Cambiamenti climatici: i retroscena
La questione, ovvero il problema del clima, che oggi pare divenuto il problema dei problemi, addirittura questione di vita o morte. Al proposito, dopo aver letto quanto dichiarato dall'analista geopolitico William Engdhal e la sua tesi sulla guerra del petrolio, mi sento di portare una riflessione.
Lo studioso ritiene che tutto questo clamore sia orchestrato da una regia ben precisa, e che la regia altro non sia che il potere della grande finanza mondiale, la quale si starebbe servendo in modo spregiudicato di una ragazzina che risponde al nome di Greta Thunberg, gettata al pasto mediatico per creare allarmismo e portare così verso una totale economia verde.
Diciamocelo francamente, è difficile non credere che dietro alla ragazzina non ci sia una regia ben orchestrata, tanto che il professore Engdhal afferma che due sono gli uomini chiave dietro questa colossale operazione, il banchiere inglese Mark Carney, capo della Banca d'Inghilterra e Al Gore fervente ambientalista e ricco presidente del gruppo Generation Investment impegnato sulla sostenibilità ambientale, e non sono i soli.
Sarò malfidente, ma se davvero questi fossero i registi, qualche dubbio mi permetto di averlo. Come si è arrivati alla Thunberg? La cosa si deve a una Ong svedese, la "We don't have time", ossia "Non abbiamo più tempo", fondata da tale Ingmar Rentzhong, esperto di campagne pubblicitarie e uomo, guarda caso, di Al Gore. Il "non abbiamo più tempo" è divenuto lo slogan di Greta, detto e stradetto in ogni occasione per incutere allarmismo e paura. Il settimanale tedesco Der Spiegel ha accusato Greta, presente nel comitato consultivo di una fondazione affiliata, di essere "una marionetta in mano a lucrosi burattinai".
La stoccata ha visto Greta dimettersi dalla Ong e affermando di non aver mai preso nessun compenso in denaro. È indubbio che la ragazzina è divenuta una icona mondiale e che molti, soprattutto giovani, sono pronti a invadere le piazze per la rivoluzione verde. Il fatto che dietro vi siano banchieri e alta finanza non può non portare a porsi qualche seria domanda, evitando di lasciarsi incantare dalle sirene dell'allarmismo a tutti i costi. Che vi sia un problema ambientale non c'è dubbio, che bisogna mettersi d'impegno a trovare soluzioni intelligenti anche, che siano però scevre da ideologie totalitarie infarcite di facili slogan come "non abbiamo più tempo".
L'umanità è sempre riuscita a far fronte alle calamità, con il buon senso e l'operosità saggia e solerte, mai lasciandosi comandare dalla paura o dalle minacce catastrofiche, che portano a soluzioni affrettate e, a volte, controproducenti. Quindi? Quindi affrontare il problema liberi da paraocchi e paure ma per il vero bene della persona e della natura, che non sono nemici, ma collaboratori. Il punto focale è: c'è la volontà politica e di ogni cittadino di farlo? Se si, non c'è bisogno di finanzieri e banchieri speculatori che hanno l'unico scopo di arricchirsi ulteriormente di denaro e di potere per mettere mano a migliorare il clima, se ognuno fa la sua parte con onestà la "malattia" è sanata.
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