicida fusione hanno visto dimezzare il valore delle loro azioni. Voterò NO in difesa dei dipendenti Bpm, oggi smarriti e abbandonati; in difesa dei loro diritti, del loro posto di lavoro e del loro futuro.
- Qual è il ricordo più commovente dei suoi trascorsi in Popolare di Milano ?
Ho tanti ricordi commoventi che custodisco gelosamente. Il più struggente si riferisce all'assemblea societaria 2015, concomitante con i 150 anni di Bpm. Vedere ed ascoltare l'onorevole Gasparotto, vice dell' Economia, che elogia i valori e la storia della Bpm Popolare Cooperativa, dimenticandosi di aggiungere che pure lui con il suo voto aveva determinato l'omicidio delle popolari !
Ho provato commozione pensando al nostro fondatore, Luzzatti e alle tante generazioni di persone che hanno salvato e reso grande Bpm, vilipesi e traditi da queste affermazioni.......
Maidecchi conclude: "Da laico e socialista, voglio ripetere due sole parole ai miei colleghi e amici pensionati. Due sole parole pronunciate da un Papa polacco : 'Non abbiate paura', a cui io aggiungo a votare NO alla fusione col Banco Popolare".
C'è di che riflettere e ponderare. Nella memoria di un passato che colorerà di tinte fosche il futuro se verrà cancellato.
Gaetano Tirloni