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Islam e Scienza. Pro o contro l'uomo?

Cosa ne pensa l’Islam della scienza, della tecnologia e dell’innovazione? Quali sono i pericoli insiti in una ricerca, in una tecnologia o innovazione, sempre più spregiudicati?  Pregresso o regresso? L’Islam pone dei limiti nella ricerca?
Questi sono i quesiti a cui cerco di dare una risposta, fondendo i miei due saperi, così tanto uguali, ma allo stesso tempo opposti, Islam e occidente. La mia analisi prende avvio dalle origini dell’Islam e prosegue seguendo gli sviluppi storici che la relazione Islam-Scienza ha prodotto nei secoli. Fino ad arrivare al presente, anni bui per il progresso scientifico musulmano. E il futuro?
Il mio obiettivo, non è dimostrare che la religione musulmana è in antitesi con la scienza, tutt’altro, ambedue proclamano la stessa identica verità e, difatti, quasi sempre, i più grandi scienziati islamici sono stati uomini profondamente religiosi. Ma dimostrare che nonostante Dio non ci ponga limiti nella scienza esistano delle linee che l’uomo potrà superare, ma con conseguenze negative verso l’umanità; ed è proprio questo il limite che Dio ci pone: " O uomini e jinn, se potete varcare i limiti dei cieli e della terra, fatelo, ma non lo farete senza il permesso del vostro Signore". (Corano, 55:33)
Inoltre la creazione è unicamente affidata a Dio e nessun essere umano, sarà in grado di imitarla; un campo, quindi, che rimarrà sconosciuto all'uomo, nonostante i suoi continui tentativi di ricerca e progresso.

2.    L’Islam tra scienza e coscienza

Nella prospettiva islamica le scienze si propongono di “dimostrare l’unità e la coerenza di tutto ciò che esiste” in modo da guidare l’uomo a venerare l’artefice di questa unità, cioè Dio. L’unificazione di tutte le scienze costituisce la via per scoprire l’armonia universale e avvicinarsi al creatore. Conseguenza di ciò è il rifiuto dell’idea di una reale contrapposizione tra scienza e religione, estraneo al carattere totalizzante e onnicomprensivo dell’Islam.
L’interesse dei Testi Sacri (Corano e Sunna) dell’Islam verso la scienza viene dimostrato dalla stessa parola di Dio, in quanto almeno 750 versetti del Corano (1/8 circa del totale) esorterebbero allo studio della natura e dai famosi detti del Profeta, per il quale l’incremento della conoscenza è obbligatorio per i musulmani che sono invitati a ricercarla “anche in Cina” esortando i credenti a studiare la natura, a riflettere, a fare l’uso migliore della ragione nella ricerca del Supremo e a fare dell’acquisizione della conoscenza parte integrante della vita comunitaria.

Ma cosa si intende esattamente nel mondo islamico con il termine “scienza”? La parola araba che più esattamente traduce l’idea è ‘ilm, e già nel Corano e negli insegnamenti del Profeta questo termine assume i caratteri di una nozione capitale. “Cercate la scienza foss’anche in Cina”, recita una citatissima frase di Maometto, il quale aggiunse poi fra i massimi doveri d’ogni uomo l’acquisizione di una “scienza utile”. Ebbene, è proprio attorno a quest’ultimo aggettivo che si è concentrata l’attenzione dei pensatori musulmani. Cos’è che rende una scienza realmente “utile”?
Le risposte, com’è ovvio, sono state molteplici a seconda degli orientamenti e delle epoche. Per alcuni, l’utilità doveva essere interpretata esclusivamente come ciò che contribuisce alla salute spirituale del singolo o della comunità; per altri, i vantaggi materiali che una scienza può apportare potevano chiaramente rientrare in questa nozione di utilità. Ma su tutti pesava un versetto coranico (XVII, 85) che recita: “E non vi è stato dato, in fatto di scienza, se non un poco”. Questo messaggio divino intendeva alludere alla natura rivelata di ogni sapere umano, anche materiale, in conformità con la visione generalmente pessimista dell’Islam sulla natura e le capacità dell’uomo. Per questo man mano si andò affermando l’idea che una scienza, per essere utile, deve in qualche modo essere trasmessa da Dio e non può essere frutto esclusivo dello sforzo umano. Il concetto di ‘ilm si è così fuso in modo inestricabile con due altre nozioni, quelle di ma‘rifa (“conoscenza”, nel senso di gnosi superiore) e di hikma (“sapienza”). È evidente che questa assimilazione non ha favorito la nascita di una scienza indipendente, che si contrapponesse con una propria ed autonoma fisionomia alla sapienza della tradizione, già in sé considerata onnicomprensiva ed autosufficiente.

