Coronavirus: le risposte della virologa Callegaro dall’Ospedale di Bergamo
Nella lotta contro il Coronavirus che ormai si è diffuso su tutto il territorio, la città di Bergamo rappresenta il simbolo della lotta dei medici e degli infermieri, in uno scenario di costante emergenza che è diventato purtroppo “ordinario”.
Tra i medici in prima linea c’è la dottoressa Anna Paola Callegaro, medico virologo presso l'Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo e Segretario Aziendale presso il Papa Giovanni XXIII di ANAAO ASSOMED, il più importante sindacato della Dirigenza Sanitaria.
Prima di rispondere alle nostre domande, la dottoressa ha voluto iniziare con questa premessa:
L’ospedale è l'epicentro di questa epidemia e ha dovuto in pochi giorni riconvertirsi da ospedale ad Alta Specialità, in ospedale per la diagnosi e il trattamento di pazienti COVID-19 positivi con grande sforzo organizzativo e di personale, così anche il laboratorio di Virologia ha dovuto rapidissimamente essere pronto all'esecuzione di centinaia di tamponi nasali per la ricerca di Sars-Cov-2 provenienti dall'intera provincia di Bergamo. Purtroppo da settimane l'emergenza è diventata normalità.
Il test seriologico per valutare la presenza degli anticorpi (per chi ha avuto la malattia o no) quando sarà disponibile? Secondo lei, il suo utilizzo permetterebbe di uscirne prima?
Attualmente il test di riferimento per la diagnosi di infezione e che costituisce anche la base per l'indagine epidemiologica rimane la ricerca del genoma virale da tamponi nasali e altri materiali respiratori.
In verità test sierologici rapidi per la ricerca di anticorpi contro il virus sono già disponibili sul mercato. Sono necessari però dei protocolli di valutazione di questi test che ci diano informazioni sulla loro sensibilità e specificità e sulle loro applicazioni in ambito clinico ed epidemiologico.
Le faccio un esempio: potrebbero essere utili per valutare quanti tra gli operatori sanitari sono entrati in contatto con il virus anche se asintomatici o paucisintomatici.
Forse non sarebbe meglio concentrarsi sui farmaci che lo possono curare per non aumentare il numero delle vittime?
La ricerca e sviluppo dei vaccini è in corso da parte di diversi gruppi nel mondo e, sicuramente richiede tempi mediamente lunghi, l'OMS parla di 12-18 mesi. Dal punto di vista terapeutico invece, dovendo gestire i pazienti che hanno già contratto il virus, sono stati messi a punto dei protocolli di cura per antivirali e antiinfiammatori.
I farmaci antivirali andrebbero dati precocemente nelle prime fasi dell'infezione anche nei pazienti a domicilio proprio per prevenire forme più gravi che necessitano di ospedalizzazione e supporto ventilatorio.
Come gestire i sintomatici non gravi e gli asintomatici in modo che non finiscano tutti in ospedale e che non continuino a diffondere il virus?
Non diversamente dall'attuale, attraverso la quarantena per l'individuo sintomatico positivo o meno al tampone nasale e per i suoi contatti stretti. In questo contesto risulta estremamente importante il ruolo dei servizi sanitari territoriali per l'individuazione e la gestione del paziente al proprio domicilio.
Il coronavirus potrebbe causare solo tosse senza febbre e altro?
L'infezione da COVID-19 ha un ampio spettro di manifestazioni cliniche che va dall'assenza completa di sintomatologia a gravi forme di polmoniti interstiziali che esitano in insufficienza respiratoria. L'assenza di sintomatologia, è bene chiarire non comporta assenza di rischio di trasmissione.
C'è una relazione al fatto che Italia e Spagna hanno un tasso di mortalità più alto rispetto al nord Europa?
Il tasso di mortalità è un dato non ancora definitivo poiché è molto influenzato dal denominatore, costituito dal numero di test eseguiti e quindi di positivi confermati. In una fase iniziale dell'epidemia le disposizioni sui soggetti da sottoporre a tampone erano abbastanza variabili nei vari paesi.
Sicuramente l'Italia è stato il Paese apripista in Europa per trasparenza circa i dati epidemiologici. E' possibile che anche alcuni grandi eventi abbiano avuto un ruolo chiave nelle spread geografico del virus, come il match Valencia-Atalanta solo per citarne un esempio.
Cosa avverrà dopo la fase acuta e cosa accade a fine quarantena quando in quarantena ci sono famiglie intere che manifestano sintomi a catena e alcuni sono asintomatici?
E' difficile prevedere le modalità di ritorno alla normalità. Sarà probabilmente un recupero lento caratterizzato dall'esaurirsi dei focolai in atto e l'assenza di casi di nuova insorgenza.
Ringraziamo la virologa per la sua disponibilità malgrado le circostanze e il pochissimo tempo a disposizione.