L'Albero della Vita e l'Acquario civico: due simboli di Expo a confronto
Il 2015 è stato un anno memorabile per Milano, una città trasformata dalla magia dell'Expo, evento che ha radunato milioni di turisti provenienti da ogni angolo del pianeta. Questa Esposizione Universale non solo ha messo in luce la vibrante metropoli lombarda ma ha anche dimostrato la capacità di Milano di offrire un'esperienza culturale e sociale di primo livello, superando brillantemente la prova di sicurezza, nonostante le sfide iniziali.
Il Confronto tra i Simboli di Due Ere
Milano ha ospitato due Esposizioni Universali, la prima nel 1906 e la più recente nel 2015, ognuna con un simbolo distintivo: l'Acquario Civico e l'Albero della Vita. Questi due emblemi rappresentano non solo l'evoluzione architettonica e culturale della città ma anche il cambiamento nei temi e nei valori che ogni Expo ha voluto promuovere.
L'Acquario Civico: Un Gioiello Liberty
L'unico edificio rimasto dal primo Expo, l'Acquario Civico, è un capolavoro in stile liberty che ancora oggi si erge tra l'Arena Civica Gianni Brera e i palazzoni di Via Legnano. Decorato con motivi floreali e simboli marino-acquatici, quest'opera di Sebastiano Locati continua a raccontare la storia di un'era ormai lontana.
L'Albero della Vita: Un Totem Moderno
Expo ha avuto un grande simbolo, che è stato l'Albero della Vita. Prima di parlare di questo totem del 2015, però, sarebbe opportuno partire con un confronto con il simbolo dell’altra Esposizione Universale ospitata da Milano, quella del 1906. Forse pochi lo sanno, ma l’unica costruzione emblema del primo Expo di Milano arrivata fino a noi è stata quella dell’Acquario civico di Milano che, oggi, appare nascosto tra l’Arena Civica Gianni Brera e i palazzoni di Via Legnano.
Un edificio liberty, in linea con il gusto dell’epoca, decorato con motivi floreali, maioliche, simboli marino-acquatici in cemento, che si presentava ai visitatori nel suo splendore, nei pressi dell’antica piazza d’armi con la trionfale statua di Nettuno situata ancora oggi nella nicchia centrale della facciata. L’area scelta per il primo Expo fu quella tra parco Sempione e il Castello Sforzesco di Milano, dove oggi si trova ancora l’Acquario, mentre il tema fu quello dei trasporti, in funzione celebrativa per l’apertura del nuovo traforo ferroviario del Sempione: venne aperta anche una zona dedicata alla Piscicoltura, dove trovò luogo il palazzo liberty simbolo dell’Esposizione, unico edificio concepito dall'architetto Sebastiano Locati per rimanere in loco anche dopo la fine dell’evento. Si scelse, quindi, un simbolo orizzontale, decorativo e trionfale, un blocco di cemento su cui furono inseriti mille orpelli tipici del liberty, in voga in quegli anni.
Per Expo 2015, invece, il tema scelto del cibo, in linea con lo slogan “Nutrire il Pianeta”, ha imposto un simbolo meno decorativo e più funzionale alla complessa questione alimentare mondiale, legata al problema della fame nelle zone più povere della Terra. Innanzitutto si è scelto un totem, e non un edificio, un elemento verticale che, con i suoi trentasette metri di altezza, giganteggiasse sullo spazio espositivo situato tra Milano, Rho, Pero e Baranzate.
Esso è stato chiamato “Albero della Vita” e si può immaginare come un simbolo delle fonti di nutrimento universali come l’acqua che scorre ai suoi piedi e i frutti che pensiamo pendano dai suoi rami, ma anche come a un moderno albero della cuccagna su cui, però, nessuno può più arrampicarsi. Si è scelto di posizionarlo al margine nord del Cardo, ovvero il punto più scenografico dell’Esposizione Universale, al centro di un laghetto, chiamato Lake Area, che, di sera, una volta illuminato, ha sempre prodotto giochi d’acqua e luci in grado di attrarre migliaia di persone nei pressi del Padiglione Italia, luogo simbolo dell’amministrazione statale di casa nostra.
La sua struttura è un complesso intreccio di legno e acciaio, realizzata da un consorzio, Orgoglio Brescia, il quale si è ispirato al nostro Rinascimento. Si faccia caso, ma la chioma dell’Albero della Vita riprende il disegno geometrico a losanghe di Michelangelo per la risistemazione della Piazza del Campidoglio a Roma, concepita come un’allegoria delle costellazioni. Per l’ideatore dell’Albero, il direttore artistico del Padiglione Italia, Marco Balich, questa struttura si pone a metà tra scultura, opera d’Arte, installazione e totem che rimanda alle culture primitive, le quali lo vedono come il simbolo della Natura Primigenia. La sua verticalità non è solo una tensione verso l’Eterno, in senso religioso, ma anche uno slancio verso il Futuro, l’Innovazione e la Tecnologia, in grado di dare un messaggio positivo e ottimistico al nostro Paese e al Mondo.
L’Albero della Vita, con il Padiglione Italia, è una delle poche strutture rimaste nel sito di Rho, ma, sul suo futuro ci sono molte ipotesi. La prima, e più significativa, definitivamente naufragata a causa della scarsa fattibilità dell’operazione, è stata il suo trasferimento in Piazzale Loreto, al centro della rotonda stradale, in modo da farne un “Carrefour” alla francese. Se ne sono susseguite altre, ma sia l’ex commissario Expo (ora candidato alle primarie PD per il sindaco di Milano) Giuseppe Sala che la collega Diana Bracco del Padiglione Italia si sono sempre opposti, citando il successo della struttura e degli spettacoli a esso legati nel luogo in cui l’Albero si trova dalla fine di aprile del 2015, oltre che l’endorsement a favore dell’installazione da parte del Presidente della Repubblica Mattarella, il quale ha parlato di eredità simbolica di Expo per la Milano del futuro, con le radici nel Passato e i rami protesi verso il Futuro.
Di sicuro, con il 2016, partirà la riqualificazione dell’area Expo, un tempo occupata da una raffineria petrolifera, e, per ora, Regione Lombardia e i Comuni interessati parlano di un grande evento il Primo Maggio del prossimo anno come commemorazione di Expo e come celebrazione di questo simbolo, i cui sponsor, Coldiretti e Pirelli, hanno dichiarato di voler rinnovare il loro impegno economico a favore della struttura per altri dieci anni. Un segno molto chiaro, quindi, che fa intuire la volontà di mantenere Albero della Vita e Padiglione Italia in loco, in un’area che, con buona probabilità, potrebbe diventare una zona universitaria simile a un campus all’americana, dove potrebbe anche essere spostata la facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Milano, per mantenere un nesso tematico tra quello che è stato Expo 2015 e quello che sarà il suo Futuro.