Uscire dal carcere: la storia di Fabrizio Maiello
Era una promessa del calcio, noto atanti per la sua bravura ed eleganza nel palleggio, giocava nella primavera del Monza, quando all’età di diciassette anni, a causa di un infortunio ai legamenti del ginocchio, dovette appendere le scarpette al chiodo.
In quel momento, per Fabrizio Maiello, originario di Napoli, nato e cresciuto a Limbiate, entra in un tunnel che sembra non avere una fine.
Affranto da questa grande delusione, un sogno nel cassetto fin da piccolo, Fabrizio, si incammina sulla strada della criminalità con varireati, tra cui rapine, spaccio, estorsione, associazione a delinquere e un evento,eclatante che scuote l’opinione pubblica su un autogrill dell’autostrada,tentato sequestro di persona di Gianfranco Zola, ex allenatore del Chelsea, ai tempi giocava nelle file del Parma.
Fabrizio, a causa del suo escursus direati varcamolte volte le porte del carcere, l’ultima sua presenza nel manicomio criminale di Reggio Emilia, ed è qui che inizia la sua bella avventura.
Fabrizio decide di dire basta al passato, scegliendo di rifarsi rendendosiutile per altri.
Nella sua cella, tra i compagnic’è un uomo Giovanni Marione, con seri problemi psichici, mentre tutti lo insultano e lo deridono, perché incapace di controllare gli sfinteri, lui decide di aiutarlo,lo pulisce e lo rincuora, come se fosse suo fratello, un atto di grande generosità e amore, particolari del suo carattere che hanno fatto innamorare la sua futura compagna, un’operatrice sanitaria del penitenziario.
Fabrizio lascia quel posto, inizia a lavorare per una cooperativa di giardinaggio e oltre al lavoro decide di rendersi ancorautile per gli altri.
Molte sono oggile sue attività: progetti nelle scuole, soprattutto contro il bullismo, il suo scopo è quello di aiutare gli altri, usarei suoi errori passati per non cercare di non far cadere gli altri.
Abbiamo voluto conoscerlo.
Fabrizio, eri una promessa del calcio, poi all’ improvviso hai intrapreso una strada che sembravaquasisenza fine. Cosa ti spinse a cadere nella criminalità?
La mia forte delusione, mi sentivo perso senza più giocare, era svanito il sogno della mia vita, c’era solo rabbia nel mio cuore, era come se mi avessero tolto la vita.
Sei stato arrestato per l’ultima volta per essere recluso nel manicomio criminale giudiziario di Reggio Emilia, cosa ti ha fatto cambiare?
Mi sono trovato in un posto, dove c’erano persone davvero sfortunate, avevano dei problemi dalla nascita, io ero invece un ragazzo sano che si era procurato dei problemi. Li era come un buco nero con la sabbia, li perdevi la tua identità, cosi ho deciso di mettermi una mano sul cuore e aiutare gli altri, volevo cambiare. Ho incominciato a prendermi cura delle persone in difficoltà.
Cosa facevi per aiutarli?
Di tutto, da cambiarli ad aiutarli a mettere la bombola di ossigeno, qualsiasi cosa loro avessero bisogno, anche a consolarli quando stavano male.
Hai conosciuto l’attuale compagna in quel posto, com’è successo tutto questo?
Grazie all’associazione Uisp, nel 1998, con il presidente Bruno Veronesi e il permesso della direttrice, Dottoressa Calevro, ho chiesto un pallone, da li ho incominciato a palleggiare senza smettere mai, addirittura rompevo le scarpe tanto i palleggi che facevo.
Spesso avendo le scarpe rotte passavo a prendere i cerotti in infermeria, li c’era Daniela.
Un giorno Daniela, vedendomi sempre con le scarpe rotte, mi regalo delle scarpe, io non le accettai perché mi sembrava brutto non sapere come ricambiare e cosi si arrabbiò.
Poi spesso quando veniva in cella, vedevo come mi guardava quando aiutavo un mio compagno, Giovanni Marione, il quale era molto malato, ma non pensavo che fosse amore, solo una piccola simpatia.
Un giorno quando venne in cella mentre ero da solo, mi disse “perché non hai preso le scarpe?” e mi diede un bacio.
Daniela è un miracolo della mia vita.
Il tuo impegno continua soprattutto nel sociale, molti i progetti anche nelle scuole, di che cosa si tratta e perché hai deciso di fare tutto questo?
Con Maria Teresa Caccavalle, che ha insegnato per molti anni in carcere e si occupa di tanti progetti culturali, stiamo sviluppando un progetto che si chiama un pallone per la legalità, che prevede incontri nelle scuole superiori proprio per prevenire la criminalità, il bullismo, la violenza.
Il mio scopo principale è quello di dare una mano agli altri affinché non facciano degli errori come li ho fatto io nel passato
Tra poco uscirà il tuo libro, di che cosa tratterà?
La professoressa Franca Gareffa, docente universitaria, si è occupata per molto tempo di manicomi e problemi di devianza, sta ricostruendo e presto uscirà un libro che sarà la base per progetti di giustizia riparativa.
Sei un grande appassionato di calcio, non smetti mai di palleggiare, cos’è per te questo sport?
Il calcio è la mia massima espressione di libertà e felicità, è il mezzo che mi permette di arrivare ai giovani.
Hai promosso anche la “Fabriziofootballfood” di che cosa si tratta?
La “Fabriziofootballfood” nasce, nel periodo di restrizione forzata a livello nazionale, riguardo l’emergenza sanitaria, dovuta al coronavirus, da un idea del giornalista foto reporter Giuseppe Leanza, proprietario della testata Catto.org, il quale navigando su facebook notò i palleggi che facevo con gli ortaggi e la frutta e decise di propormi di fare una serie di puntate da dedicare un piatto a tema.
Scopo delle puntate era quello di trasmettere agli altri il messaggio di evitare di commettere i miei errori, dedicarsi ai più bisognosi e quello che prima o poi saremmo stati liberi da qualsiasi restrizione.
Il piatto del giorno il 26 aprile è stato, quello “Ciro vive”, dedicato a Ciro Esposito, tifoso del Napoli morto, perché oltre ad essere un tifoso del Napoli ho partecipato a tante iniziative da parte della madre di Ciro, Antonella Leardi.
Quali progetti futuri ci sono per il momento?
Come progetto futuro, ci potrebbe essere la possibilità di realizzare un film, con il regista Luca Guardabascio.
Luca si occupa di diverse problematiche sociali, tra le quali la violenza sulle donne, i migranti, affascinato dalla mia storia gli piacerebbe girare un docufilm, per una cura degli ultimi e una storia di amicizia di riscatto.