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Intervista al dr. Pregliasco: gli effetti dei vaccini sull’Ade (antibody dependent enhancement) e l’efficacia della prevenzione primaria

Effetti dei vaccini sull’Ade (potenziamento anticorpo dipendente) e possibilità della prevenzione primaria rispetto alla vaccinazione. Sono queste le domande che abbiamo posto al Dr. Fabrizio Pregliasco Virologo, Unimi, Direttore sanitario IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano, Presidente Anpas.

Può spiegarne l'effetto dei vaccini sull'ADE (antibody dependent enhancement) con la variante delta predominante?Quanto influenza la pressione selettiva dei vaccini in popolazioni vaccinate parzialmente e in tempi diversi con incidenza dei contagi che aumenta dopo 8 miliardi di dosi di vaccino, nella selezione di varianti resistenti e più contagiose? 

L’ADE è un meccanismo che è stato osservato in alcune patologie dovute in particolare al virus dengue, al virus della febbre gialla ed ipotizzato anche con i coronavirus,   ma uno studio  clinico pubblicato su Nature  evidenza che questo meccanismo sembra non esserci per il coronavirus.

In questo potenziamento anticorpale gli anticorpi si legano sia alle particelle virali che ai recettori presenti sulle cellule immunitarie, aumentando la possibilità che i virus infettino queste cellule.

Ci sono tre tipologie di meccanismi più o meno complessi, ma la il principio è lo stesso.

Ed è uno dei tanti elementi che i novax evidenziano come rischio rispetto alla vaccinazione: così come la stessa può determinare la selezione di varianti non protette dal vaccino.  Ma in questo momento è una questione di velocità.

Non a caso la variante delta è nata in India, nazione dove ci sono stati tantissimi casi e pochissime vaccinazioni perché il meccanismo di creazione di virus e varianti è legato al caso e alle necessità.

Questo coronavirus come virus influenzale, ha un meccanismo non cosi efficiente di correzione nella sua replicazione: tanto più si replica quanto più trova delle variazioni, come il meccanismo darwiniano del caso e della necessità.

Se la variazione è più vantaggiosa prende il via: i meccanismi di selezione solo quindi legati alla quantità dei casi nel mondo purtroppo, dove la quota di vaccinati è piccolissima e ci sono tantissimi casi. Torniamo sempre alla questione della velocità.

Nel momento in cui diventeranno determinati, i vaccini possono selezionare quella quota di virus attraverso il monitoraggio, di valutazione e di abbassamento dell’incidenza.

Sulla prevenzione primaria: conosce studi che comparano i costi e gli effetti di strategie di prevenzione primaria dei contagi con campagne di vaccinazione verticale e parziale come questa?

Sicuramente mento costosa rispetto alla vaccinazione, un’altra idea di chi ha questo aspetto della natura, della paura della vaccinazione. Sicuramente metodo più efficace da un punto di vista operativo, di velocità e di rischio/ beneficio complessivamente.

Però ben vengano le campagne di prevenzione primaria.

Lo vediamo per l’HIV, la situazione non è più pandemica ma endemica. Ogni giorno 10 persone in Italia si infettano: sappiamo, conosciamo i meccanismi di trasmissione e oltretutto il virus dell’HIV è più controllabile come via di trasmissione via sangue rispetto ad una via aerea come quella del coronavirus e del virus influenzale.

Difficile fare mantenere questo galateo, di attenzioni sistematicamente: lo vediamo nel rave aperti, nelle persone che non sopportano il green pass e nelle persone che pensano che la malattia sia banale (che nella gran parte dei casi è banali secondo i no vax e ni vax).

È vero che i vaccini hanno degli elementi avversi ma rappresentano l’elemento importante per recuperare la normalità e l’economia.

virologo pregliasco intervista 2021

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