Skip to main content

Addio a Giulia Maria Crespi, mamma del Fai

maxresdefault youtube 1Se n’è andata il 19 luglio, a 97 anni, Giulia Maria Crespi, proprietaria del Corriere della Sera negli anni Settanta e mamma del Fai, l’associazione sempre dedita alla ricerca del bello dell’arte italiana.

Nata a Merate nel cuore della Brianza il 6 giugno 1923 in quella che è stata la più importante e potente famiglia industriale lombarda e italiana, tra l'Ottocento e la prima metà del Novecento. Dei Crespi, imprenditori tessili e non solo, sono l'idea e la realizzazione di Crespi d'Adda nel 1877, villaggio operaio a misura d'uomo, e patrimonio dell'Unesco dal 1995. Fu educata in casa da precettori privati, come Fernanda Wittgens, la soprintendente artefice della rinascita di Brera dopo la seconda guerra mondiale.

Sposò in prime nozze Marco Paravicini, da cui ebbe due gemelli, Luca e Aldo poi, rimase vedova dopo quattro anni di matrimonio, per via di un incidente d'auto. Si risposò con l'architetto Giulio Mozzoni, architetto d’avanguardia, intellettuale eclettico e grande amante dell’Opera, scomparso lo scorso anno.

Nel marzo 1962, con l'appoggio del potente padre Aldo, entrò nel consiglio del Corriere della Sera, di proprietà della famiglia da oltre 80 anni, partecipando in modo attivo alla gestione. La raccomandazione del padre fu quella di osservare, stare in silenzio e imparare. Ma Giulia Crespi tutto fece tranne che questo, si dimostrò subito “battagliera” e decisa.

In breve tempo, anche sull’onda delle spinte rivoluzionarie della fine degli anni 60,  riuscì a indirizzare il Corriere su posizioni progressiste, diverse da quelle tenute fino al momento dalla famiglia. Licenziò Giovanni Spadolini, al tempo direttore del quotidiano e poi capo del primo governo  il primo non democristiano nella storia dell'Italia repubblicana, sostituendolo con Piero Ottone.  Allontanò anche Indro Montanelli che da allora non le rivolse più la parola e coniò per lei il titolo di "zarina”. Nel 1974 Giulia Mozzoni Crespi uscì dal C.d.A. e cedette la proprietà del Corriere ad Agnelli e a Moratti e, successivamente, liquidò la sua quota rimanente all’editore Andrea Rizzoli.

Si occupò così della Fondazione Crespi Morbio per Famiglie Numerose e di Italia Nostra, alla quale era iscritta già dalla fine degli anni Cinquanta e dove conobbe Renato Bazzoni e con lui, Alberto Predieri e Franco Russoli nel 1975 fondò il Fai - Fondo Ambiente Italiano, dotandolo dei primi 500 milioni di lire e donando all'associazione il primo bene, il Monastero romano-longobardo di Torba nel Varesotto, nel 1976.

Fu la prima manifestazione in Italia dell'alleanza pubblico-privato per la valorizzazione e la tutela del patrimonio, sarebbero poi arrivati l'Abbazia e il borgo di San Fruttuoso donati dai principi Doria Pamphilj, il Castello della Manta, la Villa del Balbianello sul lago di Como e Villa Della Porta Bozzolo a Casalzuigno.

Giulia fondò anche un gruppo di sostegno, I 200 del FAI, affidato all'amica Marella Agnelli, e poi acquistò il Castello di Masino, una delle più importanti dimore regali piemontesi, che era allora in uno stato di rovina.

Nel frattempo nascevano le Giornate Fai di Primavera, con le aperture al pubblico di luoghi normalmente inaccessibili, e altre manifestazioni, come i Luoghi del Cuore, che hanno reso popolare il Fondo per l'Ambiente Italiano, che oggi conta su oltre 210 mila iscritti, più di 500 aziende sostenitrici, 7.800 volontari.

Anche dopo la morte di Bazzoni nel 1996, Crespi andò avanti con la gestione del Giardino della Kolymbethra ad Agrigento, in concessione dalla Regione Sicilia, e del Parco Villa Gregoriana a Tivoli, concesso in comodato dallo Stato.

Nel 2010 divenne la presidente onoraria del Fai, lasciando il posto a Ilaria Borletti Buitoni, poi sostenne l'opera di Andrea Carandini, attuale presidente.

Da quarant'anni Giulia Maria Crespi lottava anche per difendere l'agricoltura, soprattutto biologica e rispettosa dell'ambiente in Italia, come quella organica, insegnata e praticata nella sua grande azienda agricola “Cascine Orsine” della Zelata sulle rive del Ticino.

Pin It