Da Sanremo allo Zecchino d’oro: le pagine di successo di Franco Fasano
Le canzoni nascono in tanti modi, da sensazioni oppure da semplici emozioni, che danzano sui tasti del pianoforte. Mentre ballano, un cantautore scrive melodie e le trasforma in canzoni.
Franco Fasano è un cantautore che cattura questi momenti, facendoli diventare poesie musicali e capolavori.
Artista e autore di grandi successi, vanta un lungo percorso musicale: nel 1981, partecipa lui stesso per la prima volta al Festival di Sanremo con Un’isola alle Hawaii.
Negli anni immediatamente successivi, arrivano sul palcoscenico dell’Ariston altri brani che vedono la sua firma: Una sporca poesia, cantata da Fiordaliso; Ping pong, Regalami un sorriso, interpretata da Drupi, E mo e mo, cantata da Peppino Di Capri.
Nel 1985, vince anche Un disco per l’estate con Rimini-Ougadougou, cantata da Lu Colombo.
La consacrazione arriva nel 1987 quando, con una canzone da quattro anni nel cassetto, Fausto Leali ritorna al Festival di Sanremo con Io amo, scritta da Franco insieme a Toto Cutugno e Italo Ianne.
Scrive anche per Massimo Ranieri, Raffaella Carrà e Loretta Goggi. Successivamente compone le musiche di altre perle della canzone italiana come Mi manchi, L’ultimo gesto di un clown (cantato dalla grande Mina), Ti lascerò, che vince il Festival di Sanremo nel 1989.
Sempre lo stesso anno torna come interprete all’Ariston tra i Giovani con E quel giorno non mi perderai più.
L’anno seguente vince il Nuovo Cantagiro di Ezio Radaelli dopo essere arrivato secondo al Festival con Vieni a stare qui, sempre tra le Nuove proposte.
Dopo un ottimo settimo posto a Sanremo '92 con Per niente al mondo, questa volta tra i big in coppia con Flavia Fortunato, la svolta arriva nel 1994 quando compone la sua prima canzone per lo Zecchino d’Oro un’autentica poesia in musica: Goccia dopo goccia.
Da quel momento si ritrova così a scrivere brani per bambini, riscoprendo così il fanciullo che è in lui e mai si sopirà. Con 6 trionfi diventerà recordman di vittorie alla gara dell’Antoniano lanciando anche brani di straordinario impatto: È meglio Mario, Wolfango Amedeo e Il Katalicammello.
Nel frattempo, compone per molti anni sigle per i cartoni animati di Bim Bum Bam: Calimero Dance, Beethoven, Piccoli problemi di cuore, Rossana e tante altre, la maggior parte delle quali incise da Cristina D’Avena.
L’anima sensibile lo fa continuare, senza distinzioni di target, ad essere una delle firme più preziose e ricercate dei grandi interpreti della canzone italiana: Mia Martini, Mina, Bruno Lauzi, Nicola Arigliano, Franco Califano, Iva Zanicchi sceglieranno suoi brani con grande riscontro critico.
<Dopo essere stato per qualche tempo direttore artistico di Radiobaby e, più tardi, di due edizioni de Lo Zecchino d'Oro, si scopre inconsapevolmente altresì talent scout di grandi promesse della musica.
Franco Fasano, infatti, dal 2005 collabora con il prestigioso Premio Mia Martini continuando a essere uno dei punti di riferimento per la nostra canzone.
Nel 2021 scrive con Massimiliano Beneggi la sua autobiografia, Io amo – Dal Muretto di Alassio al Festival di Sanremo, dallo Zecchino d’Oro alle sigle per i cartoni animati e non solo! in cui ripercorre la sua lunga carriera che lo vede protagonista e testimone di tanti successi di quella musica “made in Italy” sempre amatissima dal pubblico di tutto il mondo.
E’ arrivato il momento sfogliare questo libro “di vita” direttamente con il maestro Franco Fasano:
Partiamo da Sanremo dopo hai debuttato nel 1981 e poi hai fatto diverse partecipazioni e ottimi piazzamenti. Perché non sei più tornato negli ultimi anni né come autore e né come interprete? È stata una scelta musicale visti i tuoi impegni in altri ambiti? Oppure è anche cambiato Sanremo negli ultimi anni con l'incidenza dei suoi campionati nelle canzoni o meno possibilità di intervenire come artigiano della musica?
