Fortunago e Stefanago, perle nell'Oltrepo Pavese
Uno dei centri più rinomati del vastissimo e bucolico territorio collinare della provincia di Pavia è sicuramente Fortunago.
Incastonato tra le valli della Coppa e dell’Ardivestra, fa parte della Comunità Montana dell’Oltrepo Pavese e offre scorci degni di una cartolina d'altri tempi, non per niente è nominato come uno dei borghi più belli d'Italia.
Di origine celtica, fu dominato fino alla prima metà del '700 da importanti famiglie e signorie come i Dal Verme e i Malaspina, godendo di una certa autonomia finanziaria, per poi passare sotto l'impero austriaco e successivamente ai Savoia. Alla fine del'700 scivolò sotto la supremazia dei francesi di Napoleone, ritornando nuovamente tra le mani dei Savoia, fino all'entrata in Lombardia nel 1859.
Che i piccoli centri medievali si assomiglino un po' tutti è una verità indiscussa, altrettanto vero è che a scrutare con attenzione la differenza la si coglie, come se la memoria storica di ognuno rimanesse impressa, si avvertisse.
La visita inizia dalla parte inferiore del paese, dove subito si incontra una deliziosa chiesetta del '600, l'Oratorio di S.Antonio Abate, con alle spalle ben tre ricostruzioni nel tempo, una piccola bomboniera. Sull'altare maggiore si può ammirare la tela raffigurante “S. Antonio da Padova con il Bambino”.
Addentrandosi pian piano tra le viuzze lastricate del borgo, l'impressione è indubbiamente quella di uno spazio senza tempo, un profondo senso di pace ti si incastra dentro e la frenesia cittadina è un ricordo lontano.
Le sue case in pietra a vista, i cortili ordinati, finestre e balconi in fiore, cenni storici disseminati per far comprendere al visitatore la sua storia.
È tutto esattamente dove deve essere: la perfetta armonia tra il contesto naturale che lo circonda e l'abitato lo fa sembrare un dipinto antico.
Ci si ritrova quindi a costeggiare un percorso fatto di sorprendenti scorci panoramici ed edifici storici come i resti del castello con la sua torre mentre, nell'adiacente piazzetta, il suggestivo palazzo comunale, perfettamente inserito nel contesto e la chiesa parrocchiale di Santa Maria e San Giorgio, cinquecentesca, ricostruita sui resti di un più antico edificio di culto medievale e custode della reliquia di San Ponzo, Santo Patrono locale.
Quella che lega il Santo a Fortunago è una storia particolare. Siamo nel III° secolo d.c. e si narra che Ponzo, da nobile patrizio fuggito dalla città di Roma dopo la conversione cristiana, trovò lavoro come garzone presso un signore dell'epoca; per dissetare il bestiame iniziò a scavare nel terreno, dal quale immediatamente sgorgò una fonte d'acqua pura e limpida.
La stessa fonte cristallina, presente ancora ai giorni nostri, spunta generosamente da una singolare fontana costruita nella piazza principale del borgo, dietro al ristorante.
Si può decidere di dissetarsi con acqua minerale sia naturale che gassata (avete capito bene). Il "trucco" sta in un piccolo impianto ben nascosto che fornisce appositamente anidride carbonica.
Valore aggiunto e di recente istituzione, il parco naturale di interesse sovracomunale che svetta dalla parte alta del paese a circa 600 metri, con i suoi 400 ettari di bosco protetto. Attraversato da sentieri ben segnalati e aree di sosta rigeneranti è un forte richiamo per chi ama passeggiare a passo lento immerso nella natura.
Quel che ammalia maggiormente di Fortunago è il senso di quiete, un fermo immagine armonioso che ti cattura con lo splendore della sua semplicità.
Una location che ha colpito anche il famoso regista Paolo Virzì, tanto da volerla nel film "Il Capitale Umano".
Terminato il tour, se non volete tornare a casa a mani vuote, potete fare scorta di prodotti tipici come vini, salumi, formaggi e tante altre specialità del posto nel rifornitissimo punto vendita in Piazza della Posta.
Da abbinare alla visita di Fortunago, in pochi minuti di auto, si può raggiungere comodamente il Castello di Stefanago.
La sua parte più antica, la torre, risale intorno all'anno mille e come ogni castello che si rispetti è legato in maniera indissolubile a storie di mistero e anime maledette.
La leggenda vuole che la sua costruzione fu fatta per mano del diavolo in soli tre giorni e che al calar delle tenebre si sentano inquietanti lamenti dall'aldilà.
Qualsiasi mano abbia dato luce a tutto ciò ha sicuramente fatto bene il suo mestiere in quanto da qui si gode di una vista davvero spettacolare, inoltre essendo sempre stato abitato, si trova ancora in eccellente stato di conservazione.
Ad oggi ospita un'azienda vitivinicola biologica e ai suoi piedi un birrificio artigianale dove ci si può fermare anche per una deliziosa merenda.
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