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Lovere: tesoro del Lago d’Iseo

lovere 1Allo sbocco della Valle Camonica e Cavallina sul Lago d'Iseo: il Tesoro Nascosto della Lombardia, in provincia di Bergamo, si trova Lovere, considerato uno dei borghi più belli d’Italia.

Il nome dialettale del paese (Lòer) potrebbe ricondursi all'antico "Luar" che in longobardo significava luogo basso, poiché Lovere si trovava in una zona paludosa ai piedi delle montagne.

In posizione geografica strategica, Lovere era abitata già in epoca preistorica e romana. Durante il Medioevo, mentre era al centro di contese fra Guelfi e Ghibellini, fu fortificata con mura e torri. 
Nel XV secolo, grazie alla ricchezza accumulata con la produzione e il commercio dei panni di lana, Lovere si abbellì di pregevoli edifici, poi la lavorazione del ferro divenne l’attività̀ economica prevalente, che si trasformò in vera e propria industria nel XIX secolo quando si fusero i cannoni per la Repubblica di Venezia e successivamente per Napoleone. 

Tra i suoi concittadini, Lovere ha le sante Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa, vissute tra il XVIII e il XIX secolo che aiutavano orfani, ammalati, carcerati e poveri, per cui fondarono l’Istituto delle Suore di Carità nel 1832.

Un altro personaggio legato al piccolo borgo fu Lady Mary Wortley Montagu, moglie dell’ambasciatore inglese, che si stabilì a Lovere intorno al 1747 con un palazzo in paese e una fattoria in campagna. Il primo divenne un punto d’incontro per le personalità note della zona, la seconda incrementò la sua produzione con l’introduzione di metodi portati dall’Inghilterra.

Una serie di palazzi costruiti con buon gusto e perfetto senso architettonico fa da degna cornice alla piazza del porto, una delle più belle dei laghi lombardi.

Dal porto poi si arriva in piazza Vittorio Emanuele II, dove confluiscono tutte le vie piccole e strette del borgo medievale.

Molto bella è la chiesa di San Giorgio, eretta alla fine del XIV secolo dove si trovava la medievale torre Soca, che conserva una grandiosa tela posta sulla controfacciata con Mosè che fa scaturire l’acqua dalla rupe, opera del pittore fiammingo Jean de Herdt del 1657, oltre alla pala dell’altare sinistro dipinta da Gian Paolo Cavagna con l’Ultima cena, e a quella dell’altare maggiore del bresciano Antonio Gandino.

Sul lungolago si trova il palazzo che ospita la Galleria dell’Accademia di belle arti Tadini, costruito in stile neoclassico tra il 1821 e il 1826 allo scopo di ospitare le ricche collezioni d’arte del conte Luigi Tadini, venne aperto al pubblico nel 1828 e che oggi ospita le raccolte in 33 sale.

Tra le numerosissime opere esposte, da ricordare sono il gruppo di opere di Antonio Canova, con il bozzetto in terracotta della Religione e la Stele Tadini, collocata nella cappella gentilizia, tra le ultime e più belle opere del grande scultore, oltre a quelle di Jacopo Bellini, come la Madonna con Bambino, del veronese Francesco Benaglio, di Paris Bordon, di Palma il Giovane, e per l’Ottocento i dipinti di Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto, fra’ Galgario, Giandomenico Tiepolo, Francesco Hayez e Cesare Tallone.

E’ anche presente una ricca collezione di porcellane, tra cui pezzi delle manifatture di Sèvres, Meissen, Hochst, Capodimonte e una sezione di arte moderna contemporanea.
Proseguendo per il lungolago, ricco di ville e palazzi come il cinquecentesco palazzo Marinoni e villa Milesi con il suo parco, si arriva all’imponente basilica di Santa Maria in Valvendra, edificata dal 1473 e consacrata nel 1520, che da’ il nome al borgo rinascimentale di Santa Maria, e una strada fiancheggiata da case del Quattrocento e Cinquecento che porta al borgo medievale.

La Basilica ha un interno a tre navate, suddivise da dodici colonne, con le cappelle sul lato sinistro.

L’opera più celebre sono le grandi ante dell’organo, collocate prima nel Duomo Vecchio di Brescia, e dipinte all'esterno da Floriano Ferramola con l’Annunciazione e, all'interno, da Alessandro Bonvicino detto il Moretto, con i Santi Faustino e Giovita a cavallo.

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