Morte Andrea Nollino. La moglie Antonia Sica: Giustizia e verità per mio marito
Era il 26 giugno del 2012, quando alcuni colpi di pistola raggiunsero Andrea Nollino, barista di 42 anni, sposato e padre di tre figli, uccidendolo sul colpo, a Casoria, nei pressi del bar che gestiva insieme al fratello,davanti alla basilica di San Mauro,comunità che Andrea frequentava assiduamente.
Andrea, persona perbene, lavoratore dedito alla famiglia, lasciava la moglie Antonia Sica e tre figli piccoli Maria Andrea di cinque anni, Raffaeledi 17 e Carmen di 16.
Andrea diventava una delle tante vittimeinnocentiuccise per sbagliodalla criminalità organizzata, infatti chi ha sparato non voleva ucciderlo ma lo aveva scambiato per qualcuno che evidentemente gli somigliava.
Il 26 Giugno di quest’anno sono passati ben nove anni che Andrea non c’è piùe nonostante questo lungoperiodo di tempo la moglie Antonia Sica non ha avuto ancora una risposta di chi fossero quelle persone che hanno aperto il fuoco verso il marito. Nel frattempo sua moglie, Antonia Sica, ha dovuto rimboccarsi le maniche, continuando a fare, in maniera onesta tanti sacrifici per non far mancare nulla alla propria famiglia.
I figli di Andrea e Antonia oggi sono ragazzi meravigliosi, i più grandi lavorano, mentre la più piccola continua a studiare.
Carmen ha 23 anni ed è una bravissima infermiera, infatti dopo la laurea presa ad Aprile ha deciso di intraprendere subito la sua carriera,partendo perCuneo,dove è stata impegnata in prima linea nei reparti riservati ai pazienti affetti da Coronavirus.
Signora Antonia, sono passati nove anni da quel evento che ha segnato la sua vita e quella della sua famiglia. Cosa le ritorna in mente di quel giorno?
Mi ricordo tutto, io vivo sopra al bar, ho sentito e visto tutto, ricordo quella moto e quella macchina, dalla moto sono partiti i colpi d’arma da fuoco.
Mi sono affacciata dalla finestra e poi mi sono subitoabbassata per la paura di essere colpita e quando mi sono alzata ho visto il corpo di mio marito a terra.
Un ricordo che non andrà mai via dalla mia mente.
Nove anni e ancora nessun colpevole. Cosa ne pensa di tutto questo?
Che ne penso? Ho perso fiducia nella giustizia.
Ho sentito parlare anche di alcune famiglie di vittime che non sono state ancora risarcite, non è per i soldi , non mi interessa nulla dei soldi perché la vita persa non ritorna più indietro.
La Camorra, come la criminalità organizzata è un problema serio per tanti territori, soprattutto un pericolo per molti giovani.
Cosa si sente di dire ai giovani soprattutto che potrebbero essere intenti a percorrere questa strada?
La strada della criminalità porta solo alla morte.
I giovani che si rifugiano nella criminalità, sbagliano, perché è vero che ci sono lavori non ben retribuiti, ma quello che conta è che ci sia l’onesta in ognuno di noi.
La camorra non porta da nessuna parte, si può vivere onestamente in tanti modi, apprezzo più chi vende i fazzolettini ai semafori di chi fa tanti soldi con la criminalità.
Oggi può essere soddisfatta, ha una bellissima famiglia, con dei figli bravi e determinati.
Quanto è stato duro da sola dedicarsi alla propria famiglia?
E’ stata durissima crescere tre figli senza un padre e senza un lavoro.
Oggi sono contenta perché ai miei figli non è mancato mai nulla.
Tutti hanno un lavoro, mia figlia è un’ infermiera e lavora all’ ospedale Cotugno, ama il suo lavoro e vuole aiutare tanto gli altri.
La morte di suo marito è la morte di tante vittime innocenti che ancora oggi cercano la verità, cosa le piacerebbe dire alle istituzioni in questo momento?
Una famiglia non può aspettare cosi tanto per avere giustizia.
Come me ci sono tante persone in difficoltà, che fanno fatica anche ad avere un piatto a tavola, le istituzioni chiedono tempo.
Tempo di che?
Quando succede un delitto del genere, bisogna aiutare le persone in tutto, ci sono persone davvero in difficoltà.