Conoscere Milano, una VIA la sua storia: via sant'Antonio
Questa volta vi voglio parlare della via Sant'Antonio, che si trova parallela alla via Larga e via Festa del Perdono dall'altra, tra il Duomo di Milano e l'Università statale.
Qui sorge anche una chiesa risalente al XIII secolo, che ha poi dato il nome alla Via. Il complesso venne edificato dai frati Antoniani di Vienne, i quali si dedicavano alla cura dell'erpes zoster, più noto come "fuoco di sant'Antonio", che è una malattia, una volta piuttosto in voga, della pelle con dolori e bruciori piuttosto intensi.
Il convento si poteva benissimo identificare come una sorta di ospedale, proprio per curare questo male. Sappiamo poi che quando Francesco Sforza decise di riunire tutti i centri di cura nella "Ca' Granda", che è poi l'Ospedale Maggiore di Milano, il convento perse la sua funzione di luogo di cura.
Gli Antoniani, il cui nome esatto era "Canonici Regolari di Sant'Antonio di Vienne" , Ordine ospedaliero e monastico – militare medievale, chiamati anche "Cavalieri del Fuoco o del Tau", riuscivano a mantenere il loro ospedale grazie all'allevamento di maiali che affidavano a contadini e che marchiavano con una T, e che potevano pascolare e muoversi con tutta tranquillità poiché protetti niente di meno che dai Visconti.
Nel 1577, con una azione del vescovo Carlo Borromeo, il complesso viene affidato all'Ordine dei Chierici Regolari Teatini, che usano far precedere al loro nome la sigla C.R. Ordine fondato da Gaetano Thiene, proclamato poi santo da papa Clemente X. I nuovi proprietari fecero ricostruire la chiesa e sistemare i chiostri. Sino alla metà degli anni settanta del Settecento nella piazzetta davanti alla chiesa una colonna con un tabernacolo in stile gotico. Il consiglio è quello di visitare senz'altro questa bella chiesa aperta dalle ore 10.00 sino alle 18.00 per tutto il mese di ottobre, mentre da novembre a febbraio l'orario è dalle 10.00 alle 14.00. Ecco cosa scriveva, sulla bellezza dei dipinti della chiesa, il Prefetto della Provincia di Milano Carlo Torre:
"Non evvi effigie che non paia uscita dal Paradiso alle
bellezze che mostra la carnagione all'è evidente,
palpabile, direste tutti questi sembianti vivi"
Ovviamente la presenza dei frati Antoniani diede il nome alla via, identificata con sant'Antonio abate, detto anche sant'Antonio del fuoco o l'anacoreta, che, nell'iconografia, è rappresentato con un porcello ai suoi piedi, che identifica non solo l'attività economica degli Antoniani ivi residenti, ma soprattutto il demonio reso però innoquo. La presenza anche di un fuoco vuole identificare la sua capacità di intercedere per la guarigione dei malati del "fuoco di sant'Antonio".
È altresì considerato protettore dei Vigili del Fuoco. Porta con se un bastone con legata una campanella e circondato da una serie di animali domestici, tanto che ne è divenuto il protettore, e la chiesa il 17 gennaio, giorno a lui dedicato, procede alla benedizione degli animali. In alcune località in occasione della Sua festa si accendono dei falò di Sant Antonio.
Non mancano proverbi e modi di dire riferiti a questo Santo, uno dei più noti e che probabilmente molti conoscono è questo, che si invoca quando si è perso qualcosa e non si riesce più a trovare, dice così:
"Sant'Antonio delle barba bianca fammi trovare quello che mi manca, sant'Antonio del porcello fammi trovare proprio quello".
Molte delle devozioni popolari vedono questo Santo nelle rappresentazioni sacre in diverse regioni italiane, tutte molto spettacolari. Tante sono le località di cui è il Patrono, in Lombardia abbiamo Berbenno in provincia di Bergamo, Introbbio a Lecco, Pian Camuno nel Bresciano, Pozzo d'Adda provincia di Milano, Ruino nel pavese e altri ancora.
Come si può notare, una semplice via può nascondere una storia ricca e affascinante.
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