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La presenza mafiosa in Lombardia: Il caso Cornaredo

  • Edoardo Colzani

cornaredo antimafiaIl 21 marzo, si è celebrata la giornata nazionale contro le mafie. E' stato un modo per ricordare a tutti noi italiani che la criminalità organizzata è ancora ben presente sul nostro territorio e non è solo un fenomeno limitato a qualche regione del meridione.

Il rapporto sulla presenza mafiosa in Lombardia stilato dalla Dia nel corso del 2019, mostra come la nostra regione sia la quarta in Italia per numero di beni confiscati alla mafia e che la criminalità organizzata non si occupi solo delle attività illegali quali spaccio ed estorsioni, ma sia presente anche in numerose attività che vanno dal settore turistico, alla gestione dei rifiuti, dalle sale da gioco sino ad arrivare al settore farmaceutico. La presenza mafiosa in Lombardia, ormai da anni si è addentrata anche in politica, portando nel 2013 allo scioglimento del primo comune alle porte di Milano: Sedriano. Da allora in numerose altre amministrazioni comunali sono stati riscontrati legami con il potere mafioso. Basti pensare che Buccinasco, altro comune dell'hinterland milanese, è divenuta nota come Platì due.

La presenza mafiosa in Lombardia è soprattutto rappresentata da famiglie dell'ndrangheta calabrese. A Cornaredo, comune ad ovest di Milano, i Mangeruca sono arrivati negli anni '70 iniziando ad occuparsi di diverse attività sul territorio. Solo nel 2009 si è arrivati con un indagine della polizia ad un sequestro di diverse proprietà immobiliari e nel 2013 all’arresto del capofamiglia Giuseppe Mangeruca. Uno dei beni sequestrati, un ex mobilificio, è stato assegnato nel 2015 al comune di Cornaredo e nel 2017 si è deciso di riqualificarlo, trasformandolo in uno spazio polifunzionale. I lavori dovevano partire nel 2018, ma l’iter burocratico si è inaspettatamente complicato e ad oggi vi è ancora una situazione di stallo. Nonostante le azioni contro la ‘ndrina calabrese, la presenza mafiosa a Cornaredo non è stata debellata, ma qui la gente ha iniziato a ribellarsi. Nel dicembre dello scorso anno, è arrivata la prima denuncia da un commerciante, costretto a pagare il pizzo. Il Centro per il protagonismo Giovanile, da diversi anni si occupa dei ragazzi, dando un’alternativa concreta alla strada e le brutte compagnie, e insegnando loro la legalità. Nel 2018, hanno iniziato un progetto di street art che è proseguito nel 2020. Sulle pareti esterne dell’ufficio tecnico di Cornaredo è così nato il “muro della legalità”, con murales che rappresentano alcune vittime della mafia. Tra i volti raffigurati, quello di Umberto Mormile, nato e cresciuto in Lombardia, educatore carcerario presso Opera, ed ucciso dalla ‘ndrangheta nel 1990 alle porte di Milano.

Il caso Cornaredo è significativo poiché dimostra come la mafia sia ben radicata anche in Lombardia, e che non bastino singole azioni delle forze dell’ordine per combatterla, ma dev’essere la comunità a reagire scegliendo la legalità piuttosto che l’illegalità. La situazione attuale di chiusure e restrizioni dovute alla pandemia, può sicuramente essere terreno fertile per la criminalità organizzata. Flavio, coordinatore del centro Giovanile di Cornaredo, ci spiega come i ragazzi adesso non frequentando le scuole e non potendo praticare attività sportive, corrano molto più il rischio di finire sulla brutta strada.

Il problema non è di facile risoluzione, ma il primo passo è ammettere che esista e combatterlo. Tutti noi.

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