Due cripte e due storie milanesi: San Sepolcro e San Giovanni in Conca
All'interno delle chiese, spesso, le cripte sono i luoghi più misteriosi e affascinanti. Situate sotto il pavimento del presbiterio, queste strutture sono le parti più antiche degli edifici e contengono, nella gran parte dei casi, sepolture di santi, martiri, vescovi o anche di personaggi illustri. Spesso si tratta di piccoli vani che riproducono, a livello planimetrico, la pianta del presbiterio sotto cui si trovano, ma, a volte, si possono anche trovare esempi di cripte estese sotto il transetto, con un numero variabile di navate suddivise da meravigliose selve di colonne.
A Milano, sono famose le cripte del Duomo di Milano e di Sant'Ambrogio, ma due meno conosciute meritano un racconto, e anche una visita.
La cripta di San Sepolcro
La prima è quella di San Sepolcro, situata sotto la chiesa, oggi attigua all'Ambrosiana, costruita tra il 1030 e il 1100, poco prima di quella Prima Crociata che fu oggetto di una famosa opera di Verdi, e per tale motivo dedicata al luogo di sepoltura di Cristo, che i crociati intendevano liberare dal dominio turco. La cripta è una struttura dell’XI secolo, perfettamente conservata (i restauri sono terminati nel 2019), e uno dei migliori esemplari milanesi, anche se in parte manomesso nel Seicento. Tale cripta era collocata al livello dell’antico Foro romano: la pavimentazione, in pietra bianca di Verona, proviene proprio dall'antica piazza di quella che si chiamava Mediolanum.
La struttura si mantiene a cinque navate, suddivise da graziose colonnine conservatesi nonostante le manomissioni seicentesche operate, all'interno della chiesa, da Aurelio Trezzi. La cripta di San Sepolcro è anche famosa per essere ricca di opere d’Arte: sulla parete destra, troviamo un frammento di affresco, datato 1519, di Bernardino Luini, il maestro che, meglio di ogni altro, seppe cogliere l’eredità di Leonardo da Vinci, mentre, davanti all'abside, campeggia, all'interno di un recinto grigliato, un sarcofago trecentesco con bassorilievi raffiguranti scene della Passione. Dietro, si trova il Monumento alla Deposizione, terracotta universalmente attribuita allo scultore quattrocentesco Agostino de’ Fondutis. Sopra, nella volta, sono emerse tracce di affreschi duecenteschi raffiguranti una volta celeste. Questo luogo venne scelto da San Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano tra il 1566 e l’84, come luogo personale di preghiera, proprio per la sua dimensione intima, che lo indusse a definire la cripta di San Sepolcro come “palestra dello Spirito Santo”. A ricordo dell’episodio, venne posta, davanti al recinto grigliato, una statua del santo in preghiera.
La cripta di San Giovanni in Conca
Spostiamoci, quindi, in Piazza Missori, dove si trovava la chiesa di San Giovanni in Conca. Ancora oggi, sull'angolo con Via Albricci, campeggiano l’abside romanica, sotto la quale si trova la cripta, della chiesa, di fondazione paleocristiana nel V secolo, ma rifatta nell’XI e, poi, nel XIII. L’edificio divenne mausoleo dei Visconti (qui si trovava il sepolcro di Bernabò, opera di Bonino da Campione, oggi al Castello) ma, con l’apertura dei nuovi assi viari Mazzini e Albricci, oltre alla creazione di Piazza Missori, con la fine dell’Ottocento, venne in gran parte demolita.
La facciata venne smembrata e ricostruita, nel 1949, come ingresso per la chiesa valdese di Via Francesco Sforza. La cripta si trova all'interno di un’area che i romani avevano già adibito a quartiere residenziale, come provano i mosaici pavimentali oggi custoditi al Museo Archeologico in Corso Magenta. La cripta della chiesa conserva ancora tracce romane e medievali, testimonianze dirette del destino infausto subito dalla chiesa, costantemente soggetta a demolizioni e asportazioni, a partire dal soprastante campanile, uno dei più alti della città, ed è l’unica dell’XI secolo conservatasi nelle forme originarie a Milano.
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