1930: il misterioso Secret bar milanese, un tuffo nella Belle Époque
Avete mai sentito parlare del 1930 Cocktail Bar?
Non c'è da stupirsi se la risposta è no … è un bar segreto!
I secret bar sono la tendenza glam del momento: da New York a Berlino, Londra e Parigi, e infine l'immancabile approdo a Milano.
Non sappiamo esattamente dove sia, nemmeno Google lo sa. Si trova a Milano, nei pressi di Piazza Cinque Giornate – in un viale anonimo, senza indicazioni o insegne, nascosto dietro le mentite spoglie di una caffetteria o gastronomia etnica.
Per trovarlo dovrete aguzzare la vista, guardare con fare circospetto l'usciere del condominio accanto o la vecchina con il cane, che spia il vostro riflesso dalla vetrina di un bistrot. Dovrete cogliere tutti gli indizi – il cognome fittizio su un citofono, un simbolo su una porta in ferro battuto – e probabilmente ricorrere ad una parola d'ordine, poiché nel locale si accede solo su invito: come da script di Eyes Wide Shut.
In realtà, Flavio Angiolillo e Marco Russo – le geniali menti da cui nasce l'idea di 1930 – hanno svelato che “bisogna andare al Mag Cafè – Ripa di Porta Ticinese, 43 a Milano – e richiedere di essere invitati. Siamo noi a decidere a chi dare la tessera per entrare, sopra c'è solo un numero di telefono, il resto è scritto con inchiostro UV. Per sapere dov'è il posto chiami quel numero. All'arrivo c'è il controllo della tessera et voilà, eccoci al club”.
Eccoci al club: la luce è soffusa, illumina di taglio i lussuosi arredi in legno, arricchiti di particolari old style e bottiglie di liquore forte. Un pianoforte a coda riempie l'atmosfera di quel sapore retrò degli anni della Belle Époque, nella quale veniamo immediatamente catapultati, non appena varchiamo la soglia. La sensazione è quella di essere in un film d'epoca, tra perle, flappers e bretelle – immersi nei brindisi del locale clandestino del Grande Gatsby ai tempi del Proibizionismo. Tra i tavoli di C'era una volta in America – come se il tempo laggiù si fosse fermato per sempre agli affascinanti anni Trenta.
I bartender – anch'essi sembrano strappati a quel tempo – miscelano ad arte cocktail dal sapore unico: tra i più stravaganti troviamo El Milanes, che viene servito con un ossobuco e risotto; ma anche “Cocktail Sushi con vodka al salmone, sakè, lime, ginger beer e sferificazione di uova al salmone;oppure Adieu Cherie con lime, pompelmo, moroccan syrup, gin, rose flower water e cordial camomilla”.
Questi gioielli per il palato vengono raccolti à la carte, tra le pagine di un romanzo che varia di stagione in stagione - “Ogni stagione il menù cambia e ogni menù comprende 13 cocktails, la nostra lista per la cucina, i nostri alcolici e un romanzo. Questo romanzo è scritto da Micheal Love, ogni stagione scrive una nuova puntata. In pratica racconta le cose che ci succedono in veste favolesca” - come raccontano i fondatori del 1930.
“1930: un’epoca, una sfida, una ricorrenza numerica data da tante combinazioni di avventure fortunate nate sotto numeri simbolici. Ci piace giocare con le coincidenze, non tutte vere: siamo al numero 19 della via e il locale è nascosto in un bar chiamato “Caffetteria 30”, il tram 19 porta a Porta Genova e il tram 30 al 1930, apriamo alle 19:30 e 1+9+3+0 +è uguale a 13, il giorno di apertura di tutti i nostri locali”.
Qualora la vostra curiosità non fosse già alle stelle, vi svelo un'ultima chicca: il locale nasconde un autentico rifugio della prima guerra mondiale – uno spazio seminterrato, buio, dove l'aria è carica dell'odore del rum migliore e troneggiano comode poltrone dove potersi “rifugiare”, oggi, dal tran tran cittadino.
Visitare il 1930 è più che una bevuta nel weekend con amici, è una vera e propria esperienza che vale la pena vivere – a un'unica condizione: mantenere il patto di segretezza del locale.
Shh... Mi raccomando, acqua (o Cocktail sushi) in bocca!
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Alexia Altieri