Il discorso del campionamento non è un motivo sufficiente. Dal 94 in poi ho dedicato molto tempo del mio spazio creativo ai bambini. Diciamo che il Festival di Sanremo è stato sempre più figlio del personaggio televisivamente ogni presente o comunque del grande artista molto trasmesso dalle radio.
Questo modo di scegliere i partecipanti è diventato più importante e predominante rispetto alla qualità della canzone, che uno tempo riusciva ad avere maggiore spazio su quel palcoscenico.
Un ruolo importante è giocato dalle case discografiche: Io dal 93 circa non ho avuto una casa discografica importante che avesse puntato su di me come artista.
Non ero così dipendente da Sanremo, perché al di là del fatto che ci andassi io a cantare o meno, c’era chi sceglieva le mie canzoni ed ero comunque presente al Festival.
È chiaro che dedicandomi ai bambini, mi sono quasi disintossicato dalla dipendenza di partecipare al Festival di Sanremo e ho iniziato a lavorare quotidianamente per lo Zecchino d’oro, per le sigle dei cartoni animati: mi sono ritrovato quasi a dimenticarlo il fatto che bisognava presentare delle canzoni per il festival perché non avevo una casa discografica che mi presentava.
Comunque in questi ultimi anni c’è stata gente che faceva il mio stile e ne hanno presentati tantissimi, magari non più come negli anni 90, ma fino alle 2002 e 2003 c’è sempre stato uno spazio: ma sempre per i personaggi più noti.
Hai scritto pezzi per Fausto Leali, Mina, Nicola Arigliano e poi ti sei dedicato alla scrittura dei pezzi per bambini. Sono due impegni musicali completamente diversi. Cosa ti ha portato in questa strada diverse visto la tua particolarità Sanremo e la canzone d'autore?
Se tu mi parli di testi posso capire che cambia l’atteggiamento un attimo più sognante e più adatte al mondo dei bambini; per quanto riguarda la musica ci sono delle canzoni che sono assolutamente interscambiabili.
Quante canzoni ci sono state a Sanremo che hanno conquistato l’attenzione dei bambini e quante canzoni dello Zecchini avrebbero potuto andare tranquillamente a San Remo senza sfigurare?
Qui dipende dagli interpreti: si potrebbe dire, che il mio lavoro più grosso è quello che quando scrivo se penso ai bambini, devo pensare che a cantarla sarà un bambino, se invece quando scrivo penso a quei nomi che mi hai detto, ma è una cosa che non ho mai fatto.
Mi sono ritrovato nel cassetto delle canzoni che potenzialmente avrebbero potuto essere cantate da loro, ma io non mai scritto canzoni apposta… per Mina, forse una.
Io scrivevo canzoni per me, per cantarle io e io sono uno che quando scrive canzoni, le fa scrive cantando.
Bruno Lauzi, come scrivo nel libro, è uno che ha scritto Almeno tu nell’universo e la Tartaruga: lui ha scritto il testo, non la musica fatta (Pippo Caruso e Maurizio Fabrizio) però il linguaggio è solo un atteggiamento per avvicinare la persona che canta a quella canzone o il pubblico a cui tu ti devi rivolgere.
Come musicista sei sempre stato affezionato al piano forte e anche agli archi. Hai pensato anche a studiare la chitarra per i tuoi live? La scelta del pianoforte come è nata?
Io ho fatto solo un video per Superclassifica show dove la chitarra era più importante del piano.
Io scrivo con il pianoforte, la mia musica è pensata attraverso questo strumento e canto a mio adagio seduto sul piano.
Fin da quando ero piccolo, ho preso in mano questo strumento, anche se avrei voluto suonare anche la chitarra, visto che ammiravo un mio amico che la suonava mentre eravamo assieme, ma ero più predisposto per il pianoforte.
Il tuo ultimo libro "Io amo" sembra essere il racconto cantato del tuo percorso musicale. Hai pensato di portarlo teatro e di "musicarlo” prossimamente, quasi un libro cantato? Come quando prendevi testi o lettere e le trasformavi in canzoni?
