Il Quarto Stato come non l’avete mai visto. Dieci anni di ricerca in mostra al Museo del Novecento
La consapevolezza della propria missione intellettuale e la necessità di costruirsi una più articolata cultura filosofica e scientifica. Diverse fasi di studio e di creazione che corrispondono a sperimentazioni tecniche e compositive. È tutto questo che portò Giuseppe Pellizza da Volpedo a dipingere una delle opere che hanno segnato il XX secolo non solo dal punto di vista artistico, ma anche sociale e della comunicazione, Il Quarto Stato.
I primi bozzetti dello studio che avrebbe portato alla realizzazione dell'opera furono sviluppati nel 1892, dopo aver seguito da vicino le vicende storiche che vedevano manifestazioni di protesta contadine e operaie, in una tela dal titolo Ambasciatori della fame.
Pellizza sceglie la piazza davanti a palazzo Malaspina, a Volpedo come luogo e tempo dell'azione per raffigurare uno sciopero in un contesto urbano in un dipinto risolto a colori luminosi a larghe pennellate, che fa si che lo spettatore abbia l'impressione di assistere a un evento che non è giunto ancora al suo apice.
Nel corso del 1893-94, abbandonando la tecnica a larghe pennellate adottò una tecnica divisionista con piccoli punti e linee di colori divisi e disposti puri sulla tela, e decise di riproporre il tema in un nuovo quadro di più grandi dimensioni.
Dal 1895, l'artista decise di approfondire il rapporto tra figure e spettatore. Sviluppò il soggetto su una tela intitolata in seguito Fiumana, conservata nelle sale di Brera, che contiene segni e precise indicazioni di una rielaborazione dell'impianto compositivo e delle risoluzioni formali e luminose, rielaborazioni compiute da Pellizza direttamente su tela finita.
Ad opera completata nel 1896, volle fotografarla proprio sulla piazza dove era stata eseguita, testimonianza oggi preziosa perché documenta lo stato originario dell'opera, le scelte dell'artista, in riferimento nello specifico alla disposizione di alcune figure, prima che egli stesso, accorgendosi di un errore di luce nel rapporto fra il terreno della piazza e la cromia delle vesti della schiera, incominciasse a ridipingere tutta la tela.
Questo percorso ideale che vi ho appena descritto è per dimostrarvi che Il Quarto Stato rappresenta l'esito di una ricerca lunga e appassionata, nella quale alla rielaborazione pittorica il pittore accompagnò letture sempre più attente alle problematiche sociali.
Il Quarto Stato dipinto tra il 1898 e il 1901, vide l'artista impegnato continuamente per ben tre anni nel dipingerlo dal vero, lavorando su una piazza di Volpedo posta in posizione elevata ai margini dell'abitato: una piazza aperta a metà '800, quando il recinto di mura fu parzialmente abbattuto, in rapporto diretto con la campagna circostante.
È proprio su questo spazio che il pittore portava la sua tela, sulla quale operava distribuendo i colori con pennellate corpose, a impasto bianco d'argento e terre, al fine di formare un sostrato consistente, per poi finire con i rossi, gialli, verdi e blu resi a punti, tratti e linee in infinite moglie Teresa, eliminando alcune architetture di fondo per sottolineare nel percorso dei lavoratori il passaggio da un'età più oscura in un possibile e sperato tempo più felice, dato dal progresso della classe lavoratrice.
L'esposizione nello spazio mostre al piano terra del Museo del Novecento all'interno di un percorso suddiviso in tre sezioni, documenta attraverso circa trenta opere tra bozzetti, dipinti , disegni - tra i quali dipinti come Fiumana, Ambasciatori della Fame, Gruppo di Lavoratori, Muro di cinta con verzura e ovviamente Il Quarto Stato - di Pellizza da Volpedo e l'analisi radiografica a grandezza naturale della celebre opera, come ad ogni fase creativa corrisponda una peculiare sperimentazione tecnica e compositiva.
Attraverso lo studio e la curatela di Aurora Scotti, si mette a fuoco la complessità dei valori e dei significati de Il Quarto Stato che, dopo una lunga permanenza alla Galleria d'arte moderna di Milano, è oggi esposto al Museo del Novecento ad aprirne il percorso museale. Un punto di partenza per riflettere su una possibile ricollocazione dello stesso: il Museo, infatti, chiederà ai cittadini e ai visitatori di esprimere il loro parere in merito ad un eventuale ricollocazione del capolavoro di Pellizza, trasformando così l'atrio in una nuova sala museale.
Giuseppe Pellizza da Volpedo e Il Quarto Stato. Dieci Anni di ricerca appassionata
Dal 15 novembre 2013 al 9 marzo 2014
Museo del Novecento
via Marconi 1, Milano
Orari: lunedì 14.30 – 19.30; martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30 – 19.30; giovedì e sabato 9.30 – 22.30
Potrebbe interessarti anche: