Svelato il mistero sulla morte dell'attrice americana Brittany Murphy
I metalli pesanti ritrovati nei capelli dell'attrice non sono dovuti a un avvelenamento, ma alle tinture che lei si è fatta per anni
La morte della giovanissima, brava e bella attrice americana Brittany Murphy ha lasciato in tanti nello sconcerto, non solo perché giunta molto presto (a 32 anni), ma anche perché si è parlato perfino di avvelenamento. Sono passati anni dalla sua morte e non tutto è stato chiarito. Sebbene forse ora giungono notizie che forse possono porre fine alla sua storia.
Non avvelenata da metalli
Il padre della defunta attrice lunedì ha pubblicato dei rapporti tossicologiche mostrano che nei capelli dell’attrice vi erano tracce di 10 metalli pesanti nei capelli. L’uomo avrebbe conservato campioni di capelli sangue e pelle sia della figlia che del marito e li avrebbe fatti esaminare privatamente. Il risultato è sconcertante: i campioni della coppia sarebbero risultati positivi ad almeno dieci metalli pesanti, in quantità esageratamente sopra alla norma.
Ma Ernest Lykista, il tossicologo che ha eseguito il test, ha affermato che le tinte per capelli sono la più probabile causa per i metalli pesanti. Le sue affermazioni sono attendibili? Uno studio del 2008 ad esempio ha rivelato che tingersi i capelli può portare le persone che vi si sottopongono ad avere livelli elevati di manganese, ferro, nichel, rame, cadmio e antinomio. I medici in genere non eseguono i test che riscontrino la presenza di metalli pesanti nei capelli a meno che non esistano altre prove che suggeriscano un’intossicazione.
I dubbi sul test presentato dal padre
Secondo il New York Daily News, la madre della Murphy ha messo in discussione l’origine del campione. Il rapporto ordinato dal padre alla Carlson Co. contiene diverse irregolarità. Oltretutto vi sono dubbi sulla professionalità della Carlson Co.: la società non è accreditata alla College of American Pathologists (CAP). Ernest Lykissa, il tossicologo esterno che ha svolto l’analisi è accreditato al CAP, ma guarda caso nè lui nè la sua azienda, la Exper Tox, sono citati nel rapporto.
Data la morte del marito poco dopo, resta in piedi l’ipotesi avvelenamento da muffa
Brittany Murphy morì come detto all'età di 32 anni, il 20 dicembre 2009, a causa di un arresto cardiaco. Secondo le fonti è stata la madre a trovarla priva di sensi nella vasca da bagno della casa di Los Angeles intestata al marito. Dopo una chiamata al 911 i paramedici accorsi sul posto hanno tentato di rianimarla, ma giunta all'ospedale Cedars-Sinai Medical Center è stata dichiarata morta per arresto cardiaco.
A divulgare la notizia fu l'emittente televisiva E! tramite un articolo online. Dato il ritrovamento di numerose tracce di vomito sul luogo del decesso, gli inquirenti hanno parlato di "morte sospetta" e la polizia di Los Angeles aprì un'inchiesta sul caso. Il 21 dicembre 2009 è stata fatta l'autopsia e il coroner ha dichiarato di non voler rivelare nulla sulle cause della morte prima dell'esito definitivo degli esami tossicologici. Dopo circa un mese e mezzo dalla morte, gli esiti resi noti dell'autopsia hanno rivelato che la causa del decesso di Brittany è stata una polmonite, che poteva essere curata, aggravata da una anemia e da un'intossicazione da farmaci. Il 23 maggio 2010 a distanza di soli 5 mesi, anche il marito Simon Monjack viene trovato morto nella sua casa a Los Angeles.
Secondo le ultime informazioni la causa che ha portato alla morte improvvisa della coppia si troverebbe proprio nella loro abitazione: si tratterebbe di una muffa particolarmente tossica, ipotesi inizialmente scartata dagli inquirenti. Scartata, dunque, anche l’ipotesi avvelenamento da metalli.
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