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Dall’Italia a Chicago per studiare la rigenerazione cellulare sul diabete

Secondo delle stime tra il 2008 e il 2019 circa 14.000 studenti che hanno ottenuto un dottorato di ricerca nel nostro paese, sono emigrati all’estero (definitivamente). *           

È una scelta che viene fatta sia per avere una maggiore crescita in termini di carriera, ma anche per raggiungere una valorizzazione economica adeguata al percorso di studi intrapreso.

Anche la sfida all’estero si rivela complicata e non facile, soprattutto nel campo della ricerca.

Oggi e ne parliamo con una ricercatrice italiana.

ricercatrice italiana

A.V. si è laureata in Italia in Farmacia e dopo aver conseguito la laurea e l’esame di stato è partita per Chicago. All’inizio era solo per provare qualcosa di nuovo, vivere un’esperienza estera e per vedere come era la vita negli Stati Uniti.

Arrivata a Chicago, ha frequentato un corso di inglese e nel frattempo dopo un po’ di ricerche ha trovato lavoro in un laboratorio universitario di ricerca, nel dipartimento di medicina.

Quali progetti state seguendo in questo periodo?

Tutta la ricerca si basa sulla rigenerazione cellulare per diabete di tipo 2, ovvero generare una fonte di cellule beta che siano capaci di produrre insulina e sensibili al glucosio, in modo da utilizzarle per i pazienti diabetici.

Quali sono le difficoltà che si incontrano nell’ambito della ricerca nel tuo settore?

Per la mia esperienza, le difficoltà sono tante, non sempre i risultati sono quelli che uno vorrebbe o ci si aspetta dopo tanti mesi di lavoro. Bisogna avere tanta pazienza e non perdersi d’animo. Però se il laboratorio non porta dei risultati annuali finiscono i fondi e quindi la ricerca o va avanti con pochi soldi (di conseguenza non si potrà più fare molto o si va più lenti) oppure si decide di interrompere. Al contrario se i risultati iniziano ad arrivare, arrivano più fondi  che a loro volta fanno andare avanti bene la ricerca, che porta a sua volta più soldi, per il fine ultimo di arrivare alla soluzione sperata.
Bisogna comunque dire che una ricerca può durare anche molti anni, dipende dall’ambito e dall’oggetto della ricerca, bisogna avere un buon team, saper collaborare e avere molte capacità nel risolvere i problemi che si presentano.

Si dice spesso che i giovani italiani vanno all’estero, perché in Italia si investe poco nella ricerca, qual è la tua posizione su questo orientamento? Lo hai vissuto anche tu?

Io non ho mai provato in prima persona la ricerca Italiana come viene svolta e quanto realmente viene investito, essendomi trasferita in America qualche mese dopo aver finito il mio percorso di studi. Quello che posso dire che qui i fondi, se ci sono dei risultati, sono buoni, ci sono parecchie possibilità e anche la burocrazia è più snella, che è d’aiuto.
Quali sono i tuoi progetti da “grande”?

Bella domanda a cui non so darti una risposta precisa. Ho comunque deciso di lasciare il mondo della ricerca, a mio parare per quanto questo mondo sia interessante e bello è allo stesso frustante.
Ho il desiderio di voler provare nuovi percorsi e ampliare le mie conoscenze ma per il momento rimarrò sempre qui negli Stati Uniti. Purtroppo per quanto mi manca l’Italia e mi piace tanto trascorrerci le vacanze per adesso gli Stati Uniti offrono molte più possibilità.

*Dati istat

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