Cose da sapere per sopravvivere ad una catastrofe
Il continuo bombardamento mediatico informatico rendere ormai le persone incapaci di capire il vero dal falso. Mesi fa è stato il caso dell’allarme statunitense circa i preparativi fatti sotto forma di esperimenti per sopravvivere in caso di invasione di zombie o di alieni.
La domanda che molti lettori si fanno è sempre la stessa: “dobbiamo sapere qualcosa che non ci viene detto o ci viene nascosto? Ci stiamo preparando ad una catastrofe globale?”.
Nessuno sa dare una risposta certa ed univoca a questi interrogativi ma è notizia di queste settimane il fatto che in Svizzera, Toni Frisch, ex dirigente degli aiuti umanitari ed attuale coordinatore dell’Esercitazione di rete integrata Svizzera di Sicurezza (ERNS), da gennaio consiglia alle famiglie elvetiche di prepararsi a fare scorte di generi alimentari e di prima necessità.
Frish sostiene che sarebbe bene che le economie domestiche ritornino ad accumulare scorte in caso di emergenze, per la quantità di almeno 10 kg di peso per ogni genere alimentare.
Questa norma del sistema di autodifesa svizzero risale al passato ed è stato in vigore fino agli anni ‘90: ogni nucleo famigliare era tenuto a farsi una scorta di cibo a lunga conservazione per prepararsi all'occorrenza di un’invasione territoriale. Insieme ai rifugi anti-atomici, ora aperti alla fruizione del pubblico ed alla vendita, l’accorgimento sulle scorte fa parte della pragmatica mentalità mitteleuropea del piccolo paese elvetico, da sempre neutrale ma anche pronto a difendere il proprio territorio, ben fornito di basi militari antiaeree e di tobleroni in cemento, risalenti alla seconda guerra mondiale per evitare infiltrazioni di carri armati cingolati.
Una simulazione svoltasi alla fine del 2014 ha riprodotto una penuria di energia elettrica provocata da un finto attacco informatico a cui si è aggiunta una simulazione di presunta pandemia. L’esito ha destato molte preoccupazioni: gli esperti sostengono che bisognerebbe reintrodurre l’obbligo di stoccare in casa le scorte.
Il quotidiano Le Matin, recentemente, ha pubblicato l’articolo dal titolo: “Che cosa bisogna fare in caso di catastrofi“, con tanto di lista della spesa valida per famiglie composte da quattro persone e sufficiente per una settimana. Nella lista vengono citati: acqua, frutta secca, zucchero, olio, biscotti, carne in scatola, semi, pesce e verdure, cioccolato, latte ed un piccolo kit di emergenza composto da una torcia elettrica, alcune batterie, dei fiammiferi e prodotti per l’igiene.
Ovviamente nessuno o quasi sarebbe al 100% pronto a tali sciagure e, come afferma la Commissione di sicurezza nazionale, “quando i bancomat sono in tilt, capiamo quanto il nostro sistema sia fallibile”. Infatti sul Portale del Ticino è poi comparso un articolo intitolato: “Sempre più banconote da 1.000 sotto il materasso” ma è bene ricordare che alla lunga le banconote non avrebbero più molto valore in confronto al possesso di cibo, farmaci e armi, qualora l’emergenza fosse talmente grave da protrarsi per mesi o anni. E la durata di fenomeni di crisi globale e sociale nessuno la può conoscere.
La Svizzera sembra in preda alla paranoia o, per contro, ad un pragmatismo pre-apocalittico.
Chissà cosa si nasconde nelle trame della politica internazionale, dopotutto l’appuntamento escatologico del 2012 ha deluso le aspettative di molti…
Vari siti con target apocalittici si esprimono sulle cose da non tralasciare qualora l’apocalisse fosse alle porte: cito solo altre cose in più rispetto alla “lista della spesa svizzera”: riso, latte liofilizzato, alimenti per neonati, forbici, coltelli, garze, alcool, attrezzi da giardinaggio come piccole vanghe, lacci emostatici e kit di pronto soccorso.
Notare bene: mi preme ricordare che l’acqua sporca può essere bevuta con qualche piccolo accorgimento ovvero filtrandola con un panno o un lenzuolo non impermeabile che trattiene le impurità più grosse e, una volta raccolta in contenitori, va miscelata con 5 gocce di candeggina per litro di acqua! Quindi anche la candeggina diventa un prodotto indispensabile in questo contesto.
Sarebbe poi bene organizzarsi con persone fidate, mantenere buoni rapporti di vicinato per venirsi incontro alle esigenze reciproche e, qualora si decidesse di raggiungere mete meno abitate delle grandi e medie città, conoscere bene il territorio.
La presenza di personale con conoscenze medico-sanitarie garantisce una certa sicurezza in situazioni critiche: per i non addetti ai lavori è possibile reperire online (e quindi è bene stamparli nonostante siano composti in tutto da circa 700 pagine e scritti in inglese) due libri intitolati “where there is no doctor” e “Where there is no dentist”, in formato PDF, per avere un’infarinatura sulla medicina d’urgenza.
Per quanto riguarda l’incolumità bellica, affidandosi sempre al buonsenso ed alla fortuna, è bene sapere usare armi da fuoco (nei poligoni di tiro si tengono lezioni su come imparare a conoscere le armi e usarle), armi da taglio e conoscere discipline di difesa personale e combattimento, pur ricordando che l’arma più forte che ognuno ha sono il cervello e la furbizia.
Spero che questi suggerimenti non debbano mai servire, se non per proprio bagaglio culturale.
Stefano Todisco
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