Rincari alle stelle: quando saranno rinnovati i contratti collettivi per i lavoratori?
Aumenti alle stelle per gas, benzina ed energia elettrica che stanno creando effetti devastanti sull’economia nazionale con gravi ricadute in tutti i settori da quello alimentare, a quello energetico per citare alcuni esempi.
Nella speranza che gli scenari di guerra possano cambiare e la politica nazionale adotti misure di contenimento, come affronteranno le famiglie questa situazione? Dove attingeranno le risorse per far fronte a questo tsunami di rincari?
Una domanda, alla quale non si può sempre rispondere con tagli e ricorso al risparmio accumulato: diverse categorie hanno raschiato il barile.
Una buona parte dei lavoratori in Italia, purtroppo ha contratti collettivi scaduti da ormai da diverso tempo ( anche prima che arrivasse il covid).
Oggi ne parliamo con la dottoressa Anna Napoletano, laureata all’Università Bicocca e consulente del lavoro iscritta all’Ordine dei consulenti di Milano, esperta in materia previdenziale e tematiche del lavoro nonché titolare di Studi presso il capoluogo lombardo.
Dottoressa, si parla di contratti collettivi scaduti da diverso tempo. Cosa sono questi contratti collettivi, ovvero CCNL (Contratto collettivo nazionale del lavoro)?
I contratti collettivi sono accordi tra le organizzazioni sindacali dei lavoratori e le associazioni dei datori di lavoro stipulati per regolare i rapporti di lavoro di una determinata categoria (es. metalmeccanici).
Sono formati da una parte normativa, che disciplina i rapporti di lavoro ad es. inquadramento, orario di lavoro e sanzioni disciplinari, una parte economica riguardante la retribuzione dei lavoratori e una parte obbligatoria che stabilisce diritti e obblighi delle parti stipulanti il CCNL.
Quali sono i contratti collettivi scaduti più importanti? Da quanto tempo sono fermi e perché non sono stati rinnovati?
Dal 14° Report periodico dei contratti collettivi del CNEL risulta che dei 992 CCNL vigenti al 31 dicembre 2021, oltre il 60% risulta scaduto.
I CCNL scaduti interessano settori che impiegano un largo numero di lavoratori. Si tratta dei CCNL dei settori del Terziario, della Distribuzione e dei servizi (scaduto il 31 dicembre 2019), dell’Energia e del Petrolio (scaduto il 31 dicembre 2021), delle Assicurazioni (scaduto il 31 dicembre 2019), degli Studi Professionali (scaduto nel 2018). Senza contare che a giugno scade quello del settore chimico-farmaceutico.
Le trattative tra le parti sociali sono in corso. La strada però risulta in salita, Infatti, se da un lato le organizzazioni sindacali dei lavoratori premono sugli aumenti per far quadrare i conti delle famiglie provate dal caro bollette e dai prezzi della benzina alle stelle, dall’altro i datori di lavoro devono contenere il più possibile i costi dopo le perdite subite a seguito della crisi pandemica e, ora, da quella innescata dal conflitto in Ucraina. L’aumento dei costi delle materie prime e, quindi, dei costi di produzione potrebbe, infatti, diventare insostenibile per le aziende.
Quali sono gli impatti sulla busta paga con il rinnovo dei Ccnl?
Gli accordi di rinnovo, oltre all’incremento dei minimi salariali, prevedono normalmente l’erogazione di somme una tantum a copertura del periodo di carenza contrattuale, ossia del periodo in cui il contratto è scaduto. Queste somme sono corrisposte generalmente in più tranche e in relazione al periodo di lavoro svolto.
Oltre che sugli aspetti prettamente economici, le trattative si concentreranno sulle misure di welfare aziendale e sulla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.