Storia di un quadro leggendario: il quarto stato di Volpedo
La vicenda che ha portato Giuseppe Pellizza da Volpedo, uno dei pittori più noti di fine Ottocento, alla creazione del suo capolavoro “Il Quarto Stato” ha radici molto complesse che affondano nella vita dell’artista lombardo.
Fin da adolescente il pittore, nato a Volpedo nella pianura lombarda il 28 luglio del 1868 da una famiglia di contadini, si interessò all'arte e al disegno, tanto che ben presto suo padre lo iscrisse all'Accademia di Brera, da dove usci nel 1887 con ottimi voti e numerosi premi vinti ai concorsi d’arte.
Grazie anche a due maestri, Giuseppe Purcelli e Pio Sanquirico, Pellizza da Volpedo prese la decisione di studiare a Roma presso l’Accademia di San Luca, che all'epoca teneva a Villa Medici corsi di scuola libera del nudo per conto dell’Accademia di Francia.
Dopo poco tempo lo spirito ribelle del giovane pittore lo portò a Firenze, dove cominciò ad interessarsi al disegno, pur rimanendo molto deluso dallo spirito classicista dei pittori dell’epoca, orientati verso un’arte ridondante e patriottica.
A seguito di un viaggio a Parigi nel 1889, in cui approfondì gli effetti di luce nella pittura impressionista, Volpedo decise di tornare a vivere nel suo paese natale; questo rappresentò il punto di svolta della sua vita, in quanto cominciò ad avvicinarsi alle teorie socialiste della sua epoca, che ben presto lo avrebbero spinto a concepire l’idea del suo capolavoro, idealmente dedicato alle masse contadine e operaie schiacciate dal potere dei più forti.
Nel 1892 Volpedo completò gli Ambasciatori della Fame, che raffigura un gran numero di contadini e poveri nella piazza del suo paese natale in procinto di arrivare presso il municipio, visti dall'alto e con un vuoto in primo piano, come se che lo vedesse assista ad un’azione non del tutto compiuta.
Insoddisfatto del risultato, nel luglio del 1894 il pittore lavorò alla seconda versione, detta Fiumana, in cui il soggetto rimase immutato, ma ci furono numerose varianti, come la presenza sulla destra di un gruppo di persone che corrono a chiamare altri contadini ad unirsi al corteo e una donna con un bambino in braccio al posto del ragazzo della prima versione.
Dopo tutto questo Pellizza era ormai pronto per lavorare a “Il Quarto Stato” lavoro che lo impegnò per ben tre anni, dal 1898 al 1901.
Utilizzando come modelli molti dei suoi concittadini e la sua stessa famiglia, come la moglie Teresa, il pittore concepì un’opera che ancora oggi non ha eguali nella pittura del primo Novecento.
Lo sfondo privo di riferimenti precisi e la schiera in secondo piano sono delineate secondo un nuovo rapporto pittorico con linee di forza ben evidenziate dal colore giallo rosato che da una tonalità cromatica tutta nuova all'insieme, visto come il passaggio da un periodo oscuro al nuovo progresso della classe lavoratrice.
Ma quando l’opera venne presentata a Torino, nel 1902, molti amici e colleghi del pittore rimasero delusi e sconcertati da quello che videro, tanto che Pellizza da Volpedo cadde in uno stato di profonda depressione e si ritirò per alcuni anni.
Dopo un viaggio nel 1904 in Engandina sembrò che per il pittore potesse ricominciare tutto da capo, ma la morte della moglie per parto lo gettò nella più profonda disperazione, tanto che il 14 giugno del 1907 si tolse la vita, impiccandosi nel suo studio di Volpedo.
Guida alle varianti e studi di Il Quarto Stato:
1) Ambasciatori della fame (1891 – 92)
Prima olio su tavoletta, poi su tela.
E' il nucleo primordiale da cui scaturirà tutta l’idea centrale dell’opera. Entrambi le versioni sono conservati in collezioni private.
2) Paesaggio: Piazza Malaspina a Volpedo (1892)
Olio su tela
Rappresenta una fase transitoria del lavoro di Volpedo.
Collezione privata.
3) Ambasciatori della fame (1893 – 94)
Schizzo su carta marroncina; è uno dei primi passi verso la “Fiumana”. Collezione privata.
4) Fiumana (1895 – 96)
Monumentale tela ideata dopo un lungo iter che contiene in se tutto quello che sarà “Il Quarto Stato”.
Olio su tela, cm 255x488
Milano, Pinacoteca di Brera, Sala XXXVIII
5) Il Quarto Stato (1901)
Olio su tela, cm 293x545
Milano, Museo del Novecento
Tutte le varie versioni e lo stesso Il Quarto Stato permettono agli appassionati e studiosi d’arte di visionare questo titanico lavoro di preparazione e ricerca.
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