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La calunnia è un venticello: analisi di un'aria sempre attuale

dente di leone pixLa calunnia, che Dante chiama calogna, è un'arma micidiale che quando colpisce può fare davvero del male. Come mai un articolo su questa infausta e vigliacca azione?

Stavo gustandomi l'opera il Barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini dove appunto, ad un certo punto, si canta proprio un'aria inerente la calunnia e, nell'ascoltarla, non ho potuto fare a meno di identificare le sue parole con alcuni avvenimenti recenti della nostra vita politica e sociale.

La riporto integralmente, e ditemi se non la trovate più che mai attuale.

La calunnia

La calunnia è un venticello,

un'auretta assai gentile

che insensibile, sottile,

leggermente, dolcemente,

incomincia a sussurrar.

Piano piano, terra terra,

sottovoce sibilando,

va scorrendo, va ronzando;

nelle orecchie della gente

s'introduce destramente,

e le teste ed i cervelli

fa stordire e fa gonfiar.

Dalla bocca fuori uscendo

lo schiamazzo va crescendo;

prende forza a poco a poco,

vola già di loco in loco,

sembra il tuono, la tempesta

che nel sen della foresta

va fischiando, brontolando

e ti fa d'orror gelar.

Alla fin trabocca e scoppia,

si propaga, si raddoppia

e produce un'esplosione

come un colpo di cannone,

un tremuoto, un temporale,

un tumulto generale,

che fa l'aria rimbombar.

E il meschino calunnato,

avvilito, calpestato,

sotto il pubblico flagello

per gran sorte va a crepar.

Mi voglio prendere la briga di analizzarne le parole e il senso rapportandole a un linguaggio meno poetico.

Bello il paragone della calunnia a un venticello che, arietta gentile e non fastidiosa anzi, diciamo pure gentile che accarezza senza urtare ma che comunque incomincia a insinuarsi tra chi si abbandona al piacere d'ascoltare. Piano piano certo, il calunniatore non colpisce subito con forza, ma sottovoce va, come un'ape, ronzando nelle orecchie di chi ascolta tanto che alla fine causa una specie di stordimento alla testa e "gonfiore" al cervello, ossia insinua il dubbio e mette in moto l'immaginazione e il possibile pettegolezzo, aiuto prezioso per il calunniatore.

Dopo questo primo atto ecco il secondo, dove lo schiamazzo, ovvero la calunnia sussurrata sottovoce, aumenta di intensità, dove ormai ha allargato la sua influenza negativa, e mano a mano che prende vigore acquista potere. Al momento opportuno essa esplode producendo un clamore proprio come un "terremoto" sollevando un tumulto generale di spregio verso il calunniato.

Ed eccoci giunti all'apoteosi, il meschino, ossia il calunniato, avvilito, calpestato, detestato, accusato di colpe, paga le conseguenze e sotto il pubblico flagello, della gente che ha prestato fede al calunniatore, per gran sorte, purtroppo avversa, va a crepar, ovvero ne patisce le tragiche conseguenze. E qui si capisce che la tragedia può finire, purtroppo, anche con un atto deleterio del calunniato che non ha saputo far fronte e reagire al dolore e/o alla vergogna. Ovviamente la calunnia si basa su falsità, è già di per sé intrinsecamente maligna, così come lo è l'autore.

Non trovate che le parole della romanza, ottimamente musicata dal grande Rossini, ben si inserisce in fatti recenti?

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