Costantino e l'Editto di Milano: armi e armature dal tardo Impero
A mille e settecento anni dalla promulgazione dell’Editto di Milano, dal 1 al 15 dicembre la cittadina brianzola di Giussano celebra la grande ricorrenza Costantino e l’Editto di Milano: Cristianesimo e culti antichi per una nuova identità. La mostra è stata allestita a villa Mazenta, edificio storico progettato da P. Tibaldi nel XVI secolo.
La prima sezione tematica, supportata da pannelli esplicativi, illustra il rincorrersi degli eventi storici e i protagonisti dell’età Tardoimperiale (la tetrarchia, la nota battaglia del Ponte Milvio e il concilio di Nicea, con occhio di riguardo al processo di cristianizzazione del territorio brianzolo).
Su tutto spicca la figura dell’imperatore Costantino e lo storico Editto di Tolleranza del 313 d. C, che equiparò il Cristianesimo alle altre religioni professate nell’impero Romano. La mostra non si limita a una semplice cronaca di fatti storici, bensì vuole indagare in maniera profonda quel momento cruciale di svolta.
La personalità di Costantino, spesso enigmatica, qui è scandagliata a fondo: ci si chiede se l’imperatore fosse davvero credente e come si rapportò con l’antica eredità pagana. Viene data visibilità anche alle leggende che coinvolsero lui e sua madre Elena, come il sogno prima della battaglia e la conversione.
La grande sorpresa è costituita dalla seconda parte della mostra, volta al completamento della prima. Tra i colonnati della sala neoclassica, difatti, sono esposti manichini muniti d’armi e armature del IV secolo: riproduzioni fedeli ai veri modelli d’equipaggiamento del tempo, realizzati con la collaborazione della Legio I Italica.
Ecco perché “Costantino e l’Editto di Milano” non è un’esposizione come altre. Il suo punto di forza è dato da un approccio nuovo, didattico e sperimentale.
L’esposizione, curata da Elena Percivaldi, storica e saggista, è stata concepita per coinvolgere i visitatori nel modo più chiaro possibile. L’importanza storica del cosiddetto “Editto di Tolleranza”, atto la cui portata avrebbe cambiato il volto religioso e culturale d’Europa, può essere compresa attraverso la fruizione combinata di spiegazioni e immagini.
A tal proposito, analizziamo da vicino il brillante allestimento: al centro della stanza con vessillo e anasthasis ai lati, campeggiano cinque guerrieri. I primi due sono muniti di scudi con cristogrammi dipinti ed elmi spanghenhelm e intercisa: il primo germanico, il secondo mediato dalla cultura persiana.
Un equipaggiamento composto da pezzi diversi che ci ricorda come fosse usuale, al tramonto dell’Impero, intruppare truppe ausiliarie romano – barbariche, provviste di armamenti misti. Il manichino al centro indossa una brunia lamellare con placche a “esse” tipiche dei guerrieri longobardi (ai tempi erano impiegati come mercenari), sebbene mediate, come l’elmo àvaro, dal mondo dei cavalieri delle steppe. Gli ultimi due modelli, decisamente orientali, mostrano un’altra corazza a lamelle, tunica, arco lungo e due differenti tipi di elmi: uno partico, l’altro sassanide.
Questi elementi li contraddistinguono come soldati persiani, acerrimi nemici prima dei romani e in seguito dei bizantini.
Teche allestite tutt’attorno alle pareti espongono ulteriori modelli, per una panoramica a 360 gradi volta a proporre, tra gli altri esempi, asce da lancio, frecce arpionate, turiboli e altre copie di elmi: come quelli serbi di Berkasovo (gli autentici erano in mostra a “Costantino, 313 d. C” in palazzo Reale) e perfino il celebre modello sassone di Sutton Hoo del British Museum, contemporaneo e corrispondente a quello indossato da Beowulf nell’omonimo celebre poema (VI-VII secc.)
L’inaugurazione del primo dicembre scorso è stata accompagnata da una visita guidata della mostra da parte della curatrice in persona, più svariate attività didattiche per il pubblico a cura della Legio I Italica e uno stand librario a cura dell’Associazione Culturale Identità Europea.
Venerdì 13 dicembre alle ore 21, infine, l’eclettica Elena Percivaldi presiederà la conferenza finale, avente a oggetto “Costantino ed Elena nell’iconografia e nell’arte”, dove le figure dell’imperatore, di sua madre e le leggende che li videro protagonisti saranno rilette a partire dalle loro rappresentazioni, e reinterpretate attraverso la storia dell’Arte.
L'evento è stato realizzato in collaborazione con l'Associazione Culturale Identità Europea, Perceval Archeostoria, Legio I Italica e Officine Briantee. La rassegna è sponsorizzata da Carrefour e Gelsia.
Marco Corrias
Costantino e l’Editto di Milano. Cristianesimo e culti antichi per una nuova identità
1-15 dicembre 2013