Oro della banca d'Italia: dov'è finito?
Non tutti lo sanno, ma sembra che l’oro della Banca d’Italia non sia scomparso nel nulla: una buona notizia solo in apparenza.
Dopo un lunghissimo periodo di silenzio, la Banca d’Italia, sia pure senza troppo clamore mediatico, ha emesso un documento ufficiale nel quale ha reso pubblico l’ammontare complessivo delle riserve auree, nonché l’indicazione dei luoghi dove queste sarebbero custodite. I dati che seguono sono forniti direttamente da Bankitalia.
“La riserva è costituita da 2.452 tonnellate.”
“Presso la Sede della Banca d’Italia sono complessivamente custodite 1.199,4 tonnellate di oro. Di queste,4,1 tonnellate sono in forma di moneta (871.713 pezzi, c.d. “oro monetato”) e la restante parte in forma di lingotti. I lingotti sono 95.493, per un peso complessivo di circa 1.195,3 tonnellate. Una parte di questi sono detenuti per conto della BCE perché rappresentano una componente delle riserve valutarie conferite ai sensi dell’art. 30 dello Statuto del SEBC/BCE.”
“Sono custodite per circa la metà della loro consistenza presso le “sacristie” della Banca d’Italia in Roma. Il resto delle riserve è depositato all’estero: la parte più consistente è custodita a New York presso la Federal Reserve. Altri contingenti di dimensioni più contenute si trovano a Berna, presso la Banca Nazionale Svizzera, e a Londra presso la Banca d’Inghilterra”.
Sommando e sottraendo, mancherebbero all’appello 25 tonnellate di quell’oro italiano che, essendo stato trasportato a Berlino durante la Seconda Guerra Mondiale, venne poi restituito dalla Germania all’Italia - alla fine del conflitto - con il predetto ammanco.
Si è saputo, inoltre, che ben 100 tonnellate d’oro risultano “depositate virtualmente” presso la BCE (anche se fisicamente sono detenute in Italia) per il fatto che il nostro Paese è parte del Sistema Europeo delle Banche Centrali, ai sensi dell’art. 30 dello Statuto del SEBC/BCE.
E’ doveroso sottolineare come l’ottenimento di queste informazioni è stato possibile grazie all’interessamento di tre senatori pentastellati che hanno preso a cuore la questione, ed hanno usato opportunamente le loro prerogative di uomini politici per visitare, sia pure per un tempo brevissimo (quindici minuti in tutto), i locali della nostra banca centrale, dove l’oro è custodito nella misura del 50% circa del suo totale. La restante parte sarebbe dislocata presso tre sedi estere, tra New York (in quantità più consistente) e poi Berna e Londra: di più non è dato sapere per non meglio precisati “motivi di riservatezza”, francamente di difficile comprensione per i poveri comuni mortali.
La Banca d’Italia ha dichiarato anche di effettuare annualmente verifiche interne sulla consistenza delle riserve in oro, ma soltanto per quanto riguarda il quantitativo detenuto presso le proprie sagrestie; per quello che concerne i depositi al di fuori dei confini nazionali, le verifiche sarebbero effettuate unicamente “sulla base delle attestazioni rilasciate ogni anno dalle banche centrali depositarie”.
Fin qui potrebbe dirsi che, nonostante alcune perplessità, il recupero di notizie sulla sorte della gran parte dell’oro di Bankitalia possa comunque essere per il popolo italiano fonte di qualche soddisfazione. Ed invece arriva la doccia fredda, anzi freddissima: alla domanda dei nostri parlamentari su chi sia oggi il titolare del diritto di proprietà sull’oro è stato risposto che l’intera riserva aurea è di pertinenza della Banca d’Italia, il cui capitale è per il 95% delle banche private le quali , però, non possono vantare diritti sulle riserve.
Precisamente, l’oro non apparterrebbe al popolo italiano perché sarebbe della Banca d’Italia, e quest’ultima fa parte dell’Eurosistema, comprese le sue riserve.
Ergo, in base a questo sillogismo, l’oro di Bankitalia non può essere toccato, né prestato a garanzia, né venduto dallo Stato italiano per far fronte alle necessità del suo popolo, ma servirebbe a contribuire a “garantire” la fiducia del sistema Paese in ambito europeo, dove nessuno ci rispetta, nessuno ci ascolta, tutti ci scaricano nel momento del bisogno (vedesi questione immigrazione, problema dei marò in India, ecc), tutti ci truffano impunemente e si prendono gioco di noi (vedesi Regolamento di Dublino II, riserve auree di Bankitalia, ecc), ma tutti - con spirito assolutamente comunitario - bussano alla nostra porta quando c’è bisogno di “fare cassa” (vedesi salvataggio della Grecia, salvataggio delle banche spagnole, ecc).
E poi, a proposito di “rigore”, ma perché Berlino - invece di sentenziare con intransigenza sul nostro Paese - non comincia a restituire quelle famose 25 tonnellate di metallo prezioso mancanti al momento della restituzione dell’oro all’Italia? Non solo la Germania non ha pagato i danni di guerra, ma ha pure “fatto la cresta” su quel che era tenuta a riconsegnare … E’ vero, sono passati tanti anni, ma qui non si tratta di un “furto di galline” per il quale possa invocarsi la prescrizione; qui siamo di fronte alle precise e molteplici responsabilità di un’intera nazione, quella tedesca, che sono storiche oltre che politiche ed economiche!
Fonti: documenti ufficiali della Banca d’Italia