2.1    Passato: L’età d’oro dell’Islam

L 'epoca d'oro dell'Islam, con il fiorire straordinario della scienza, dell'arte, della cultura, rappresenta una delle ere piu' importanti per lo sviluppo del pensiero umano. La religione islamica ha avuto il grande merito storico di avere sempre incoraggiato l'uomo a perseguire il sapere e la scienza in ogni campo dello scibile. I dotti musulmani erano spinti a raggiungere questi traguardi dai versetti del Corano e dalle parole del Profeta, che asseri': "Cercate la conoscenza fino in Cina". L'Islam, dunque, dette un impulso straordinario alla scienza ed alla cultura in generale e mai, in nessun momento dell'epoca islamica, alcuno scienziato fu perseguitato per le sue teorie. La prova di cio' e' data dallo stupefacente progresso raggiunto dai musulmani durante il medioevo, epoca in cui, mentre l'occidente brancolava nell'oscurantismo e si richiudeva in se' stesso, sconvolto dalle invasioni barbariche e dalle lotte di religione, le citta' islamiche erano veri e propri fari di civiltà, brulicanti di fervore scientifico, di studi, di ricerche e scambi culturali. L'uso della carta, che gli Arabi avevano importato dalla Cina, determinò la diffusione dei libri in tutto il mondo islamico. La biblioteca di Cordova, nell'800 d.C. contava 500.000 volumi, i quali rappresentavano la summa dell'umano sapere. Gli Arabi eccelsero soprattutto in astronomia, matematica, medicina ed i libri scritti dagli scienziati musulmani costituirono testi di riferimento per le Universita' europee fino al 1600.
Nelle società di fede musulmana la vita è stata sempre plasmata dai precetti e dai valori della Legge islamica, cioè dalla Sharia.
Appena cento anni dopo la morte del Profeta i musulmani avevano acquisito nelle scienze una assoluta supremazia che durò per i successivi trecentocinquant’anni. Per trecentocinquant’anni l’Islam fu il “numero uno” per tutto ciò che riguardava le scienze.

2.2    Presente

Nell’era moderna e contemporanea, il mondo musulmano sembra avere abdicato totalmente lo sviluppo del pensiero scientifico, non riuscendo più a tenere il passo con la rapida evoluzione che la scienza andava subendo nella cultura europea. L’Islam non ha assistito ad alcuna rivoluzione scientifica, almeno nel senso che siamo abituati ad attribuire a questa parola; eppure, per tutto il Medioevo, fu proprio la civiltà islamica la principale ispiratrice di un vasto e profondo movimento intellettuale che fornì all’Europa le chiavi di quella rivoluzione.
Il declino della ricerca scientifica in terra d’Islam non è così imputabile, come vuole un’affrettata e diffusa analisi, all’intolleranza e al fanatismo della cultura religiosa, ma forse proprio al contrario, e cioè al fatto che, in passato, l’autorità tradizionale fu in genere tutt’altro che intollerante e fanatica. Un Musulmano odierno, anche zelante, difficilmente capirebbe i motivi di quel travaglio fra etica e tecnologia che sembra tanto affliggere gli Occidentali d’oggi, proprio perché nella sua mentalità la scienza non si è mai così violentemente contrapposta al pensare religioso, ma ne può tranquillamente essere considerata un’estensione, una normale applicazione. Questo spiega ad esempio perché le posizioni ufficiali islamiche sui dibattuti temi delle biotecnologie, della fecondazione artificiale, dell’aborto, appaiano sorprendentemente più duttili ed aperte di quanto non lo siano altre visioni religiose; né ci potremmo mai aspettare l’intervento di un’alta autorità dell’Islam in un consesso di scienziati per dettare i princìpi etici cui deve attenersi la ricerca scientifica.

3.    Conclusione

Sono antitecnologica? No. La mia paura è di smettere di essere protagonista, ma di diventare una semplice osservatrice della mia vita.  

Rascea El Nakoury


Riferimenti bibliografici essenziali


C. Baffioni, Filosofia e religione in Islam, La Nuova Italia Scientifica, Roma 1997.

A. Bausani, Il contributo scientifico, in Gli Arabi in Italia, Scheiwiller, Milano 1979, pp. 629-660.

A. Djebbar, Storia della scienza araba. Il patrimonio intellettuale dell’Islam, Raffaello Cortina, Milano 2002.

D. Gutas, Pensiero greco e cultura araba, Einaudi, Torino 2002.

S.H. Nasr, Scienza e civiltà nell’Islam, Feltrinelli, Milano 1977.

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