Lombardia, un tesoro da scoprire: Il borgo fantasma di Rovaiolo Vecchio
Un borgo che è diventato un fantasma con il passar del tempo…
Rovaiolo, una frazione del comune di Brallo di Pregola a sud di Pavia, ha una storia del tutto unica.
E’ diviso in Rovaiolo Nuovo e Rovaiolo Vecchio, oggi un paese abbandonato, composto da quello che resta di una quindicina di case in pietra con i tipici tetti neri come venivano costruiti in passato.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, iniziarono a cadere sempre più spesso delle piccole frane dal sovrastante Monte Lesima, a causa sia della particolare friabilità della roccia con base in ardesia che dell’erosione prodotta dal torrente Avagnone, uno degli affluenti del Trebbia, e dagli altri rivi. Fenomeni che si pensava potessero far franare parte del Monte Lesima distruggendo così il villaggio di Ravaiolo.
Nel 1960 la Prefettura, dopo avere registrato ulteriori movimenti sospetti della montagna, diede l’ordine immediato di sgombero.
I contadini, un centinaio di persone circa, che in quel borgo risiedevano da diverse generazioni, nel giro di poche ore dovettero lasciare tutto. Case, cascine, stalle, mobili, letti, attrezzi da lavoro, vestiti, tutto li, com’è ancora adesso, come cristallizzato nel tempo.
Di Rovaiolo Vecchio rimangono poche case alcune ancora ben conservate con le loro architravi in pietra arenaria e soffitti in legno a vista, alcune invece inghiottite ormai dalla vegetazione, con all’interno piatti e posate, mobili e lenzuola, e qualche recinto, una fontana con abbeveratoio e una vasca per lavare i panni, un fienile e un vecchio forno, il tutto com’è stato lasciato dagli abitanti.
Il comune di Brallo di Pregola si trova in quella zona dell’Appennino detta “delle quattro province”, punto d’incontro delle tradizioni liguri, lombarde, emiliane e piemontesi, ricco di memorie storiche, con scenari naturali d’incomparabile, selvatica bellezza.
Anticamente questa zona era abitata da popolazioni Celto-Liguri che diedero vita ai primi insediamenti. Una dimostrazione è data anche dal toponimo di Brallo, di origine celtica con il significato di “pascolo”, “alpeggio”, termine presente anche in diverse zone alpine o prealpine a indicare lo stesso spazio e uso.
Popolazioni che fornirono aiuti e guide ad Annibale, durante la seconda guerra Punica, tanto che un sentiero sui monti è proprio chiamato La strada di Annibale e la leggenda narra che gli eserciti cartaginesi fossero accampati a Pian dell’Armà, prima della battaglia del Trebbia.
Per chi ama i silenzi magici della montagna, il verde dominante dei boschi e dei prati, il leggero fruscio delle foglie dei faggi secolari, l’odore della resina di pini e abeti, il fascino del castagneto, andare a funghi, oppure bere in una fonte limpida, ammirare il volo della poiana e il saltellare di uno scoiattolo, bagnarsi delle limpide acque di un fiume (Trebbia) prendere il sole sui suoi suggestivi anfratti, Brallo di Pergola e il posto giusto.
Il territorio è ricco di faggete e noccioli, pinete, castagneti, boschi di cerri, roveti, che si alternano a vaste zone prative di un verde intenso che in primavera ed estate si arricchiscono dei colori delle innumerevoli varietà di fiori.
Dalle vette più alte e dai crinali a volte rocciosi, dove nelle giornate limpide il panorama spazia fino alle Alpi, si scende ai torrenti e agli innumerevoli corsi d’acqua incontaminati.
Per raggiungere Rovaiolo da Milano, bisogna puntare su Voghera, seguire la Strada Provinciale 461 in direzione Varzi, poi la strada che porta a Brallo e quindi alla frazione di Rovaiolo Nuovo.
Foto di Luca Drisaldi
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