Io ho uno spettacolo che si chiama Canzoni dietro allo specchio oppure Dietro le quinte di una canzone e lo faccio da 15 anni. Diciamo con il libro, questa scaletta emotiva prende lo spazio di un capitolo per ogni canzone. Ed è per questo che quello che tu dici ha un senso.
Per sottolineare questa cosa alla fine di ogni capito c’è un QR-code in modo che se in un capitolo parlo di canzoni anche minori o che magari non canto durante i miei spettacoli - che comunque hanno segnato un po’ la mia crescita artistica o il mio lavoro da autore - il lettore inquadrando il QR-code può avere la possibilità di andare ad ascoltare le mie canzoni e come se fosse un libro sonoro.
Oggi mettere un disco allegato è anacronistico: mi è piaciuta questa idea che rende il libro aperto!
Nei miei live io racconto come è nata Ti lascerò e la canto alla mia maniera, perché è un’interpretazione diversa rispetto a quella cantata da Fausto Leali e Anna Oxa.
Con Flavia Fortunato hai fatti altri progetti oltre Sanremo del 92?
Noi non eravamo destinati ad essere coppia fissa, ma abbiamo cantato in un mio album anche un altro pezzo “Nei miei pensieri” che trovi anche nel libro.
Cosa ne pensi dello scenario musicale attuale, dei nuovi giovani talenti?
Oggi i cantanti sono molto bravi, preparatissimi, hanno un talento incredibile anche perché noi ci rifacevamo agli artisti stranieri attraverso i cd, approfondimenti su noi stessi o andando all’estero proprio per cercare di esser contaminati.
Adesso con un click puoi decidere tutto quello che vuoi da casa e quindi esiste proprio una coniugazione artistica molto avanzata rispetto ai nostri tempi; noi lo eravamo di più rispetto agli anni 60, però quelli restano imbattili come numero di dischi venduti perché culturalmente la gente si affezionava a qualcosa che andava fisicamente a comprare e lo teneva in casa come se fosse un libro.
Invece la musica oggi la ascolti gratuitamente, la interrompi quando ti pare e rimane nella nuvola. Oggi è difficile che un ragazzo vada a comprare un disco perché decide di sposare quell’artista.
La musica ha sempre una forza evocativa. Stiamo un periodo vivendo non un proprio meraviglioso da un punto di vista degli entusiasmi e delle euforie. Ti parlo cosi, non perché ho una certa età, ma perché i giovani nei loro brani usano il rapper, il trapper per protestate e fare arrivare un messaggio di lamentela e di denuncia.
Un libro come il mio che si chiama IO AMO. Potrebbe sembrare anacronistico pero d’altronde, come ha detto qualcuno.. La vita è come una fotografia, se sorridi è meglio ( (io libro l’ho dedicato a mio padre, fotografo).
Questo libro l’hai concepito durante il covid?
E’ nato da un’intervista che ho fatto con un ragazzo, con un approfondimento che mi ha chiesto sui cartoni animati e abbiamo fatto una chiacchierata tipo quella che sto facendo con te e lui mi ha telefonato qualche mese dopo, dicendo ma tu hai mai pensato di fare un libro?
Io non ero così sicuro di farlo.. invece mi ha convinto dicendomi “ la tua storia è talmente trasversale, passi da Sanremo allo Zecchino alle sigle dei cartoni animati e brani un po’ complementari alla produzione di Sanremo”
Un esempio èColpevole portata da Arigliano (Premio della Critica) che si rifà agli studi che ho fatto agli inizi con il maestro Barzizza: questo rimane per me una magia che mi è capitata nella vita.
Questo libro, Io amo che prende spunto da una canzone è un atteggiamento quasi un modo di vivere il mondo.
Spero che si riesca leggere il libro non solo tecnicamente ma anche con tutto ciò che da una sensazione di romanzo.
Quale è il progetto che ti manca?
Una canzone che mi ha colpito da bambino “so far tutto o forse niente. da domani si vedrà e sarà quel che sarà!
il futuro è da scoprire