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Tirana, abbattimento del Teatro Nazionale e arresti: lettera dal carcere di un’attivista

lettera carcere albaniaA pochi chilometri di distanza dal nostro paese, si è consumata a Tirana la protesta contro la demolizione del Teatro Nazionale avvenuta della giornata del 17 maggio.

Gruppi di attivisti hanno manifestato il loro dissenso, dalla prime ore del mattino e alle fine sono stati accompagnati in procura.

Tra i manifestazioni, vi era anche Boiken Abazi capo del Movimento Autodeterminazione in Albania.

Boiken Abazi è  nato a Tirana nel 1982 e Laureato alla Eastern Michigan University Magna Cum Laude in Bachelor of Arts. Major, Economics, Major,  Political Science e Minor: French.

Dopo il ritorno in Albania ha partecipato ai movimenti civili e ha istituito il Progetto contro l'analfabetizzazione "La via delle Lettere" nelle zone più disagiate del Paese.

Dopo la manifestazione di protesta, è stato portato in carcere e durante la usa permanenza ha scritto una lettera, pubblicata anche sulla pagina Albanese del Movimento Autodeterminazione.

Ne riportiamo al traduzione in Italiano.

IL TEATRO DEVE ESSERE RICOSTRUITO E CON ESSO I CITTADINI!

Se l’arte è una delle vie tramite il quale si scopre la verità, il Teatro è il luogo pubblico pieno di questo spirito. Domenica una sceneggiata brutale della polizia si è visto non al interno del teatro ma intorno e contro di esso. Da un palco con la propria potenza di proclamare le verità, tramite la sua distruzione il Teatro si è trasformato nella verità della sceneggiata del crimine che toglie ogni illusione. Essendo parte della nostra eredita culturale, la demolizione ha dato una scossa a tutta la nostra società.

Decine di persone piangevano in piazza mentre guardavano i bulldozer colpire il teatro ed insieme alla memoria, anche la nostra coscienza collettiva. Non credevano ai loro occhi. Non avevano mai pensato che i potenti del potere sarebbero andati cosi lontani. Le lacrime si sono asciugate presto, e il senso comune ha trasformato il dolore in forza. Il piano del Governo per spegnere la protesta cittadina contro questo crimine multi istituzionale è fallito.

La domenica la polizia e i corpi speciali vennero furtivamente prima della luce del giorno, con armamenti di qualsiasi tipo e mascherati, perché lo scopo non era solo la demolizione del Teatro, ma quello di demolire anche lo spirito della resistenza. La Polizia aveva bloccato tutte le vie ma centinaia di cittadini sono venuti in piazza fino a tarda notte. Non si sono spaventati ne dagli arresti, minacce e multe ma neanche della violenza delle maschere e le armi che cercavano di installare uno stato poliziesco. I cittadini sono venuti in piazza per difendere il Teatro e lo stato di diritto, la democrazia e la Costituzione del nostro paese, che il potere gli ha colpiti con la violenza della polizia e dei buldozer.

La resistenza di 27 mesi a difesa del Teatro mobilitò fisicamente e intellettualmente, numerosi cittadini che smantellarono uno ad uno ogni pseudo-argomento e inganno di potere. La lunga resistenza ha ridefinito sia il Teatro che la connessione della nostra identità con esso. Il teatro è diventato un simbolo dell'eredità del nostro popolo, mentre "Europa Nostra" ha conferito lo status di patrimonio europeo. Un giorno prima della demolizione, furono pubblicate le decisioni originali delle istituzioni albanesi, a conferma che il Teatro godeva dello status di "Monumento culturale".

Inoltre, il caso attendeva anche la decisione della Corte Costituzionale (disfunzionale). Il noto attore Robert Ndrenika, con il quale lo stato ha cercato di usarlo per giustificarsi, ha rilasciato un'intervista il giorno prima della demolizione in cui ha ammesso che il un nuovo teatro potrebbe essere costruito in un altro posto. Il governo è rimasto nudo, quindi ha usato la violenza come ultimo strumento nelle sue mani, commettendo apertamente un crimine istituzionale nel cuore della capitale. Le azioni delle istituzioni e della polizia per la demolizione del teatro sono state tutte in violazione della legge e della Costituzione. Demolendo il teatro, hanno istituito lo stato di polizia.

La violenza e il crimine da parte dello stato di polizia non possono essere legittimati senza criminalizzare i diritti e le proteste. Ecco perché lo stato di polizia tiene in carcere quelli che protestano.

Vogliono farci da esempio per diffondere la paura.

Ma la paura è stata uccisa in piazza domenica 17 maggio 2020, quindi le proteste non si fermeranno. Il teatro è documentato angolo per angolo nel dossier presentato dagli architetti di "Europa Nostra", quindi può essere ricostruito usando materiali e tecniche autentiche di costruzione originale.

Il teatro deve essere ricostruito e con esso i cittadini".

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