Museo del Duomo: tesori celati per troppo tempo tornano a splendere
Il Museo del Duomo di Milano riapre i suoi battenti dopo una lunga attesa, durata ben 8 anni. Le stupefacenti collezioni formatesi nel corso di secoli di storia ambrosiana sono finalmente visibili al grande pubblico.
Lo spazio espositivo, in parte ispirato ai musei delle cattedrali d’Oltralpe, occupa uno spazio di oltre 2000 mq nelle sale di Palazzo Reale di Milano, con allestimenti scenici fatti di scorci prospettici: un percorso articolato con la precisa intenzione di stimolare la curiosità dei visitatori.
La visita inizia con le sale del settore I, esibizione del nucleo più antico di capolavori provenienti dal tesoro del Duomo di Milano: il “Dittico delle Cinque Parti”, capolavoro d’avorio e paste vitree (V sec.) documenta la tarda fase d’età romana in cui Milano fu sede imperiale; gli avori carolingi (IX sec.) e il secchiello liturgico del vescovo sassone Gotofredo (X sec.) attestano i successivi scambi culturali tra sede ambrosiana e impero Germanico; la croce e l’evangelario di Ariberto (XI sec.), in lamina d’oro decorata con smalti e pietre preziose, attestano la continuità dei legami con il nord Europa, e il grande potere che l'arcidiocesi (tuttora una delle più grandi al mondo) rivestì già nei presunti secoli bui del Medioevo.
A seguire, un campionario di ostensori, calici e croci processionali di ogni epoca, insieme alla pregiata Madonna dell’Idea, dipinto gotico su tavola di Michelino da Besozzo (inizi XV sec.), e alla mitra in piume di colibrì. Il cinquecentesco copricapo liturgico, è una testimonianza preziosa e bizzarra proveniente dal Nuovo Mondo, in via di conversione al Cattolicesimo.
Dalla sezione II in poi, protagonista incontrastata del grande museo è la scultura d’autore, con un allestimento volto a illustrare cronologicamente le fasi salienti in cui il grande cantiere della Cattedrale divenne centro privilegiato di committenze volte a richiamare le più prestigiose maestranze artistiche, di fama locale e internazionale.
Maestri tedeschi, renani e borgognoni sono messi a confronto con quelli locali con i quali, nel bene o male, dovettero collaborare o meglio, gareggiare in bravura. I serafini della bottega dei Munich concorrono con il celebre Galeazzo Maria Sforza, d’autore anonimo, e i raffinati santi e guerrieri di Jacopino da Tradate e bottega: scultori, architetti e tagliapietre, vere e proprie botteghe di artefici specializzati e spesso organizzati su base familiare. In tale contesto, un ruolo di spicco spetta alla Testa di Padreterno di Beltramino da Rho, in rame dorato (1415-25).
Strepitosa è anche la sfilata di gargolle o doccioni, in posizione soprelevata, a testimoniare la fioritura dell’arte applicata alle parti strutturali del Duomo.
Con l’arrivo del Rinascimento (sezione IV) , i lombardi presero il definitivo controllo del cantiere: Cristoforo Solari, “sculptor dignissimus”, seppe fondere novità tosco-romane con il verismo descrittivo di scuola locale; Benedetto Briosco, tra i maggiori scultori dell’epoca e collaboratore di Donato Bramante, ci ha lasciato una Sant’Agnese delicata e classicheggiante (1491). E' risaputo che né Michelozzo né Filarete, toscani, furono ben accolti dalle maestranze. Neppure Bramante e Leonardo lasciarono il segno; il grande tiburio del Duomo sarebbe stato progettato dal grande pavese Amadeo, su spunti del suocero Guiniforte Solari: due grandi architetti operanti alla Certosa di Pavia.
I modelli lignei del Duomo testimoniano questa fase delicata complessa.
La grande scultura passa anche per il Seicento e il Settecento, col Marini e le finezze chiaroscurali del Rusnati, fino alla scultura barocca e al liberty: il cantiere ambrosiano non si è fatto mancare proprio nulla.
D’altra parte, quello del Duomo di Milano costituisce un raro caso in cui il materiale impiegato (il marmo di Candoglia) ha condizionato interamente scultura, architettura e statica dell’edificio, fin da quando nel 1387 Giangaleazzo Visconti, divenuto duca, ne inaugurò la costruzione cedendo le cave alla fabbrica.
La sala V, delle vetrate, incastonate e illuminate dal retro, illustra la fervida stagione dell’arte vetraria del duomo ambrosiano, unico in Italia.
Il viaggio attrae lo spettatore verso nuovi itinerari, dai cartoni monocromi del Cerano per la contro-facciata e relative terrecotte fino alla tela giovanile del Tintoretto; dagli arazzi del Tesoro del Duomo allo scheletro metallico della Madonnina. Perfino i progetti contemporanei per i portali bronzei di Ludovico Pogliaghi e Lucio Fontana dimostrano che i grandi artisti, di fronte alla possibilità di collaborare per il plurisecolare cantiere del Duomo di Milano, non si sono mai tirati indietro.
MUSEO DEL DUOMO DI MILANO
Palazzo Reale
Piazza Duomo 14, Milano
Orari:
Martedì - venerdì, domenica: ore 10:00 - 18:00
Giovedì e sabato: ore 10:00 - 22:00
Lunedì chiuso
Biglietti:
Intero: € 6, ridotto: € 4
Cumulativo A: € 15 (Terrazze in ascensore, Museo e Tesoro, Battistero di San Giovanni alle Fonti)
Cumulativo B: € 11 (stessa visita ma con terrazze a piedi)